domenica 30 gennaio 2011

Matteo 5, 1-12 - Dio ci ha preparato qualcosa di bello - Commento al Vangelo di don Fabio Rosini


4° domenica del tempo ordinario (A) 30 gennaio 2011

Radio vaticana – Orizzonti cristiani

Commento al Vangelo di  Don Fabio Rosini


Matteo 5, 1-12
Le Beatitudini

1Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.   Parola del Signore.

Il discorso delle Beatitudini -  Siccome noi siamo nell’assetto di viaggio della vita ordinaria della fede cristiana, noi arriviamo a questo punto della lettura un pò continua che viene fatta del vangelo di Matteo e dopo aver ascoltato, nella domenica precedente, l’inizio dell’annunzio del regno dei cieli, ecco che Gesù inaugura il suo annunzio più circostanziato. Il discorso più lungo, che fa Gesù in tutti i vangeli. Il testo più continuativamente coerente che esista nei vangeli. Abbiamo questi capitoli 5, 6, 7,  di cui nelle domeniche a venire ascolteremo estrapolazioni.

Struttura di ciascuna beatitudine - Questo discorso comincia con questa proclamazione. Un po’ dobbiamo capire la struttura di queste otto beatitudini che sono, in maniera martellante, ripetitivamente coerenti con se stesse.  Noi ascoltiamo :

” Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché erediteranno la terra.”

Il fatto che la parola beati venga ripetuta sempre all’inizio del testo, fa sì che catturi un pochino la nostra attenzione e quindi noi finiamo per polarizzare la beatidudine sulle prime parole che vengono dopo la parola beati. Cioè: i poveri in spirito,  gli afflitti, i miti. Cosicché perdiamo il senso autentico della beatitudine. Noi pensiamo che i beati sono i poveri in spirito, quelli che sono nel pianto, i miti, i misericordiosi, quelli che hanno fame e sete della giustizia. Non sono beati per questo. Perché l’altro elemento che in maniera martellante torna in ogni beatitudine è la parola perché. Perché di essi è il regno dei cieli. Perché saranno consolati. Perché erediteranno la terra e via dicendo. C’è quel perché che è altrettanto importante e soprattutto a livello sintattico è lo snodo fondamentale di causa ed effetto. Perché sono beati?

I poveri in spirito - I poveri in spirito non sono beati perché sono poveri in spirito, ma perché questa condizione li mette nelle condizioni di avere il regno dei cieli. Quelli che sono nel pianto non sono beati per questo fatto, ma perché questo è un punto di partenza per arrivare alla condizione che saranno consolati. Con uno splendido passivo divino. Perché significa che è Dio che li consola.

I miti - Beati i miti perché avranno in eredità la terra. Il mite, cioè colui che non combatte è colui che erediterà il possesso della terra.

Chi ha fame e sete della giustizia - Quelli che hanno fame e sete della giustizia sono beati, non perché sono in questa condizione di indigenza a riguardo di un soggetto che dobbiamo capire meglio. La giustizia non è la nostra giustizia forense dei nostri tribunali, no. E’ la giustizia del regno dei cieli, la giustizia di Dio, il rapporto con lui. Che ci spetta avere fame e sete di un rapporto pieno con Dio. Questa condizione di indigenza, questa mancanza è il punto di partenza per arrivare alla sazietà, per arrivare alla pienezza.

I misericordiosi - Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia. Cioè la cercavano. Vuol dire che stavano così, nel bisogno della misericordia. Allora questi misericordiosi non son beati perché erano misericordiosi, cioè il fatto della misericordia è semplicemente un dato secondario rispetto ad un’altra cosa che più gli sta a cuore: loro essere perdonati, loro trovare la misericordia di cui hanno bisogno.

I puri di cuore - Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. Il puro di cuore è colui che ha un cuore circonciso. Ha un cuore che detto i suoi no. E’ puro. Non è confuso. Una qualità sola. E questo atto è un atto doloroso. Un atto di rinuncia e di abnegazione. Ma questo non è il punto. Il punto è vedere Dio. Il punto è avere gli occhi aperti sull’invisibile e poter arrivare alla contemplazione di Dio in paradiso.

Gli operatori di pace - Beati gli operatori di pace perché questa cosa li fa figli di Dio,  li proclama figli di Dio ed è questo il loro vanto. Non il fatto che tutti dicano:” Quanto sei stato bravo a fare questo”.

Ma in fondo ti interessa veramente il regno dei cieli? - Questa struttura evidenzia il vero fine delle cose. Qui il problema è che queste beatitudini, nella loro paradossalità, ci fanno una domanda che è ripetuta otto volte:” Ma ti interessa il regno dei cieli? Ma ti interessa una consolazione vera? Ma ti interessa una terra autentica? Ma ti interessa una sazietà che nessuno ti potrà più togliere? Hai premura di trovare misericordia? Hai premura di vedere Dio? Hai urgenza di essere un figlio di Dio? Hai il desiderio dell’unica cosa che è veramente piena, compiuta che è il regno dei cieli in noi?

Ritornare alla prima parte della beatitudine - Se un uomo è interessato a questo tipo di cose, se un uomo è interessato a queste pienezze, deve ritornare alla prima parte delle beatitudini e scoprire queste strane otto strade. Le strade per avere, per raggiungere, per essere le meravigliose cose che questo testo annunzia.

La povertà di spirito - La povertà. Essere poveri in spirito è una strada. La povertà non è gradevole, è sgradevole. Essere poveri in spirito vuol dire avere una mendicanza interiore. Questa mendicanza che noi tanto odiamo, in realtà è la condizione di possibilità per poter avere la più grande ricchezza.

Il pianto - Il pianto è un ottimo punto di partenza per arrivare a consolazioni vere. Nel pianto capiamo certe consolazioni stupide, stolte, che non ci servono a niente, che non ci portano da nessuna parte. Il pianto è un momento di sapienza rispetto alla vita. Il pianto è un luogo importante, un dono che Dio ci fa e noi in quel momento soffriamo, ma in realtà ci stiamo preparando a qualcos’altro.

La mitezza - La mitezza, la forma della remissività per cui gli altri sono più forti di noi e noi non ci opponiamo in maniera rivalitaria all’altro, non lo aggrediamo è una condizione che noi odiamo. Odiamo passare per pecore, per gente malleabile. Ci piace imporci. Ecco, imponiti e perdi la terra. E perdi il possesso che Dio ti vuole dare. Prenditi il tuo, quello che ti vuoi prendere da solo, con le tue forze e con la tua aggressività. Essere miti è la strada del possesso autentico.

Fame e sete della giustizia - Avere fame e sete della giustizia. Sentirsi non giusti. Sapere di essere discutibili come persone. Aver bisogno di maggior giustizia. Sapere del proprio peccato e quindi sapere di avere bisogno di misericordia che fa misericordiosi. Saper di non avere il diritto di giudicare. Avere l’intuizione, il senso di quanto non possiamo permetterci di valutare perché tante volte non abbiamo spiegato i nostri proprii peccati, ma vogliamo spiegare i peccati altrui.

I puri - Ecco e quinti tutte queste cose ci portano a sapere che il nostro cuore non va bene così. I puri di cuore son quelli che non hanno preso in blocco il cuore, come quelli che lo prendono e se lo tengono così come è. No. Non è vero che dobbiamo andare dove ci porta il cuore. No. Dobbiamo capire molto bene dove ci vorrebbe portare il cuore e scegliere, perché alcune cose sono giuste ed altre cose sono totalmente sballate

Essere perseguitati - E quindi, paradossalmente tutte queste cose ci portano ad essere contenti di essere perseguitati. Il perseguitato è l’escluso. Il perseguitato è colui che viene buttato fuori. Etimologicamente  questo vuol dire la parola. Vuol dire Scacciato, messo al margine. Perseguitato. Allora che vuol dire? Vuol dire che c’è da essere esclusi da questo mondo per poter arrivare al regno dei cieli. Eccerto. Se stai in questo mondo, al centro, non stai nel regno dei cieli! C’è poco da fare. Per essere uno che si avvicina alla soglia del regno dei cieli devi essere uno che  sta lontano dal centro di questo mondo. Che male c’è se gli uomini pensano male di noi che seguiamo il Signore Gesù Cristo. Ma che sarà mai di straordinario  il fatto deludiamo questo mondo perché ci siamo messi a seguire il Signore Gesù Cristo. Per fortuna! Ma per fortuna che c’è opposizione, per fortuna che non c’è applauso per chi si mette seriamente a seguire il Signore Gesù Cristo. Dobbiamo guardarci bene dal successo. Dirà più avanti il testo :” Quando tutti parlano bene di te, così facevano con i falsi profeti i vostri padri!” Per essere veri profeti bisogna essere marginali in questo mando

La vita cristiana - Bè, è una vita interessante questa, una gran bella vita. Una vita favolosa, particolare, unica. La vita dei cristiani, non è una vita banale, prevedibile. Novità completa, è un viaggio nelle scoperte che Dio ci ha preparato.

NB. Il testo non è stato rivisto e corretto dall'autore e risulta semplicemente dalla trascrizione della trasmissione radiofonica.
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