mercoledì 22 giugno 2022

Davide e Giònata amici - Samuele 19, 8-10; 20, 1-7

 Dal primo libro di Samuele

19, 8-10; 20, 1-17
Amicizia tra Davide e Giònata
 
   In quei giorni la guerra si riaccese e Davide uscì a combattere i Filistei e inflisse loro una grande sconfitta, sicché si dettero alla fuga davanti a lui. Ma un sovrumano spirito cattivo si impadronì di Saul. Egli stava in casa e teneva in mano la lancia, mentre Davide suonava la cetra. Saul tentò di colpire Davide con la lancia contro il muro. Ma Davide si scansò da Saul, che infisse la lancia nel muro. Davide fuggì e quella notte fu salvo.
   Davide lasciò di nascosto Naiot di Rama, si recò da Giònata e gli disse: «Che ho fatto, che delitto ho commesso, che colpa ho avuto nei riguardi di tuo padre, perché attenti così alla mia vita?». Rispose: «Non sia mai. Non morirai. Vedi, mio padre non fa nulla di grande o di piccolo senza confidarmelo. Perché mi avrebbe nascosto questa cosa? Non è possibile!». Ma Davide giurò ancora: «Tuo padre sa benissimo che ho trovato grazia ai tuoi occhi e dice: Giònata non deve sapere questa cosa, perché si angustierebbe. Ma, per la vita del Signore e per la tua vita, c’è un sol passo tra me e la morte». Giònata disse: «Che cosa desideri che io faccia per te?». Rispose Davide: «Domani è la luna nuova e io dovrei sedere a tavola con il re. Ma tu mi lascerai partire e io resterò nascosto nella campagna fino alla terza sera. Se tuo padre mi cercherà, dirai: Davide mi ha chiesto di lasciarlo andare in fretta a Betlemme sua città perché vi si celebra il sacrificio annuale per tutta la famiglia. Se dirà: Va bene, allora il tuo servo può stare in pace. Se invece andrà in collera, sii certo che è stato deciso il peggio da parte sua. Mostra la tua bontà verso il tuo servo, perché hai voluto legare a te il tuo servo con un patto del Signore: se ho qualche colpa, uccidimi tu; ma per qual motivo dovresti condurmi da tuo padre?». Giònata rispose: «Lungi da te! Se certo io sapessi che da parte di mio padre è stata decisa una cattiva sorte per te, non te lo farei forse sapere?». Davide disse a Giònata: «Chi mi avvertirà se tuo padre ti risponde duramente?». Giònata rispose a Davide: «Vieni, andiamo in campagna».
   Uscirono tutti e due nei campi. Allora Giònata disse a Davide: «Per il Signore, Dio d’Israele, domani o il terzo giorno a quest’ora indagherò le intenzioni di mio padre. Se saranno favorevoli a Davide e io non manderò subito a riferirlo al tuo
orecchio, tanto faccia il Signore a Giònata e ancora di peggio. Se invece sembrerà bene a mio padre decidere il peggio a tuo riguardo, io te lo confiderò e ti farò partire. Tu andrai tranquillo e il Signore sarà con te come è stato con mio padre. Fin quando sarò in vita, usa verso di me la benevolenza del Signore. Se sarò morto, non ritirare mai la tua benevolenza dalla mia casa; quando il Signore avrà sterminato dalla terra ogni uomo nemico di Davide, non sia eliminato il nome di Giònata dalla casa di Davide: il Signore ne chiederà conto ai nemici di Davide». Giònata volle ancora giurare a Davide, perché gli voleva bene e lo amava come se stesso.

Commento povero:

Davide può contare su Giònata. Può aprirgli il cuore senza paura di un tradimento, di un'invidia, di un tradimento da parte di Giònata.
Giònata lavora per il bene di Davide.
Giònata è libero da ogni forma di legame nel male con Saul che pure è suo padre e in definitiva suo re.
Giònata inoltre nei suoi ragionamenti chiama sempre in causa il Signore come testimone e garante di quello che sta avvenendo. Gionata sà che il Signore c'è e che accorda le sue grazie agli uomini, a tutti gli uomini e anche a quelli che lui ha scelto e a cui ha affidato una missione e Gionata ritiene che Davide sia uno di questi.
Giònata è sembra l'unico in grado di vedere cosa sarà di Davide e della sua futura ascesa e ribadisce il desiderio che il suo nome sia sempre legato a Davide anche dopo la sua morte.
Giònata pensa anche al bene della sua casa intesa come famiglia chiedendo a Davide di non scagliarsi contro di essa. 

Saul al contrario è posseduto da un "sovrumano spirito cattivo". Tenta di uccidere Davide mentre suona la cetra, ovvero mentre meno è preparato a difendersi, quando meno se l'aspetta. Trama il male contro di lui. 

Davide mostra e mette in pratica tutta la sua prontezza di azione e velocità di pensiero. Ma sempre per il bene, mai per il male, mai per tramare contro Saul, ma al limite per proteggere la propria vita senza però recare alcun danno a Saul che pure lo vuole uccidere.
Spiega a Giònata perché Saul non avrebbe confidato a Giònata l'eventuale suo progetto di uccidere Davide. Saul sà perfettamente che Giònata è amico di Davide e che è legato a lui da un sentimento di fedeltà e benevolenza. 
Poi si organizza con Giònata perché si faccia luce in tutta questa storia molto oscura di un re che cerca di uccidere uno dei suoi uomini di fiducia perché invidioso, timoroso, sospettoso e preoccupato del suo successo. 

Bello poter parlare così con un amico. Chi lo può fare ha una grande fortuna.

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martedì 21 giugno 2022

San Luigi Gonzaga - Lettera alla madre

 Dalla «Lettera alla madre» di san Luigi Gonzaga

(Acta SS., giugno, 5, 878)

Canterò senza fine le grazie del Signore
    Io invoco su di te, mia signora, il dono dello Spirito Santo e consolazioni senza fine. Quando mi hanno portato la tua lettera, mi trovavo ancora in questa regione di morti. Ma facciamoci animo e puntiamo le nostre aspirazioni verso il cielo, dove loderemo Dio eterno nella terra dei viventi. Per parte mia avrei desiderato di trovarmici da tempo e, sinceramente, speravo di partire per esso già prima d’ora.
    La carità consiste, come dice san Paolo, nel «rallegrarsi con quelli che sono nella gioia e nel piangere con quelli che sono nel pianto». Perciò, madre illustrissima, devi gioire grandemente perché, per merito tuo, Dio mi indica la vera felicità e mi libera dal timore di perderlo. Ti confiderò, o illustrissima signora, che meditando la bontà divina, mare senza fondo e senza confini, la mia mente si smarrisce. Non riesco a capacitarmi come il Signore guardi alla mia piccola e breve fatica e mi premi con il riposo eterno e dal cielo mi inviti a quella felicità che io fino ad ora ho cercato con negligenza e offra a me, che assai poche lacrime ho sparso per esso, quel tesoro che è il coronamento di grandi fatiche e pianto.
   O illustrissima signora, guàrdati dall’offendere l’infinita bontà divina, piangendo come morto chi vive al cospetto di Dio e che con la sua intercessione può venire incontro alle tue necessità molto più che in questa vita.
   La separazione non sarà lunga. Ci rivedremo in cielo e insieme uniti all’autore della nostra salvezza godremo gioie immortali, lodandolo con tutta la capacità dell’anima e cantando senza fine le sue grazie. Egli ci toglie quello che prima ci aveva dato solo per riporlo in un luogo più sicuro e inviolabile e per ornarci di quei beni che noi stessi sceglieremmo.
   Ho detto queste cose solo per obbedire al mio ardente desiderio che tu, o illustrissima signora, e tutta la famiglia, consideriate la mia partenza come un evento gioioso. E tu continua ad assistermi con la tua materna benedizione, mentre sono in mare verso il porto di tutte le mie speranze. Ho preferito scriverti perché niente mi è rimasto con cui manifestarti in modo più chiaro l’amore ed il rispetto che, come figlio, devo alla mia madre.

Commento:

San Luigi Gonzaga ha il desiderio che la madre e tutta la sua famiglia consideri la morte come evento gioioso. Come si spiega questa sua visione?
Con una serie di motivazioni che spiega.
Una volta morto lui andrà in cielo a vivere al cospetto di Dio e lì potrà intercedere per le necessità della madre, molto più di quanto potesse in vita. 
La separazione non sarà lunga, perché anche la madre e gli altri parenti presto o tardi moriranno. Allora si rincontreranno in cielo, tutti insieme. Tutti insieme con il Signore, che lui chiama l'autore della nostra salvezza. Lì in cielo si godrà di una gioia che non finisce perché le anime di tutti canteranno con la loro massima capacità le cose belle fatte dal Signore e si sara felici per sempre insieme.
La nostra vita terrena con la morte non si perde.
Anzi, viene messa dal Signore in un luogo più sicuro e che nessuno può minacciare. Nessuna persona, nessun male, nessuna malattia. 
In cielo ci verranno forniti tutti i beni che noi stessi se potessimo sceglieremmo per noi per i nostri cari, per le persone a cui vogliamo bene.

E' una visione molto bella e a me fa bene.
Mi dico sempre. Ma Luigi Gonzaga, come faceva a dire tutte queste cose? Come poteva conoscere il mondo dell'aldilà se non c'era mai stato?
Si rifaceva alla fede cristiana che permette di fare arrivare a noi oggi quello che gli apostoli hanno veduto, ovvero il Signore Gesù morto e risorto, che è morto e che ha ripreso vita, attraverso il racconto e la fede trasmessi attraverso le generazioni.
Quindi in questo caso Luigi Gonzaga direbbe qualcosa che gli è stato trasmesso e a cui lui ha aderito, senza averlo visto. Senza averne fatta esperienza.
In questo caso sarebbe semplicemente quindi un suo affidarsi alla parola delle generazioni precedenti.
Chissà.
Io ritengo che il fatto che lui creda a questo sia già un aiuto molto grande per aiutare se stesso e gli altri a vivere la morte. Rimane una speranza, non una certezza. 
Credo però che il Signore dia però dei segni che questo sia vero. Che non sia solo una speranza, ma qualcosa di più a cui credere. Lo fa attraverso sogni, segni, visioni, apparizioni, percezioni, che ci fanno intuire che sia proprio come san Luigi descrive.
Cioè alcune cose che accadono nella vita terrena possono aiutare a sperare con più forza se non proprio a credere che esista questa possibilità oltre la morte.
Che esista una vita spirituale oltre la vita per esempio lo testimoniano semplicemente gli esorcismi. Il fatto che persone concrete siano abitati da spiriti, in questo caso maligni.
Se esistono gli spiriti del male perché non dovrebbero esistere gli spiriti del bene?
Poi ci sono persone che hanno esperienze di pre-morte. Che una volta che ritornano indietro raccontano di un posto luminoso bellissimo, in cui si sta bene e dal quale si fa fatica a tornare indietro. Una paziente a me ha fornito un racconto dettagliato di quello che ha vissuto in una esperienza simile.
Poi ci sono delle persone che hanno visioni. Vere e proprie apparizioni ad occhi aperti di persone care decedute, di santi, di Gesù, di Maria.
Tutto questo ci aiuta a pensare che il mondo dell'aldilà descritto da Lugi Gonzaga possa esistere veramente. 

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Davide invidiato da Saul - Samuele 17, 57- 18,9.20-30

 PRIMA LETTURA

 
Dal primo libro di Samuele
17, 57 – 18, 9. 20-30
Invidia di Saul verso Davide
   In quei giorni, quando Davide tornò dall’uccisione del Filisteo, Abner lo prese e lo condusse davanti a Saul mentre aveva ancora in mano la testa del Filisteo. Saul gli chiese: «Di chi sei figlio, giovane?». Rispose Davide: «Di Iesse, il Betlemmita, tuo servo».
   Quando Davide ebbe finito di parlare con Saul, l’anima di Giònata, figlio di Saul, s’era già talmente legata all’anima di Davide, che Giònata lo amò come se stesso. Saul in quel giorno lo prese con sé e non lo lasciò tornare a casa di suo padre. Giònata strinse con Davide un patto, perché lo amava come se stesso. Giònata si tolse il mantello che indossava e lo diede a Davide e vi aggiunse i suoi abiti, la sua spada, il suo arco e la cintura. Davide riusciva in tutti gli incarichi che Saul gli affidava, così che Saul lo pose al comando dei guerrieri ed era gradito a tutto il popolo e anche ai ministri di Saul.
   Al loro rientrare, mentre Davide tornava dall’uccisione del Filisteo, uscirono le donne da tutte le città d’Israele a cantare e a danzare incontro al re Saul, accompagnandosi con i timpani, con grida di gioia e con sistri. Le donne danzavano e cantavano alternandosi:
«Saul ha ucciso i suoi mille,
Davide i suoi diecimila».
   Saul ne fu molto irritato e gli parvero cattive quelle parole. Diceva: «Hanno dato a Davide diecimila, a me ne hanno dato mille. Non gli manca altro che il regno». Così da quel giorno in poi Saul si ingelosì di Davide.
   Intanto Mikal, l’altra figlia di Saul, s’invaghì di Davide; ne riferirono a Saul e la cosa gli piacque. Saul diceva: «Gliela darò, ma sarà per lui una trappola e la mano dei Filistei cadrà su di lui». E Saul disse a Davide: «Oggi hai una seconda occasione per diventare mio genero». Quindi Saul ordinò ai suoi ministri: «Dite di nascosto a Davide: Ecco, tu piaci al re e i suoi ministri ti amano. Su, dunque, diventa genero del re». I ministri di Saul sussurrarono all’orecchio di Davide queste parole e Davide rispose: «Vi pare piccola cosa divenir genero del re? Io sono povero e uomo di bassa condizione». I ministri di Saul gli riferirono: «Davide ha risposto in questo modo». Allora Saul disse: «Riferite a Davide: Il re non pretende il prezzo nuziale, ma solo cento prepuzi di Filistei, perché sia fatta vendetta dei nemici del re». Saul pensava di far cadere Davide in mano ai Filistei. I ministri di lui riferirono a Davide queste parole e piacque a Davide tale condizione per diventare genero del re. Non erano ancora passati i giorni fissati, quando Davide si alzò, partì con i suoi uomini e uccise tra i Filistei duecento uomini. Davide riportò i loro prepuzi e li contò davanti al re per diventare genero del re. Saul gli diede in moglie la figlia Mikal. Saul si accorse che il Signore era con Davide e che Mikal, sua figlia, lo amava. Saul ebbe ancor più paura nei riguardi di Davide, e fu nemico di Davide per tutti i suoi giorni. I capi dei Filistei facevano sortite, ma Davide, ogni volta che uscivano, riportava successi maggiori di tutti i ministri di Saul e in tal modo si acquistò grande fama.
Commento:
E' interessante come nasce l'invidia nel cuore di Saul. Saul ha assistito a come Davide è riuscito ad uccidere Golia. Lo vuole fra i suoi uomini perché pensa che possa tornargli utile e comodo per accrescere e consolidare il suo potere. Lo accoglie nella sua casa e siccome tutto gli riesce, lo pone a capo dei suoi guerrieri. Davide ha l'apprezzamento di tutto l'entourage di Saul.
Ma le donne che gridano il re ha ucciso i suoi mille e Davide i suoi diecimila, Fano emergere un aspetto nuovo non considerato prima dal re. Il prestigio e i successi di Davide in realtà sminuiscono la figura di Saul davanti al suo popolo e questo, lui teme che possa minare il suo potere.
Saul inizia a guardare Davide come un nemico.
Saul macchina per eliminarlo, ma il suo stratagemma non porta al risultato sperato della eliminazione di Davide e anzi sottolinea ancora una volta la capacità di Davide di superare le avversità, gli ostacoli, di sconfiggere i nemici del Signore con il suo aiuto.
Saul si accorge di questo ed inizia a temere Davide. Si accorge che è sostenuto da qualcosa di più forte di lui. Che lui non ha. Che a lui manca. E che lui vorrebbe. Perché il suo desiderio è essere un re forte, amato, ma Davide ha già dimostrato di essere più forte e forse più amato di lui.
Sault quindi ha visto la forza di Davide, ha cercato di usarla per i suoi scopi, non ci è riuscito anzi si è accorto che la forza di Davide è entrata in competizione con il suo progetto, macchina per eliminarlo, non ci riesce, allora lo teme e gli è nemico.
I sentimenti di Saul non sono sentimenti svelabili. Lui li vive nella dimensione della sua coscienza, non sono condivisibili. Lo isolano in pensieri e progetti oscuri, non svelabili. 

Ci sono poi invece le figure luminose di Gionata che riconosce in Davide un anima amabile e vi si lega con sincera e fedele amicizia.
C'è Mikal, la figlia di Saul, che ama Davide profondamente e si lega a lui in matrimonio.
Saul e Mikal non guardano la realtà con delle lenti filtro che la distorcono.
Guardano la realtà per quello che è. Davide riesce in quello che fa, è una bella persona, e loro lo riconoscono e lo apprezzano e lo amano. Non si sentono minacciate da Davide, perché Davide essendo se stesso produce benessere intorno a lui e agli altri.

Saul non ha questa libertà. Saul è schiavo di raggiungere i suoi obiettivi e questo gli impedisce di amare Davide per quello che è. 
In fondo che cosa è che tiene lontano Saul dalla vita vera, bella, di condivisione? La sua paura di perdere il potere. E' legato al potere. E' legato ad essere re, amato e stimato più di tutti. Crede che se non è re, oppure se non è amato e stimato più di Davide la sua vita è una tragedia e vuole difendere questa sua fissa, questa ossessione. 
Ha questa fissazione, questo idolo di essere il numero uno e questo gli impedisce di apprezzare Davide per le sue qualità.
E questo lo mette fuori dalla realtà. Perché non è detto che debba essere il numero uno. 
Lo allontana emotivamente dal figlio Gionata e dalla figlia Mikal e anche dal suo popolo perché non condivide l'amore che esso nutre per Davide.

Basterebbe accettare la realtà per quello che è. Saul è l'opposto di Gionata in questo. Infatti Saul è oscuro e  fa pensieri inconfessabili e non condivisibili, mentre Gionata può vivere pubblicamente i suoi pensieri e i suoi sentimenti. Questi non lo allontanano dagli altri.
Lo allontanano da Saul, ma in realtà è Saul che con i suoi pensieri si allontana dalla realtà delle cose. 

Per ora il Signore ha mostrato già in due occasioni che è su Davide. Che lo sostiene con la sua forza. Che lo precede. Esiste una presenza benevola che ci guida e ci sostiene di fronte ad avversità spesso più grandi di noi. Davide ne è un testimone diretto. 

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lunedì 20 giugno 2022

Davide contro Golia - Samuele 17,1-10.32.38-51 - Dio vince con quattro sassi e una fionda

 PRIMA LETTURA


Dal primo libro di Samuele                
17, 1-10.32. 38-51
                           
 
 

 
Davide combatte contro il gigante Golia
 
   In quei giorni i Filistei radunarono di nuovo l’esercito per la guerra e si ammassarono a Soco di Giuda e si accamparono tra Soco e Azeka, a Efes-Dammim. Anche Saul e gli Israeliti si radunarono e si accamparono nella valle del Terebinto e si schierarono a battaglia di fronte ai Filistei. I Filistei stavano sul monte da una parte e Israele sul monte dall’altra parte e in mezzo c’era la valle.
   Dall’accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo. Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle. L’asta della sua lancia era come un subbio di tessitori e la lama dell’asta pesava seicento sicli di ferro; davanti a lui avanzava il suo scudiero. Egli si fermò davanti alle schiere d’Israele e gridò loro: «Perché siete usciti e vi siete schierati a battaglia? Non sono io Filisteo e voi servi di Saul? Scegliete un uomo tra di voi che scenda contro di me. Se sarà capace di combattere con me e mi abbatterà, noi saremo vostri schiavi. Se invece prevarrò io su di lui e lo abbatterò, sarete voi nostri schiavi e sarete soggetti a noi». Il Filisteo aggiungeva: «Io ho lanciato oggi una sfida alle schiere d’Israele. Datemi un uomo e combatteremo insieme». Davide disse a Saul: «Nessuno si perda d’animo a causa di costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo».
   Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e gli fece indossare la corazza. Poi Davide cinse la spada di lui sopra l’armatura, ma cercò invano di camminare, perché non aveva mai provato. Allora Davide disse a Saul: «Non posso camminare con tutto questo, perché non sono abituato». E Davide se ne liberò. Poi prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nel suo sacco da pastore che gli serviva da bisaccia; prese ancora in mano la fionda e mosse verso il Filisteo.
   Il Filisteo avanzava passo passo, avvicinandosi a Davide, mentre il suo scudiero lo precedeva. Il Filisteo scrutava Davide e, quando lo vide bene, ne ebbe disprezzo, perché era un ragazzo fulvo di capelli e di bell’aspetto. Il Filisteo gridò verso Davide: «Sono io forse un cane, perché tu venga a me con un bastone?». E quel Filisteo maledisse Davide in nome dei suoi dèi. Poi il Filisteo gridò a Davide: «Fatti avanti e darò le tue carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche». Davide rispose al Filisteo: «Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l’asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d’Israele, che tu hai insultato. In questo stesso giorno, il Signore ti farà cadere nelle mie mani. Io ti abbatterò e staccherò la testa dal tuo corpo e getterò i cadaveri dell’esercito filisteo agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche; tutta la terra saprà che vi è un Dio in Israele. Tutta questa moltitudine saprà che il Signore non salva per mezzo della spada o della lancia, perché il Signore è arbitro della lotta e vi metterà certo nelle nostre mani». Appena il Filisteo si mosse avvicinandosi incontro a Davide, questi corse prontamente al luogo del combattimento incontro al Filisteo. Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte. La pietra s’infisse nella fronte di lui che cadde con la faccia a terra. Così Davide ebbe il sopravvento sul Filisteo con la fionda e con la pietra e lo colpì e uccise, benché Davide non avesse spada. Davide fece un salto e fu sopra il Filisteo, prese la sua spada, la sguainò e lo uccise, poi con quella gli tagliò la testa.

Commento:

In questi giorni il calendario liturgico, ovvero il calendario che regola quale letture leggere durante l'Ufficio delle Letture e durante le messe, ha fatto spesso capitare letture in cui persone della Bibbia debbono affrontare situazioni avverse, nemici, oppure risoluzioni di problemi. Gli esempi sono Gedeone che deve affrontare i nemici ( nell'Ufficio di questa settimana in Giudici 6,33. Clicca qui per leggere). Gesù che con cinque pani e due pesci deve sfamare cinquemila persone ( Vangelo di Domenica). Golia che sfida l'esercito di Israele e Davide (nell'Ufficio di oggi) poco più che ragazzo che scende in campo contro di lui da volontario con una fionda e quattro sassi.
Io umanamente non avrei affrontato queste situazioni con lo spirito di queste persone.
Avrei fatto altri tipi di calcoli per entrare in quelle situazioni con un migliore equipaggiamento, con più guerrieri, con più cibo.
Ma Dio è così. Dio ragiona in un altro modo e a lui basta poco per vincere, per risollevare situazioni date per perse.
C'è una cosa che gli serve però. La nostra fiducia in lui.
E tutte queste letture non fanno che confermare questo concetto. Di fronte a questo concetto io mi sento sempre impreparato. Mi accorgo che mi dico cristiano, ma ragiono da ateo convinto.
Il Signore c'è e opera nelle storia degli uomini, di Gedeone, di Davide, dei discepoli e delle povere persone come me e come noi.
Sono certo che Dio operi e mi manca però questa forza interiore di Davide, questa forza di fare sberleffi a Golia in nome del Signore. E spero che il Signore me la conceda. Lo spirito con cui Davide affronta Golia mi fa venire in mente la parresia spesso citata da Papa Francesco (clicca qui per leggere Papa Francesco su Parresia). Una certa franchezza di linguaggio, affidamento a Dio, convinzione, che il Papa spiega viene dallo Spirito Santo. 

Padre Emidio Alessandrini, scriveva nel trentennale della sua ordinazione sacerdotale, raccolta nel secondo capitolo di Con grande Potenza a cura di Valerio Grimaldi (Clicca qui per leggere un post su questo argomento) che la Bibbia non fa altro che cristallizzare in tante storie, in tante immagini, la presenza benevola che opera nella storia degli uomini e che è Dio. 

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sabato 18 giugno 2022

Francesco Astiaso Garcia - Mostra pittorica "Il Sesto Giorno"

 Ieri pomeriggio c'è stata l'inaugurazione della mostra pittorica di Francesco Garcia Astiaso "Il sesto giorno" a cura di Mario Borgato presso la Galleria d'arte Sempione a Corso Sempione, 8 - Roma.

La mostra comprende circa 40 opere, la maggior parte delle quali completamente inedite. Resterà aperta tutti i giorni fino al 3 luglio, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 21:00

Ieri poi alle 21:00 tutti i presenti sono stati invitati a visitare lo Studio d'arte di Francesco, nei pressi della galleria, in via Monte Nevoso.

E' stato molto bello e Francesco con pazienza ci ha spiegato molte cose sul tipo di colori, di lavorazione, di tecniche. Anche i bambini presenti hanno potuto imparare e fare con Francesco delle prove in diretta di quello che stava loro spiegando.

Finalmente la consegna ufficiale dell'ambito premio che attende di essere consegnato da più di due anni

I segreti dei colori




I bambini hanno miscelato un colore e ora lo provano su tela



Francesco spiega un dettaglio della lavorazione

Come ottenere le varie tonalità di colore



Mani da pittore

Un'opera a più mani

I grandi non resistono e partecipano

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Mariuccio Paolo Piola - 12/06/2021 - Un momento di vita insieme

In qualche modo ho avuto sempre più chiara negli anni la coscienza che anche l'atto apparentemente poco significante della vita quotidiana condivisa con le persone care, fossero attimi di eternità. Per questo da anni giro con la macchina fotografica al collo. Oggi guardo questa foto e mi strappa sempre un sorriso. Ricordare il giorno in cui tornati a casa dopo una gita con papà e mamma serviva andare al supermercato a Belluno per acquistare il necessario per la cena. E papà ha visto il vino "della casa" e invece di prendere una bottiglia già confezionata ha voluto spillare il vino sfuso.

La spesa con papà al supermercato di Belluno

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venerdì 17 giugno 2022

Matteo 6, 19-23 - 17/06/2022 - Come accumulare tesori che durano

Mt 6,19-23
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

Si rimane a disposizione per l'immediata rimozione delle pagine scritte qualora richiesto dagli aventi diritto. 

Ricerche e riflessioni (non mie)

I nostri rapporti con le cose devono essere da figli di Dio: lui è il nostro tesoro, e le cose non sono feticci da adorare, ma doni del suo amore.
L'uomo è sempre di qualcuno. L'appartenenza, in molte lingue, si esprime col "genitivo": è la relazione, che genera e che fa esistere. Questa relazione è unica: non si possono avere due padri o due madri. Così Gesù dice che la nostra vita o dipende da Dio, e allora siamo suoi figli, o dipende da mammona, e allora siamo suoi schiavi (Silvano Fausti, Una comunità legge il Vangelo di Matteo, EDB, Bologna, 1998. Pag. 101).
Il tema è quello della paternità di Dio.
Questa è da vivere in rapporto alle cose come libertà dall'accumulo quando ci sono e dall'ansia quando non ci sono ( Matteo 6,9-24) e in rapporto alle persone come accoglienza e amore fraterno.
Chi non si sa figlio di Dio e fa pendere la sua vita dalle cose, accumula tesori sulla terra; il suo occhio è malato, perso dietro l'idolo, schiavo di mammona (dei soldi). Chi si sa figlio, invece, accumula tesori in cielo; il suo occhio è puro e in tutto vede colui che lo ama e che vuol amore.
La fede in Dio si giova concretamente nel rapporto con le creature, che può essere filiale e fraterno, oppure padronale e diabolico ( cfr Luca 12, 13-34;  16, 1-13).

v.19 Non accumulate per voi tesori sulla terra. L'uomo non è la vita. L'ha ricevuta e deve alimentarla. Pensa di mantenerla accumulando beni, senza accorgersi che così la immola per procurarsi ciò che dovrebbe garantirla. Infatti chi fa delle cose il suo dio, le stacca dalla sorgente, che è Dio, e dal loro fine, che è la condivisione fraterna. La brama di possedere è ateismo pratico, origine di tutti i mali (1Tm 6,10), vera idolatria (Ef 5,5). Nega il valore di ogni realtà: il dono. Accumulare tesori è in contraddizione con la richiesta: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano". Il pane non è più dono del Padre, ma sostituto del Padre.

dove tarma e ruggine consumano I beni in natura, cibo e vestito, col tempo saranno divorati dalla tarma, e lo stesso corpo dai vermi. I beni in metallo perdono il loro splendore. Ciò che serve per vivere, muore; ciò che giova per apparire, scompare. 

e dove ladri scassìnano e rubano; ciò che è accumulato, è furto al Padre e ai fratelli; presto o tardi, verrà sottratto a chi l'ha rubato. O il dono resta tale e si fa principio di dono, o diventa furto e principio di furto. Accumulare tesori non solo non garantisce la vita animale, ma fa anche perdere la vita di figlio e di fratello. 

accumulate invece per voi tesori in cielo.  Accumula tesori eterni colui che riceve ringraziando e usa condividendo. In questo modo i beni del mondo alimentano non solo la vita materiale che perisce, ma anche quella spirituale: son strumenti per entrare in comunione con il Padre e con i fratelli.
La dimora eterna, il vero tesoro, si gioca qui nel tempo con l'uso corretto dei beni, dei quali bisogna essere non stolti possidenti, ma amministratori sapienti (cfr Lc 12,13ss; 16,1-13)

dove né tarma né ruggine consumano Il cibo, se accumulato, si corrompe, come la manna; se condiviso con i fratelli, è seme di immortalità. Il denaro e l'oro stesso, in cui si ripone fiducia, si offuscano, se non prima, almeno quando si chiuderanno gli occhi. L'amore del Padre e dei fratelli invece accenno nell'uomo la gloria eterna di Dio. Non l'oro he ha, ma quello che dà lo rende figlio, splendore del Padre

e dove ladri non scassìnano e non rubano.  Il dono resti sempre tale - e chi ne è derubato non lo richieda indietro ( Luca 6,30). Così diventa il figlio del Padre, che tutto dona e perdona. In questo modo il suo tesoro non sarà mai derubato: resterà sempre dono, anche per chi lo fa oggetto di furto.

Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. Una persona abita più dove è col cuore che con il corpo. Se ami le cose che periscono, sei nella perdizione. Se ami Dio che è vita, dimori in Dio e nella vita.

La lampada del corpo è l’occhio; L'occhio non è semplicemente la finestra attraverso cui entra ciò che è fuori. E' anche lucerna: la luce che è nel cuore, esce da esso e si proietta sulla realtà. Uno vede con la luce del suo core, con l'amore che lo illumina. 

perciò, se il tuo occhio è puro ( Fausti traduce semplice), tutto il tuo corpo sarà luminoso. Il modo di guardare, valutare, pensare, sentire, camminare e fare dipende dall'occhio e dal cuore, che rende luminosa o oscura non solo la persona, ma anche la realtà che la circonda. E ce ne accorgiamo subito! Addirittura, vedendo un cane, capisci subito che tipo di persona è il suo padrone!

ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. C'è un occhio malato e cattivo - il malocchio!- che diffonde tenebra. Se il cuore/occhio puro riflette la luce di Dio e porta il frutto dello Spirito ( cf Gal 5,22), il cuore/occhio malato, al contrario, moltiplica le opere della "carne" ( cf Gal 5,19-21).

Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!». Chi diffonde tenebra invece di luce, quanto buio deve avere nel suo cuore! la luce, principio della creazione e della vita, esce dalla bocca di Dio che dice: "Sia la luce!" e la luce fu ( Gen 1,3). La tenebra è dalla bocca del nulla, che tutto mangia e seppellisce nella morte. 

Fonti:
Silvano Fasti, Una comunità legge il Vangelo di Matteo, EDB, Bologna, 1998. Pag. 101-103

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giovedì 16 giugno 2022

Mariuccio Paolo Piola - 2/12/2007 - A casa di Maurizio e Benedetta a dare una mano

Maurizio e Benedetta sono miei amici. Nel 2007 erano messi male con i lavori nella casa nuova. I lavori non procedevano. Così papà offrì una giornata di lavoro per aiutarli e andammo insieme a passare la domenica con loro.












Riflessioni sul piano di azione. Da sinistra: papà, Maurizio Surio e Benedetta Schiavo.


Mio padre, Mariuccio Paolo Piola e Maurizio Surio collaborano nel creare un armadio a muro



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Mariuccio Paolo Piola - 24/06/2017 - Impianto luci del terrazzo e manutenzione

 Arrivata l'estate papà e mamma mi volevano mettere in condizione di poter ospitare persone la sera sul terrazzo. I lavori principali sul terrazzo sono mantenere le piante e creare un ambiente ospitale. Io avevo da poco ottenuto l'incarico di medico nefrologo presso la ASL Roma 1 e non avevo il tempo e le forze per poter provvedere ai lavori. Non avevo nemmeno l'esperienza e le conoscenze necessarie. Papà si è sempre adoperato per creare un ambiente bello, dove si potesse stare bene sfruttando le caratteristiche del terrazzo. Dove potessi invitare le persone e avere momenti di incontro e di svago. Così a fine giornata di lavoro, quando tornavo a casa lo trovavo sul terrazzo a lavorare per portare a termine i progetti. Spesso con mamma con cui veniva per potersi godere un pò di refrigerio nelle ore del tramonto sul terrazzo. Avevo modo così di fotografare un pò l'andamento dei lavori, ma soprattutto fotografare lui e ogni tanto chiedergli una foto insieme. Lui si prestava contento di farmi felice.  Vederlo lavorare per me è sempre stato bellissimo. Era molto metodico. Studiava sempre prima di affrontare un lavoro. Studiava come farlo, come portarlo a termine. Era un maestro in questo. Aveva ereditato la pazienza e la passione di nonni meccanici motoristi tornitori. Aveva ereditato la passione di nonno Antonio Vittorio Piola (1874-1961), suo nonno paterno, che era un meccanico di automobili e che aveva costruito e brevettato una macchina. Un nonno che lui aveva ammirato tantissimo da bambino e ricordava con grande affetto. 

22/06/2017 - Proseguono le incursioni di papà sul mio terrazzo

22/06/2017 - Proseguono le incursioni di papà sul mio terrazzo

22/06/2017 - Proseguono le incursioni di papà sul mio terrazzo

22/06/2017 - Proseguono le incursioni di papà sul mio terrazzo. Si tratta di attivare la luce in questi lampioncini che abbiamo scelto per l'illuminazione notturna

22/06/2017 - Proseguono le incursioni di papà sul mio terrazzo. Si tratta di attivare la luce in questi lampioncini che abbiamo scelto per l'illuminazione notturna

22/06/2017 - Proseguono le incursioni di papà sul mio terrazzo. Si tratta di attivare la luce in questi lampioncini che abbiamo scelto per l'illuminazione notturna

Io poi la sera facevo delle foto e gliele mandavo per fargli vedere il risultato dei suoi lavori giornalieri. 

Risultato serale

Risultato dei lavori di papà

Sembra molto illuminato

Risultato bellissimo per me
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Queste foto, fatte due giorni dopo le precedenti. Ritraggono il prosieguo dei lavori. Papà si prestava a farsi fotografare dopo aver collegato tutti i lumini del terrazzo.  Papà era un accenditore di luci. Un vulcano di idee. Lui accendeva luce. Portava luce. Queste foto sono simili, ma non sono uguali. In ognuna vedo un'espressione particolare di papà. Le lascio tutte. 

Un uomo di luce




Anche la luce del gazebo è pronta

Una foto insieme
Piano di lavoro con altezza sedia regolabile


La sera si verificava il lavoro fatto di giorno e si poteva vedere l'effetto della presenza di queste luci sul terrazzo. Io scattavo foto e le inviavo a papà.




La piantagione di pomodorini sul terrazzo

I primi anni della proprietà della casa in Via Piffetti, con papà avevamo deciso di piantare alcune verdure sul terrazzo. Per i primi anni abbiamo fatto diversi esperimenti. Alcuni decisamente stravaganti. Mi ero affidato ad un libretto che mi aveva regalato George Parapatt che di giardini da terrazzo non capiva niente al pari mio. Questo libro descriveva come coltivare verdure sui terrazzi di Londra. Ma Roma non è Londra. E ho impiegato alcuni anni per capirlo, ma papà comunque mi affiancava in questi esperimenti "pionieristici" con grande entusiasmo. Alla fine le piante che crescevano con più successo erano quelle di pomodori, di piccola taglia. 

Mamma musa ispiratrice dei lavori

Papà imperterrito

Manutenzione delle doghe di legno cinese delle panchine cinesi


Si lavora con passione e competenza


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IL CAMMINO DELL'UOMO

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Marcia francescana 25 luglio - 4 agosto 2003