domenica 31 maggio 2020

Valerio Albisetti - Ho stima di me - Paoline 2013

LIBRO: Valerio Albisetti - Ho stima di me - Paoline 2013
"Ognuno di noi ha un proprio viaggio personale percorso, quello che io chiamo "il viaggio", all'interno del quale è assolutamente protagonista, se possiede il coraggio di guardarsi dentro, prendendosi la responsabilità del bene e del male che vi trova.
Ciò non è possibile se rimaniamo chiusi nel nostro io per i motivi più diversi:
  • per paura
  • per ricerca di potere
  • per ricerca di successo
  • per rivestire ruoli prestabiliti
  • per seguire regole meramente formali
  • per evitare la sofferenza.
La via da seguire attraverso il corpo, la psiche, lo spirito. Adopera più l'immaginazione che la creatività, che la logica e la razionalità.
Non pretende di capire sempre, di controllare tutto, ma onora il mistero.
Chi segue questa via intuisce di appartenere a qualcosa di più grande, che supera la sua individualità.
Quando comincia il percorso?
La ricerca vera del motivo profondo per cui siamo venuti su questa terra, in genere comincia quando:
si sente che si sta per morire psicologicamente,
si è stanchi della vita che si conduce,
si sente di stare per perdere ciò per cui si è lottato tanto, si perdono persone care,
si viene lasciati da persone che amiamo,
ci si accorge di aver sbagliato tutto,
si comprende che la vita che si conduce non ha senso.
Il percorso ha inizio dentro la storia della propria vita, dove si impara a vedere il bianco e il nero, il buono e il cattivo, il male e il bene.
Poi può sempre essere per un abbandono, per un rifiuto, per una delusione, per un insuccesso, per una malattia, si deve cadere.
Il nostro viaggio continuerà o si fermerà secondo il modo in cui viviamo la caduta. Se ci identificheremo con essa ci fermeremo.
Se al contrario, la vivremo come un'occasione per capire meglio chi siamo, e che apparteniamo a qualcosa di più grande, allora andremo avanti nel viaggio.
La caduta dunque è necessaria.
Per apprendere.
Per sentirsi sempre umili.
Insegna a non rimanere dentro i problemi, le paure, ma ad attraversarle.
Per me, questa società occidentale sta morendo perché evita la casucce, né insegna a cadere.
Mi piacerebbe, infatti, che ad un certo punto dell'esistenza si potesse cambiare nome.
Mi piace pensare che il nome corrisponda all'essenza della persona.
Cambiare nome significa allora assumere una nuova identità.
Bisogna andare oltre le ferite ricevute, smascherare le nostra parti false, ambigue, nevrotiche, uscire dagli schemi mentali assunti per difesa, per paura, per orgoglio, allargare mente, pulire il cuore, riprendere la dignità di creature divine.
Non dobbiamo temere un'esistenza piena.
Solo vivendo, affrontando ciò che ci capita come viaggiatori dello spirito, la nostra esistenza diverrà fonte di godimento, di ammirazione, di senso..."

lunedì 18 maggio 2020

Firmatari della Costituzione italiana - 27 dicembre 1947 - Enrico De Nicola

27 dicembre 1947 - Enrico De Nicola

Nel caso di Enrico De Nicola, avvocato penalista napoletano con una consolidata carriera politica alle spalle, il suo nome a Capo provvisorio dello Stato è frutto di un compromesso tra destre e DC (i quali avrebbero preferito Orlando) e tra sinistre e laici (che avevano proposto Benedetto Croce). Il nome di De Nicola è sempre associato a un comportamento retto, onesto, morigerato quasi ai limiti del bizzarro. Anche nelle occasioni ufficiali indossa un cappotto rivoltato ed è solito pagare quasi tutto di tasca propria, poiché non trova giusto spendere per sé i soldi dei contribuenti. Arriva persino a rinunciare allo stipendio di 12 milioni di lire che gli spetta.
Di matrice liberale e dichiaratamente monarchico, è eletto Capo provvisorio dello Stato il 28 giugno 1946. La scelta ricade su De Nicola non solo perché punto di incontro tra fronti politici diversi, ma anche perché c’è bisogno di individuare un nome meridionale da porre accanto alle due massime cariche dello Stato all’indomani del referendum del 2 giugno. Alcide De Gasperi, al governo, è infatti trentino, mentre il primo Presidente dell’Assemblea Costituente, Giuseppe Saragat, è piemontese. Il bisogno di una figura meridionale deriva anche dal fatto che nel Sud Italia ha vinto la monarchia: c’è quindi bisogno di individuare la persona più adatta che possa ispirare un orgoglio repubblicano anche a sud di Roma.
Quando è eletto, De Nicola ha 69 anni ed è celebre principalmente per il suo rifiuto alle proposte di candidatura: ha infatti rifiutato quattro volte la presidenza del Consiglio, una nomina a senatore, una elezione a deputato e una poltrona a sindaco di Napoli. Alle prime avvisaglie della sua elezione fugge quindi da Roma e si rintana nella sua casa a Torre del Greco. Saragat prova a telefonargli, ma sarà De Gasperi a trovarlo e a comunicargli la vittoria.

giovedì 14 maggio 2020

Costituzione Italiana - Articolo 1

Art. 1.
L’Italia euna Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranitaappartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

martedì 12 maggio 2020

Aldo Moro - Chi deve studiare, studi

Facciamo con semplicità il nostro lavoro:

https://video.corriere.it/cronaca/aldo-moro-ricostruzione-facciamo-semplicita-nostro-dovere/da1f7766-9146-11ea-8c7e-3b270f2639b4

Purtroppo su blogger non fa pubblicare i video di altri siti... Posso solo come ho fatto sopra riportare il link al video che avrei voluto condividere con chi legge.


Fabio Rosini - L'arte di ricominciare - La vita non la si seleziona, la si accoglie



2020, 12 maggio - LIBRO: L'arte di ricominciare - Fabio Rosini - Edizioni San Paolo - Pag. 199
" Il testo del quinto giorno detiene la soluzione. La vita è una decisione di Dio, e Lui la benedice. Non mi spetta la tortura di me medesimo per giustificare che ci sono, e quindi non mi compete di valutare il mio diritto a vivere, e ovviamente, neanche di valutare il diritto altrui a vivere. La vita non la si selezione. La si accoglie. Altrimenti inizia il delirio, appena accennato, che parte dai modelli hegeliani e dalle ipotesi passate per certe per aarrivare dritti dritti ad Auschwitz. Campi di concentramento esteriori, interiori, culturali, relazionali. All’occorrenza anche ecclesiali.
Tutti i conformismi sono rifiuto della realtà in nome di un modello. Tutte le ideologie sono abiura dello stato delle cose. Tutti i progetti, anche pastorali, navigano sul ciglio della violenza contro il fluire dei fatti".

domenica 10 maggio 2020

Ingegnosinelbene - Riflessione sulla festa della mamma e sulla morte

Festa della mamma. Condivido un pensiero. Spero non sia palloso, triste o da predica di basso livello. Spesso le persone che accudisco in ospedale e che sono gravi prima di morire iniziano a chiamare: "...mamma ....mamma...". Anche se sono anziane. Venerdì notte mi è capitato con una signora di 84 anni che conosciamo da anni e che per i turni casuali ho seguito negli ultimi giorni di vita. E' un segnale che spesso viene confermato dalla realtà. "Forse" scrivo cose che suscitano tristezza in chi legge, ma "forse" non è quello il punto, perché comunque la morte delle persone care è un fatto che appartiene alla nostra vita e "forse" guardarlo negli occhi ci potrebbe anche fare bene. Però, se volete leggerlo da un altro punto di vista, dal lato diciamo positivo, a volerlo trovare, e io ci tengo, questo fatto che spesso avviene alle persone in punto di morte di rivolgersi alla propria mamma è anche un segno che l'amore che abbiamo ricevuto ( e che quindi le mamme hanno donato o donano o che voi mamme che leggete date o avete dato), che l'amore che abbiamo ricevuto da piccoli e da adulti dalle nostre mamme o da chi ci ha fatto da mamma è qualcosa di scritto dentro di noi, di eterno, che ci accompagna per tutta la vita anche "solo" come ricordo o memoria. (Sul "solo" varrebbe la pena di soffermarsi per più che un momento perché a volte è questa memoria di bene ricevuto che ci salva da situazioni brutte che ci capita di vivere). Ricordo e memoria di una protezione, di un rifugio, di caldo, di buono, di vita, di cose come il sapore di una pasta al sugo che ci preparava e che ci piaceva. Io per esempio di mia nonna ( mamma per estensione) ricordo il sapore degli hamburger al formaggio che compravamo insieme al mercato sotto casa e che mi preparava nei giorni in cui non andavo a scuola e stavo con lei. Io penso che le mamme, quelle in cielo, siano sempre lì accanto a noi ad aiutarci, anche e soprattutto quanto "ci tocca" e in quel momento questa memoria torna più evidente alla nostra consapevolezza perché in quell'ora, se siamo lucidi, rimangono solo le cose vere, importanti, di quelle marginali facciamo a meno. Penso quindi che in quel momento le nostre mamme ci vengano a prendere come facevano quando le chiamavamo da piccoli e che ci portino in un posto bello, bellissimo. E' l'ultima cosa che impareremo e io credo con il loro aiuto e alla loro presenza. Quella signora di venerdì sera, la mattina di sabato aveva un volto sereno, bello, riposato che mi ha trasmesso pace, riposo e, anche se sembra paradossale, serenità. Ecco. Basta... Oh...poi a quelle vive che leggono🙃😁😁😁😁😁 compresa la mia 😘 che ho chiamato prima vorrei dire " Grandissime! Siete un tesoro eterno per chi vi è affidato. Godere ogni giorno dello stare insieme è la cosa più bella!!😍😍😘🥰"

giovedì 7 maggio 2020

Konrad Lorenz - Un lupo che offre la gola ad un altro lupo

"Devo tuttavia confessare che, nel mio sentimentalismo, sono profondamente commosso e ammirato di fronte a quel lupo che non può azzannare la gola dell'avversario, e ancor di più di fronte all'altro animale, che conta proprio su questa sua reazione! Un animale che affida la propria vita alla correttezza cavalleresca di un altro animale! C'è proprio qualcosa da imparare anche per noi uomini! Io per lo meno ne ho tratto una nuova e più profonda comprensione di un meraviglioso detto del Vangelo che spesso viene frainteso, e che finora aveva suscitato in me solo una forte resistenza istintiva: "Se qualcuno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra...". L'illuminazione mi è venuta da un lupo: non per ricevere un altro schiaffo devi offrire al nemico l'altra guancia, no, devi offrirgliela proprio per impedirgli di dartelo!"
Konrad Lorenz

Mauro Scardovelli - Intervista a Rosita Celentano - Il perdono

La saggezza di questo popolo. I pellerossa quando inventavano qualcosa, si ponevano la domanda: " Questa cosa, fra sette generazioni, questa invenzione che stiamo creando, porterà qualcosa di buono anche a loro o no?". Ecco. Questa proprio è frutto di una grandissima saggezza che quelle persone lì potevano avere perché erano molto in contatto con la natura, quindi, osservavano gli alberi, i cavalli, le mucche. Ci sono dei discorsi fatti dai capi indiani. Una lettera al presidente degli USA scritta da un capo indiano di Siattle. In cui questo capo indiano dice: " Voi uomini bianchi venite da noi e ci offrite dei soldi per comprare la nostra terra. La volete voi e noi ci dobbiamo ritirare. Ma la nostra terra è nostra madre. Sarebbe come se voleste comprare la nostra madre. Voi uccidete i bufali, voi ci vedete così, ma noi non siamo come voi. Noi e i bufali siamo la stessa cosa. Perché noi sappiamo che se non ci fossero i bufali, non ci siamo più nemmeno noi. Noi non uccidiamo come voi. Voi uccidete per divertimento, perché se vanno a caccia di bufali i bianchi sparano a destra e sinistra e ne ammazzano più che possono, gli indiani non fanno così"...



Mauro Scardovelli - Commento incontro Boldrin-Mori


Massimo Recalcati - Riflessioni durante la quarantena -






IL CAMMINO DELL'UOMO

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Marcia francescana 25 luglio - 4 agosto 2003