lunedì 20 gennaio 2020

Vangelo del giorno - Marco 2,18-22

Marco 2, 18-22

18 Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 19 Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20 Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. 21 Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. 22 E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi».


Si rimane a disposizione per l'immediata rimozione qualora richiesta dagli aventi diritto. 
Commento copiato a stralci da:
Silvano Fausti - Ricorda e racconta il Vangelo - Editrice Ancora Milano

i farisei. Per loro la salvezza è l'osservanza della legge. Sposati con la propria giustizia - che non può che essere che presunta - sono tutti attenti al passato, a ciò che è stato detto! La parola ha sostituito colui che parla e ne trascurano la presenza.
Anche noi cristiani spesso rischiamo di essere come i farisei, quando pensiamo che " una volta sì" che si poteva vivere la fede, quando le condizioni erano ideali, mentre ora è impossibile.

V. 19 lo sposo. Lo sposo è l'attributo di JHWH ( cf Osea, Cantico, Ez 16, ecc.). Lui è l'altra parte, senza la quale l'uomo è radicalmente solo, inidentico a se stesso. Amarlo con tutto il cuore e unirsi a lui, è la sua vita ( Dt 30, 20), il fine per cui è stato creato. Questa è la sua vera dignità, principio del suo essere persona, unica, irreperibile e libera davanti a tutto.

v. 21 una toppa da uno scampolo greggio. Non si rovina una pezza di panno grezzo, totalmente nuovo, non ancora lavato, per aggiustare un vestito vecchio, ma la si usa per fare un vestito nuovo. Per questo  il discepolo è esortato a rivestirsi dell'uomo nuovo, a rivestirsi del Signore Gesù Cristo ( Ef 4,24; Rm 13, 14).

vestito vecchio. Cielo e terra sono il vestito di Dio ( cf Dal 104,1 s 102, 26 s). " Invecchieranno tutti come vestito e saranno cambiati" ( Eb 1,11 s.) Con la venuta del Figlio dell'uomo sono nati cieli nuovi e terra nuova; ciò che è vecchio é passato. Ecco, faccio tutto nuovo ( Is 65,17; 2 Cor 5, 17; Ap 21,5). Anche il cieco getterà il suo mantello per rivestirsi della luce di Cristo ( 10, 50)

il rattoppo. In greco, per indicare la pezza che riempie il buco ( "rattoppo") si usa una parola che significa "pienezza" ( pléroma). Con Gesù non c'è solo qualche pezzetto di novità: c'è la pienezza del mondo nuovo e della vita nuova. "Se uno è in Cristo, è una creatura nuova" ( " Cor 5,17).

si fa uno sbreco peggiore. Il panno nuovo strappa il vecchio sia perché bagnandosi si restringe, sia perché, facendo maggior residenza, concentra lo sforzo sulle cuciture. Non va bene combinare vecchio e nuovo, passato e presente, legge e vangelo. Bisogna aver il coraggio di cambiare, non di combinare. Il vangelo è un'insider per gli equilibri prestabiliti in noi e fuori di noi: comporta sempre una novità inconciliabile con il passato. In vecchio ha avuto la sua utilità, ma ora cede il posto alla novità del presente. L'attesa finisce nell'atteso, il cammino si placa nella mèta, il moto s'acuita nel suo fine. Termina il digiuno e comincia il banchetto.

v. 22 vino nuovo. E' lo Spirito nuovo, promesso dai profeti.

in otri vecchi. E' l'uomo vecchio, venduto al peccato.

romperà gli otri. Lo Spirito di Cristo è la morte dell'uomo vecchio, chissà nella condanna della legge Nel perdono nasce l'uomo nuovo.

e si perde il vino e gli otri. L'uomo cerca sempre di conciliare capra e cavoli. Vorrebbe il nuovo senza perdere il vecchio. Ma, a un bivio, chi non ha il coraggio di scegliere, resta fermo e pere tutte le due le strade. Chi vuol vivere lo Spirito di Cristo e resta attaccato alla legge al suo modo precedente di vivere, sperimenta solo la lacerazione di una cattiva coscienza.

Esercizio:
1. Entro in preghiera, come al solito.
2. Mi raccolgo, osservando il luogo: la sala dove Gesù banchetta con i peccatori.
3. Chiedo ciò che voglio: chiedo a Dio di gioire della gioia che lui ha per me; " gioisco pienamente nel Signore" ( Is 61,10), che gioisce per me " come gioisce lo sposo per la sposa" (Is 62,5).
4. Traendone frutto, vedo, ascolto, osservo le persone: chi sono, cosa dicono, cosa fanno.

Da notare:
Digiunare, panno nuovo/vestito vecchio, banchetto, vino nuovo/otri vecchi, sposo.

Situazione:
Gesù è a casa di Matteo e mentre sta mangiando arrivano molti pubblicani e molti peccatori ed iniziano a mangiare con Gesù e con i suoi discepoli. Gli scribi dei farisei allora interrogano i discepoli di Gesù sul comportamento del loro maestro e del perché lui mangi con queste persone. Lui stesso risponde: lui è venuto per chiamare i peccatori, non per chiamare i giusti. Come il medico che cura i malati, non i sani.



Mauro Scardovelli - Marco Ferrini - Marco Guzzi -

Prima parte:


Seconda parte:


Terza parte:


domenica 19 gennaio 2020

Mauro Scardovelli - Cosa vuol dire ama i tuoi nemici



Poesia sulla compassione di Thich Nhat Hahn, monaco zen vietnamita. "Chiamatemi con i miei veri nomi Non dire che domani scomparirò, perché io arrivo sempre. Guarda in profondità: io arrivo ogni secondo, per esser un germoglio sul ramo a primavera; per essere un minuscolo uccellino con le ali ancora fragili che impara a cantare nel suo nido; per essere un bruco nel cuore di un fiore; per essere un gioiello che si nasconde in una pietra. Io arrivo sempre, per ridere e per piangere, per temere e per sperare. Il ritmo del mio cuore è la nascita e la morte di tutto ciò che è vivo. Io sono un insetto che muta la sua forma sulla superficie di un fiume. E io sono l'uccello che, a primavera, arriva a mangiare l'insetto. Io sono una rana che nuota felice nell'acqua chiara di uno stagno. E io sono il serpente che, avvicinandosi in silenzio, divora la rana. Sono un bambino in Uganda, tutto pelle e ossa, le mie gambe esili come canne di bambù, e io sono il mercante che vende armi mortali all'Uganda. Io sono la bambina dodicenne profuga su una barca, che si getta in mare dopo essere stata violentata da un pirata. E io sono il pirata, il mio cuore ancora incapace di vedere e di amare. Io sono un membro del Politburo, con tanto potere a disposizione. E io sono l'uomo che deve pagare il "debito di sangue" alla mia gente, morendo lentamente in un campo di lavori forzati. La mia gioia è come la primavera, così splendente che fa sbocciare i fiori su tutti i sentieri della vita. Il mio dolore è come un fiume in lacrime, così gonfio che riempie tutti i quattro oceani. Per favore chiamatemi con i miei veri nomi, cosicché io possa udire tutti i miei pianti e tutte le mie risa insieme, cosicché io possa vedere che la mia gioia e il mio dolore sono una cosa sola. Per favore, chiamatemi con i miei veri nomi, cosicché io mi possa svegliare E cosicché la porta del mio cuore sia lasciata aperta, la porta della compassione".

Nicola Gratteri - Intervista di Gianni Minoli




martedì 14 gennaio 2020

Antonio Vivaldi - Concerto in re minore 128 per archi. Tre tempi

Antonio Vivaldi, concerto in re minore 128 per archi. Tre tempi.
Allegro – Largo – Allegro.


martedì 7 gennaio 2020

Mauro Scardovelli - Costellazioni famigliari

Esempio del cocchio comune a molte tradizioni sapienziali.
Introduzione del concetto di anima, parola che sembra quasi impossibile da pronunciare all'interno delle università.
Racconto dell'episodio di una seduta di costellazioni famigliari in cui un signore, il padrone del locale dove si svolgeva l'incontro e tendenzialmente allergico alla psicologia, chiede di poter lavorare su se stesso con il metodo delle costellazioni famigliari e di lavorare sul conflitto che ha con il padre che allora era già morto, ma non si era assopito il conflitto. 



lunedì 6 gennaio 2020

Matteo 2,1-12 - L'esperienza dei magi - Omelia di don Fabio Pieroni


Il testo risulta dalla trascrizione del file audio dell'omelia di don Fabio Pieroni tenuta presso la parrocchia di San Bernardo di Chiaravalle il 06/01/2020. Si resta a disposizione degli aventi diritto per l'immediata rimozione del testo. I neretti e i titoli dei paragrafi in grigio sono stati aggiunti al testo solamente con lo scopo di paragrafare il testo e non fanno parte del discorso originale.

Matteo 2,1-12

1 Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2 «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». 3 All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
6 E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele
».
7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
9 Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

Una storia con più livelli di comprensione - 
Il vangelo sembra un raccontino. Parliamo come i bambini: i Magi, la stella, la cometa. Poi portiamo i nostri doni. La letteratura del vicino oriente cristiano, duemila anni fa, si esprimeva mediante una modalità  che si chiama midrashica. Midrash significa ricercare attraverso i racconti. Una favoletta, che però ha diversi livelli di comprensione, di approfondimento. Infatti dentro questa storiella, che non è una favola, ma è raccontata in modo che sembri una favola, vanno valorizzati tutti i personaggi. 

Personaggi che lasciano il loro oriente, il loro punto di riferimento - 
Avete visto che ci sono questi personaggi lontani dalla cultura di Israele che vengono dall'oriente che è un punto di riferimento. Lasciano questo punto di riferimento e vanno altrove. Scelgono un altro punto di riferimento che è più importante dell'oriente. E' una cosa particolare questa per cui loro seguono questa stella che cambia il loro punto di riferimento. La loro cosmogonia. La loro visione della vita. Quando nella scrittura si parla delle stelle è sempre segno che c'è un trauma, una rivoluzione. Una rivoluzione cosidetta copernicana. Infatti questi camminano, arrivano a questa capanna, provano una grandissima gioia, poi tornano per un'altra strada. Ripartono con grande forza.

Un appuntamento per tutti noi - 
E poi dopo il vangelo avete ascoltato che c’è un appuntamento, un solenne appuntamento che la Chieda dà a ciascuno di noi perché succeda qualcosa che adesso vedremo. 

L’esperienza dei magi: un’esperienza concreta che è per ciascuno di noi- 
Innanzitutto partiamo dall'esperienza delle stelle. Qualsiasi persona che ha assaggiato la fede ha avuto questa esperienza. San Paolo ci racconta di una grandissima luce, come una stella che lo ha azzerato, lo ha disarcionato dal suo modo di affrontare la vita. E la sua vita è stata del tutto modificata e del tutto cambiata. Questa è un'esperienza che tutti voi che state qui sicuramente avete fatto: una catechesi, i 10 comandamenti, quella persona che ti ha segnalato che forse Dio può essere presente dentro la tua storia e che ha modificato il tuo modo di valutare, di approfondire, di affrontare la vita. Questa è l'esperienza dei magi. Per questo state qua. Non è che noi stiamo parlando della cometa di Halley, forse potrebbe essere anche quella, ma sicuramente non è solo un fatto storico. E' un fatto spirituale. Ha un nome e cognome preciso quella cometa. E' successo un fatto preciso. Ha modificato per esempio il tuo modo di organizzarti la domenica. Invece di startene a letto, vai a messa. Vuoi andarci. Vuoi celebrare. Ti rendi conto che è una cosa importante. E' cambiato qualcosa. Questo della cometa già comincia a diventare un elemento straordinario per dare una sintesi dell'esperienza cristiana. Questi magi, che siete voi, osservano. 

Tornare ai vecchi punti di riferimento: un problema presente. Ripartire con determinazione come i magi - 
Però c'è un grande problema. Il problema è che noi possiamo tornare ai vecchi punti di riferimento. Basta niente e noi torniamo quelli che eravamo prima. Mentre invece questo vangelo, questa celebrazione vorrebbe indurci a ripartire con una nuova convinzione. Perché adesso dopo questo tempo forte delle celebrazioni, il tempo forte che stiamo vivendo, ricomincia il tram tram quotidiano,  e quindi uno perde il ritmo per cui ciascuno di voi non so oltre alla messa domenicale appartiene ad una Comunità neocatecumenale per esempio, oppure appartieni al Laboratorio della fede, oppure ai 10 comandamenti, oppure ti sei ripromesso o ripromessa di voler approfondire queste intuizioni volendo ascoltare prossimamente altre catechesi. Allora bisognerebbe che dentro di noi questa mattina concepissimo la decisione di ripartire con forza, con determinazione perché adesso inizia l’anno vero e proprio. Ci siamo preparati durante il Natale e adesso arriva tutto il tempo della Quaresima, della Pasqua. Della Pentecoste. 

La liturgia è il luogo  dove Cristo appare e ci aiuta - 
Tutta la nostra vita, avete sentito come diceva qui l’annunzio del vangelo, deve essere avvolta da questa luce della stella. Cioè dalla liturgia. E’ la liturgia che ci accompagna, che ci spinge. La liturgia è il luogo dove appare Dio, dove appare Cristo, dove lui ti aiuta, ti sostiene. Per questo tante volte la Chiesa è restia ad indicare che la madonna appare a Medjugorie. C’è un’apparizione molto più concreta, molto più importante che è quella della liturgia. L’Epifania. Epifania significa la manifestazione di Dio. Quando Dio si manifesta tu respiri, rifiati. Riprendi la tua voglia di vivere. Trovi finalmente quel bandolo della matassa. Capisci che ci sta una via di uscita dalla tua situazione di sofferenza. E quindi questo è il punto: la liturgia è il luogo dove Dio ti appare. 

La cosa più difficile: dare seguito alle cose - 
Certamente c’è stato il big bang. C’è stata quell’esperienza straordinaria, non so ad Assisi, o a Medjugorie stessa, non so quello che ti pare a te, ma questa è la cosa difficile: dare seguito alle cose e ripartire per un’altra strada. Una delle cose più difficile è dare seguito alle cose. Tu inizi a fare la ginnastica per ottenere il dimagrimento con il tapis roulant e fai la prima botta a 12.  Non so se l’avete mai fatto, ma se lo fai a 12, poco allenato come uno sta, dopo due minuti zompi fuori e poi riprenderai dopo tre mesi quando ti sei ripreso dal trauma. 
Non è solo difficile iniziare, quasi miracoloso, ma ancora più difficile è  stare dentro le cose. 

La liturgia è lo strumento più importante per dare seguito alle cose e vivere con un nuovo orientamento - 
Per fare questo non possiamo contare sulla nostra buona volontà. Abbiamo bisogno di essere sostenuti e la liturgia è lo strumento più importante che abbiamo. La liturgia non è un tipo di attività che noi abbiamo per accattivare la simpatia di Dio nei nostri riguardi. E’ un’azione di Dio per noi, insieme con noi che ci tiene dentro questa nuova cosmogonia che è stata rivoluzionata attraverso quell’evento che ti ha cambiato. Come ha cambiato san Paolo, san Francesco, me, tutti noi. A ciascuno di noi una stella è apparsa, è successo qualcosa e tutto è cambiato. Abbiamo abbandonato l’oriente. Uno quindi deve vivere un disorientamento perché il cristianesimo quello vero non obbedisce alla legge della creazione, alla legge della natura, le supera. Le cambia. Perché le leggi della ragione non sono sufficienti per poter vivere nella storia. La storia contraddice la ragione. Quello che noi viviamo è assurdo, però c’è. C’è capisci. E’ assurdo però c’è. E come fai a vivere delle cose che non capisci. Diventi scemo. Il 90% delle cose che viviamo ti frustra. E’ minaccioso, tutto è difficile. 

La liturgia chiave ermeneutica per vivere la salvezza dentro la storia - 
Allora Cristo ti dice: io sarò con te. Ti apparirò a patto che ogni domenica staremo insieme. Ma ci sono altri momenti importanti, fantastici che non saranno per alienarti  dalla storia, ma per entrare dentro la storia. Una cosa straordinaria. E’ la chiave ermeneutica per vivere nella storia. Questa è l’esperienza che dovremmo fare noi. Questa è l’esperienza cristiana della salvezza. Questa è la salvezza. Sinteticamente. La salvezza non vuol dire che non vai all’inferno, ma la salvezza è sperimentante che qualcuno ti accompagna e ti sostiene e ti dà quel quid in più che un poveraccio non ha, non perché è cattivo, ma proprio perché questa luce non l’ha avuta. 

Fare un salto di qualità: da fruitore a protagonista del racconto di come vivere in questa dimensione cambia la vita - 
Quindi attenzione. Altro punto fondamentale di questa celebrazione. Quindi questa festa dovrebbe portarci a fare un salto di qualità notevole. Quale?  Ora ci sono nella chiesa i lontani, quelli che hanno un’appartenenza debole alla parrocchia, quelli che hanno un’appartenenza forte, disposti come in  vari cerchi concentrici. Spesso chi sta dentro la chiesa e ha una appartenenza forte, come è probabile che l’abbiate voi, rimane fondamentalmente ad un livello in cui pretende che il prete, che il catechista, gli dia qualcosa di positivo per sé. Certamente questo è un livello importante, ma ad un certo punto succede che tu diventi missionario. Sei tu il missionario ormai. Sei tu. Non sei più l’oggetto della catechesi, ma tu diventi soggetto. Sei tu che fai la catechesi, sei tu che dai testimonianza, sei tu che racconti che hai cambiato punti di riferimento, che tu vieni aiutato dalla liturgia. E quindi cominci a renderti conto che tu fai parte della Chiesa, sei la Chiesa. Io sono molto contento che esistano le sardine, questi movimenti, bellissimo. E uno mi potrebbe chiedere: ma tu che fai politicamente, socialmente, eticamente? Io sono la Chiesa. Io porto avanti questa cosa straordinaria, questa luce. Perché Dio mi ha chiamato. Dio ti ha chiamato? Si. Si poi gli asini che volano, poi sei esaurito. No a me Dio mi ha chiamato. Ma sei scemo? Questo mondo se tu parli così, Dio mi ha chiamato, mentre  stai prendendo il cappuccino in pausa pranzo, gli altri ti dicono: questo è scemo, a questo le feste di Natale lo hanno condizionato poveraccio. Invece è così. Ma non con fanatismo. 

Nuovi incontri di catechesi - 
Adesso dal 21 gennaio in poi noi  faremo le catechesi del cammino neocatecumenale per cui se tu hai un amico tuo, gli darai dei foglietti dei pro memoria. Sono importanti. Se tu non hai mai fatto una catechesi, sei venuto a sentire la messa, è fondamentale che tu l’ascolti. 

Tante persone che nella parrocchia vivono questo atteggiamento missionario - 
Io evidentemente vedo tante di queste persone che non solamente prendono, mangiano, succhiano vita, ma ci sono tantissimi che fanno presente questo atteggiamento missionario. Per esempio io devo ringraziare tantissime persone. Laggiù c’è un bellissimo presepio. Ci sono voluti quasi due mesi per farlo. Delle persone concrete ci hanno lavorato, non si è fatto da sé. Tutto l’aspetto dei fiori, ci vogliono giorni per farle alcune cose. Poi la festa del Capodanno, tutto fatto gratuitamente. Il coro, l’oratorio, gli scout. C’è una grande appartenenza che non è solamente di chi riceve. E a questo punto più uno dà, più si sente vivo. Quindi io vi invito proprio a sentirvi contenti questa mattina perché state diventando un dono. Un uomo diventa se stesso, una donna diventa se stessa quando inizia a vivere nella dimensione del dono. I doni. Ricevere doni, essere doni. Tu sei una cosa preziosa, sei un dono. Avere questa visione che contraddice il nostro oriente. Il nostro oriente ci dice che noi siamo così così. Se noi invece cambiamo, facciamo questa rivoluzione, ci accorgiamo che abbiamo una dignità in Cristo che è straordinaria. Lui ci ha chiamati.

Sintesi dell’omelia - 
Ricordiamoci per sintetizzare. Questo cambio è avvenuto. Bisogna mantenerlo, ripartire con decisione aiutati dalla liturgia che ci accompagnerà. Ci saranno questi momenti importanti, forti. E poi tutto questo ci porta a diventare missionari, testimoni. La testimonianza non deve essere fanatica. Deve essere molto semplice. Tu parli con qualcuno e quello ti dice: e allora i bambini che muoiono appena nati? E che ne so io. Non lo so. Non è che siccome io conosco le equazioni, io conosco tutta la matematica. Io non conosco nemmeno le tabelline.  Capite non è che dovete far fare la bella figura a Dio, a Dio della bella figura non gliene importa perché è impossibile capire tutto. Noi possiamo fare conto su qualcosa che ci sostiene e che ci aiuta. 

IL CAMMINO DELL'UOMO

IL CAMMINO DELL'UOMO
Marcia francescana 25 luglio - 4 agosto 2003