sabato 30 aprile 2022

Mariuccio Paolo Piola - 16/04/2022 - Monizione ambientale di Rufino Valiente ai funerali

Parrocchia di San Gaudenzio

I titoletti in rosso sono stati aggiunti arbitrariamente trascrivendo il parlato per agevolare la lettura e favorire una sintesi.
Le cose fra parentesi sono state aggiunte in un secondo momento d'accordo con Rufo Valiente per chiarificare meglio

Una eucarestia di ringraziamento e lode a Dio -
Francesca e suo figlio Andrea e Sara mi hanno chiesto di fare la monizione ambientale a me, poiché ci conosciamo da tanto tempo con Mario, perché questa eucarestia sia una lode, un ringraziamento al Signore per tutta la storia di Mario a cui il Signore ha concesso la cosa più bella, che ai vespri della Pasqua del Signore, lo ha chiamato. L’ultima volta che lo abbiamo visto è stato giovedì santo, mi sembra e la settimana precedente mi ha detto una cosa che ci ha colpito: chiediamo al Signore se è la volontà di guarire, altrimenti va bene così. Così letteralmente ha detto e mi ha impressionato perché ho visto che lui era disposto a stare nella volontà di Dio. E la cosa più bella è che il Signore lo ha fatto piccolo, piccolo, piccolo, sicuramente per entrare direttamente nel regno dei cieli.
Ma quello che mi chiedevano loro era un poco di collocarlo a Mario: chi era lui.

Compagni dai salesiani e poi l’uscita dalla congregazione per stare nel Cammino neocatecumenale
Noi siamo stati compagni nella comunità salesiana nel 1969.
Lui con Eusebio, attualmente itinerante Marche Abruzzo e anche Malta, Giampaolo Pronzato detto Pinin, attuale rettore del seminario Redentoris Mater in Nicaragua e io Rufino Valiente, mi conoscono nel Cammino come Rufo.
Siamo stati compagni [dai salesiani] e poi siamo entrati in Cammino [Neocatecumenale].
Eusebio e Pinin sono entrati un anno prima, nel 1969,  Mario e io siamo entrati l’anno seguente, nel 1970.
Per questo fatto di entrare in Cammino i salesiani ci hanno messo di fronte ad un aut aut. O proseguire l’Università o seguire il Cammino e il Signore ci ha dato a tutti di seguire il Cammino, perché sia loro che io abbiamo capito che tutta la nostra vita avevano vissuto nella legge, e con il Kerigma ci è arrivata la buona notizia, il Kerigma, dell’amore gratuito di Dio che perdona tutti i peccati. Così nessuno di noi ha voluto lasciare il Cammino per questa grazia immensa della libertà, dell’amore gratuito di Dio manifestato in Gesù Cristo, nel perdono dei nostri peccati e nella sua Resurrezione.

La nuova vita e la casa al fosso di Sant Agnese
E così siamo andati a vivere al fosso di Sant Agnese, dove io già lavoravo con Eusebio. Padre Romano Fucini mi aveva chiesto di affittare una casa, una casa per Kiko, perché Kiko voleva vivere solamente dentro le baracche. Il Borghetto latino [ una borgata di Roma, situato nel quartiere Appio-Tuscolano] si era chiuso, perché il comune lo aveva chiuso mandando gli abitanti nelle case del comune e rimaneva il fosso di Sant Agnese.
E padre Romano mi aveva chiesto di affittare una casa lì e io ho affittato la casa del costruttore abusivo di tutte quelle case e baracche del fosso di Sant Agnese. Così l’ho detto a padre Romano.
Poi quando siamo usciti dai Salesiani, Kiko non era mai andato ad abitare al fosso di Sant Agnese e allora padre Romano mi ha detto: "Quella casa è per voi, Eusebio, Pinin, Mario e te".
E siamo andati a vivere in quella casa e Kiko ci ha chiesto immediatamente di venire a vivere con noi, perché Kiko non voleva vivere da solo e noi eravamo già tutti e quattro insieme in casa.
Kiko mi ha chiamato ed è venuto a vivere con noi a casa.
Kiko condivideva la stanza con me, mentre Eusebio, Pinin e Mario dormivano nel salone [da giugno a dicembre 1971]

Anche lì mi ha impressionato molto perché chi lavoravamo inizialmente eravamo Eusebio ed io, all'Ospedale Fatebenefratelli, facevamo i portantini. Dall’università siamo diventati portantini.
E’ stato il primo lavoro che abbiamo trovato. E Mario era il nostro organizzatore della casa. 
Lui cucinava, governava la casa, era bellissimo.
Poi a metà mese gli stipendi finivano e io un po' protestavo, per mancanza di fede: “ Ma dimmi un po', devi amministrare meglio Mario!”. E lui: “ Rufo, la libertà di Dio, dobbiamo vivere nella libertà, finiti i soldi non ci mancheranno, perché Dio ci aiuterà”. E non ci sono mancati, grazie a Dio.
La sua fede. Quello mi ha impressionato molto, di vivere così con lui che sapeva organizzare e vivere nella fede.
Mi ha impressionato perché lui era un uomo pratico. 
Quello che mi ha impressionato di Mario è la praticità.
E’ un torinese bravo.
La praticità di Mario. Aveva sempre la macchina piena di cose, come idraulico, come pittore, come giardiniere, come muratore, non gli mancava niente.

L’itineranza
E poi il Signore ci ha dato a tutti quanti di essere pronti per uscire e diventare itineranti.
A me è toccata la Bolivia.
Però Carmen, mia moglie, che sta qua, eravamo fidanzati a quel tempo, e Mario sono stati estratti per Sava ( provincia di Taranto), mi hanno vinto per due mesi, perché loro sono usciti immediatamente nell’ottobre del 1972, e io, che dovevo dare un po' di esami all'università Gregoriana, sono partito alla fine del 1972 per la Bolivia.
Però loro sono partiti per aprire il Cammino a Sava. Poi Maria Carmen è stata inviata a Londra, poi ci siamo sposati e siamo andati in Bolivia.
E Mario continuava a catechizzare in quella zona.

Il matrimonio e il passaggio dal fosso di Sant Agnese a Torrenova
Ed è rimasto in quella casa. Alla fine lui è stato l’erede della casa del fosso di Sant Agnese. Poi si è sposato con Francesca, hanno vissuto lì, e poi il comune gli ha dato questa casa a Tor Vergata.
Grazie a questa casa del fosso di Sant Agnese loro hanno preso questa casa a Tor Vergata dove hanno vissuto tutta la vita.

Responsabile della seconda comunità neocatecumenale della parrocchia di Santa Francesca
Poi, una cosa buona di Mario è che è stato il nostro responsabile, della seconda comunità di Santa Francesca Cabrini, per circa 20 anni. Io l’ho avuto come nostro responsabile.
E’ stato bravo con noi, con noi è sempre stato bravo. Ci ha pagato sempre i biglietti [aerei], perché noi non possiamo chiedere soldi [ La comunità faceva una colletta per pagare i biglietti aerei per garantire il viaggio agli itineranti]. L’unica possibilità che abbiamo per chiedere soldi è per partire per la nazione dove evangelizziamo, ma noi non abbiamo mai dovuto chiedere i soldi perché lui è stato sempre bravissimo, ci pagato sempre per tanti anni i biglietti per andare e tornare là, prima dalla Bolivia, poi siamo passati al Messico e ci ha pagato sempre i biglietti.

Le tre cartoline agli itineranti
Una cosa carina di Mario che vi racconto, che questo non lo sanno nemmeno i figli, ogni tanto ci scriveva una lettera e mandava tre cartoline e attaccava dei soldi dietro di quelle cartoline.
Dietro quella destinata ai responsabili della équipe, che eravamo noi due  [Rufo e Carmen], 20 dollari.
10 dollari per il secondo, per il presbitero, che a quel tempo era Ezechiele Pasotti. 
E 5 dollari per l’ultimo dicendo: “ Coraggio fratello, sarai primo nel regno dei cieli!”.
Stavo pensando che quello’ultimo in quel momento era  Miguel Chiner che è stato itinerante per tutta la vita, fino ad 80 anni,  si sta fermando solamente quest’anno perché ormai non può più continuare per l’età e per le malattie, ma il Signore lo ha benedetto, come diceva Mario.
“ Tu ti senti l’ultimo?” - “ Si!” - “ Questa cartolina è per te!” e quella cartolina di soli cinque dollari era la cartolina della felicità.

Una comunione e un’amicizia durate una vita
In questo senso abbiamo sempre avuto la comunione con Mario e con Francesca, tutta la vita. Adesso che noi, per la malattia di Carmen ci siamo fermati 4 anni fa, dopo quarantacinque anni di itineranza in Bolivia e in Messico,  abbiamo di nuovo riallacciato l’amicizia con Mario che mi ha aiutato sempre in tutto. Quando avevi bisogno di qualcosa mandavi un messaggino, lui arrivava, era buonissimo, abbiamo sempre avuto questa relazione di amicizia e di aiuto costante.

La malattia e il suo carisma: aiutare gli altri
E poi gli è venuta questa malattia, a me ha impressionato molto questa malattia. Posso dire anche questo. 
Mi ha impressionato molto.
Mi ha impressionato di come Dio porta la storia, perché lui che era un uomo pratico, che non si è fermato mai, che nel portabagagli della sua macchina aveva tutto il necessario e io gli dicevo sempre: “ Come fai tu ad avere nel portabagagli tutte le cose per giardineria, per fare muratore…” sempre perché lui fosse pronto ad aiutare qualsiasi persona.
Quello era il suo carisma. Mai si è negato.

Il carcere e il servizio agli ultimi
E poi andava in carcere. A visitare agli ultimi. Gli indifesi, perché è andato sempre in carcere ad incontrare i detenuti.
Una cosa che mi ha impressionato molto è stata che quando il responsabile della prima comunità della parrocchia di Santa Francesca Cabrini, Giovanni Stirati, era costretto dalla sua malattia a stare fisso a casa, senza muoversi, Mario tutti i lunedì, prima di andare in carcere andava prima a visitare Giovanni Stirati. A stare con lui un’ora. E mi impressionava che Annamaria, la moglie di Giovanni,  mi raccontava che Mario non diceva quasi niente a Giovanni, ma gli teneva la mano e pregava con lui e poi andava in carcere.
Io credevo che andasse dopo il carcere da Giovanni, no. Annamaria mi diceva che era molto educato. Sapendo di andare in carcere e che poteva portare qualcosa a Giovanni, prima andava da lui e poi andava in carcere.
Ha avuto anche questa grazia di capire, leggendo il Vangelo, che il Signore sta con gli ultimi e di essere fra quelli che servono gli ultimi. Lui ha servito gli ultimi, tanto tempo.

Fisso sulla croce per arrivare al cielo
Per questo il Signore gli ha dato questa grazia speciale.
Mi ha impressionato che un uomo, che non si fermava mai, ... gli ha dato questa malattia che lo ha fissato nella croce.
Non si muoveva di casa e piano piano, sempre di più, ha avuto bisogno di aiuto in tutto.
Come fa Dio? Come fa Dio, come un pedagogo meraviglioso, come per poter confermare che per andare in cielo, non c’è altra strada che la croce.
Tutte le catechesi della Quaresima: come uno può sperimentare la Resurrezione? Soltanto se passa per la croce con Gesù! Gesù Cristo, eseguendo la volontà di Dio, entra nella croce per salvarci a noi. 
E tutti noi abbiamo questa occasione con Cristo. Con Cristo. Per poter andare in paradiso è necessario passare per la croce e poi passare dalla croce alla Resurrezione.
E questo ho visto realizzarsi perfettamente in Mario in questi sei mesi.
E’ entrato nella croce e non si è adirato.
Lo abbiamo visitato tante volte per questa amicizia che abbiamo con la famiglia e sempre mi ha impressionato questa sua disponibilità alla volontà di Dio.

Una benedizione e una lode a Dio sperando nella Resurrezione
Per questo vi dico io che questa eucarestia è una benedizione e una lode a Dio, grande e onnipotente, per le meraviglie che sa fare con ogni uomo per portarlo in cielo.
Allora qui abbiamo il corpo di Mario, ma il suo spirito io penso che sta nei cieli.
Noi non siamo come i pagani che bruciamo il corpo. Perché non bruciamo il corpo perché è stato un tempio dello Spirito Santo. E’ stato un tempio di Dio.
Nel suo Battesimo è stato messo il suo Spirito Santo, nella Cresima lo Spirito Santo è disceso con più forza e potenza per farlo apostolo di Cristo, nell’Eucarestia ha vissuto tutta la vita e questo corpo di Cristo si è fatto uno con lui, come lo è con tutti noi. Essendo stato tempio dello Spirito Santo lo sotterriamo, sperando poi che arrivi alla Resurrezione.
Spero sempre che succederà a noi quando moriremo come alla vergine Maria, che verrà Gesù Cristo a portare il nostro spirito nei cieli.
In ogni uomo, che passa al cielo, viene Gesù Cristo.
Pensate a san Giuseppe. La vergine Maria. Portare questo spirito nei cieli.
Speriamo che sia in cielo. 
Per questo noi diciamo “Lodiamo il Signore!”
Con la speranza nella Resurrezione sottereremo questo corpo in terra aspettando la Resurrezione.
Non posso parlare di più perché mi hanno detto di parlare 10 minuti.


Un momento dei funerali, visto dal posto in cui ero seduto

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2 commenti:

Domenico ha detto...

Ogni Singola parola è frase scritta rispecchiano la vita di un uomo che ha servito il Signore in ogni singolo istante della sua vita.Il suo essere speciale lo renderà per sempre grande nell'anima...immenso come il suo cuore...vivo tra le stelle nel cielo.

Anonimo ha detto...

Il nostro grande Mario non dimenticherò mai il suo sorriso rassicurante e il suo fare accogliente ciao Grande creatura spero di andare lì dove sei tu per rivederti di nuovo e crogiolarmi nella tua sostituibile dolcezza Grazie di tutto e se non ti spiace prega per me con tanta gratitudine NADIA LAURO

IL CAMMINO DELL'UOMO

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