giovedì 20 aprile 2023

Per fare un albero, ci vuole un fiore - In memoria di Mariuccio Paolo Piola

"Per fare l'albero ci vuole il seme
Per fare il seme ci vuole il frutto
Per fare il frutto ci vuole il fiore
Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore
"

Cantava Sergio Endrigo con la sua camicia a righe nell'ottobre del 1974 (Clicca qui per il video).

Oggi, 20 aprile 2023, alcuni amici del quartiere ci hanno invitato ad un evento molto particolare che, sia chiaro da subito, è stato per noi un grande dono. E' passato un anno dalla morte (avvenuta il giorno 16/04/2022, sabato santo) di mio padre Mariuccio Paolo Piola, detto dagli amici e conosciuto come Mario. Giovanni, Massimo, Simona, Naomi, Gianni, Alessio, con l'aiuto e il sostegno di tante persone del quartiere che non hanno partecipare fisicamente (alle quali va il nostro grato e sincero grazie), hanno voluto piantare un albero di tre anni nel giardino del quartiere vicino all'edicola di Massimo, il nostro amico giornalaio, in Via della Tenuta Torrenova, fronte civico 26 (civico da molti del quartiere ricordato a memoria perché utilizzato come recapito per Amazon e per i vari corrieri). Hanno piantato un albero per ricordare nostro padre e hanno posto una piccola targa alla base dell'albero con sopra incisa questa frase:

La quercia disse al mandorlo: "Parlami di Dio"... E il mandorlo fiorì

2023, 20 aprile - La piccola targa posta davanti all'albero. E' un albero di tre anni, il cui nome scientifico è Cercis Siliquastrum, da molti conosciuto come albero dell'amore o anche con l'oscuro nome di albero di Giuda

2023, 20 aprile. In Via della Tenuta di Torrenova, fronte civico 26, i presenti davanti all'albero piantato in memoria di Mario Piola

2023, 20 aprile. Da sinistra. In piedi: Luna, Naomi, Simona, mia sorella Sara Piola, Giovanni, Alessio (frontman della band Binario3), alcuni nipoti Francesco T., Marta T., Anna T., Sofia T., mio cognato Marco, con mia nipote Irene T., mia madre Francesca e Gianni. Davanti seduti: Massimo, Andrea che sono io.

Il gesto nasce dal rapporto di conoscenza e di amicizia nate tra nostro padre e nostra madre e queste persone quando, qualche anno fa, il giardino del nostro quartiere giaceva in una condizione di abbandono totale ed era diventato quasi una discarica. Un gruppo di volontari, fra cui i miei genitori, le persone presenti e citate sopra, e tanti altri giovani adulti e anziani della zona si sono uniti per cercare di invertire questa tendenza al degrado e alla sporcizia e hanno ripulito il giardino e nel tempo si sono impegnati a vari livelli per mantenerne il decoro, la pulizia, la potatura della piante, la funzionalità dei sistemi di annaffiatura. Insomma hanno fatto e fanno di tutto perché fosse e sia utilizzato da tutti come un luogo di bellezza e di incontro. E questo è diventato: un luogo bello dove vivere insieme alcuni momenti della giornata oltre ad essere per Massimo, il nostro amico, giornalaio di quartiere, la bella cornice del suo posto di lavoro.

2020, 1 giugno: Mario e Giovanni intenti alla potatura delle siepi del giardino di Torrenova

Torno alla frase scelta per la targa. Questa frase papà la conosceva bene. Forse l'avrà letta in altre circostanze. Io però so con certezza che la conosceva per il motivo che vado a spiegare. Il 20 settembre 2017, Papa Francesco la citò in una udienza generale del mercoledì a diede questo titolo: La speranza cristiana - Educare alla speranza (clicca qui per leggere il testo dell'Udienza e clicca qui per il video dell'Udienza dal minuto 22:00, dal minuto 22 a meno che tu non voglia ascoltare il vangelo anche in arabo e in altre lingue). Feci leggere il testo dell'udienza a mio padre o forse lo fece leggere lui a me. Eravamo costantemente in dialogo sui testi che l'uno o l'altro trovava interessanti e utili a nutrire l'anima di cose vere. Ce li scambiavamo e li commentavamo come i bambini le figurine dei calciatori. In quell'occasione, dopo aver visionato il testo, mi avrà sicuramente detto qualcosa del tipo: "Eccerto André! E' così!" come se avesse letto cose ovvie, per lui.

Nel testo di questa udienza riconosco un concentrato di quello che nostro padre ha vissuto e ha insegnato a tante persone durante i suoi 78 anni di vita. Ai suoi studenti, quelli il cui nome era scritto sul registro di classe e a quelli che durante la sua vita, pur non avendo i propri nomi sul suo registro, hanno scelto, per vari motivi, di imparare da lui. Ufficialmente papà è stato infatti, per lo Stato italiano, un professore, o meglio, come lui si definiva, un insegnante.

Aveva iniziato la sua carriera di insegnante a 23 anni come docente di Educazione artistica nella scuola media "Filippo Apostolo" a Perosa Argentina, una piccola cittadina di tremila anime in provincia di Torino, era l'ottobre del 1966. Due anni prima, nel 1964, a 21 aa, aveva ottenuto il Diploma di maturità classica. E poi aveva proseguito gli studi. La Laurea, o meglio, la Licenza in Teologia nel giugno del 1972 presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dove aveva fatto carte false per venire a studiare dal 1971. Poi, dopo tante avventurose storie vissute, il lavoro come insegnante di Religione, poi il matrimonio, poi i due figli: mia sorella Sara nel 1974 e io che scrivo nel 1978. Nell'aprile1977 l'abilitazione all'insegnamento delle Scienze umane e poi quella della Storia alle scuole medie e poi il 4 marzo del 1982, mentre Lucio Dalla da qualche parte festeggiava il suo trentanovesimo compleanno, mio padre a Perugia difendeva la sua tesi di Laurea in Filosofia Presso l'Università statale. Durante la discussione della tesi, io avevo allora quattro anni, poco prima di far cadere dalla mia tasca una decine di biglie di vetro sul pavimento, osservavo da dietro mio padre seduto su una sedia discutere la tesi di fronte alla commissione. Papà era seduto con  le gambe flesse e disposte sotto la sedia e aveva i piedi incrociati che agitava nervosamente e io riuscivo a vedere la suola delle scarpe con su scritto qualcosa. Ora credo che quella scritta fosse il marchio Vera Pelle che spesso si trova sotto le suole delle scarpe eleganti.
Insomma papà era stato studente fino a 38 anni e professore di scuola media già dai 22 anni, ma sono certo che dai 15 anni in poi all'interno della Congregazione Salesiana, dove dai suoi 13 anni aveva scelto di vivere, si era occupato di seguire ed insegnare ai ragazzi più piccoli. 
Dal 1971 fino al 1992 è stato catechista e responsabile all'interno del Cammino Neocatecumenale, un percorso di fede della Chiesa Cattolica nato sulla scorta del Concilio Vaticano II per il quale ha svolto catechesi nel nord Italia, in Puglia, a Roma e in provincia. 
Dopo il 1992, quando la sua vita, ancora una volta in modo improvviso e con modalità di forte impatto esistenziale, ha preso una direzione inattesa, papà ha nuovamente ri-organizzato la sua esistenza alimentandola con altri nuovi progetti: incontrare i detenuti del Carcere di Regina Coeli di Roma come volontario per Voreco (Volontari Regina Coeli) (https://www.voreco.it/). Un'esperienza ricchissima di umanità e feconda di incontri profondi nei quali papà poteva distribuire quel seme di speranza che era la cifra della sua esistenza.

2014, 18 marzo: Preparazione dei pannelli portatili per permettere di fare la Via Crucis alle persone detenute nel carcere di Regina Coeli  

Nel 1998 si è sposata Sara, la prima figlia, e nel 1999 è nata la prima figlia Marta. E poi Chiara (2000), Irene (2003), Anna (2005), Sofia (2009) e Francesco (2011), nato il 2 settembre, lo stesso giorno di mio padre (e a cui è stato dato il nome del nonno paterno).

2012, 22 luglio - Martinsicuro, immancabile passeggiata per acquistare i quotidiani

2012, 22 luglio - Martinsicuro, le vacanze con i nipoti

2012, 11 agosto - Baby sitter con Francesco

2012, 23 novembre: Tutti pronti per dormire a casa dei nonni

2021,6 giugno: foto di famiglia alla comunione di Sofia e Francesco

Mia madre ha voluto aggiungere qualcosa su nostro padre Mario nel suo essere nonno di sei nipoti. Riporto qui quello che ha scritto:

Nel 1999 Mario è diventato nonno della prima nipote Marta e poi a seguire di altri cinque nipoti: Chiara, Irene, Anna, Sofia, Francesco nel 2011, figli di mia figlia Sara e suo marito Marco.
Nipoti che sono stati la luce dei suoi occhi da subito, senta tentennamenti; che ha aiutato a crescere mettendo a disposizione il suo tempo, le sue energie, il suo amore e la sua creatività.
Nipoti a cui ha dato, ma che gli hanno restituito tanto subito in affetto allegria e vitalità. Soprattutto negli ultimi giorni, le nipoti più grandi, non l'hanno mai lasciato solo alternandosi con la loro presenza.
Nipoti che ha voluto salutare uno a uno, a cui ha dato testimonianza di amore e di fede e che fino all'ultimo lo hanno salutato dicendogli: "Nonno sei bellissimo!" perché con gli occhi dell'amore vedevano la sua Anima.
 

Papà è stato sostenuto non da un' etica di qualche tipo, se definita così avrebbe forse il sapore di bigottismo un pò bacchettone o di moralismo, ma è stato guidato da una sapienza biblica, quella che rimanda ad Abramo che, su un invito di Dio, lascia la sua casa e le sue sicurezze e parte per una terra che non conosce; ad Isacco che viene portato sul monte del sacrificio da suo padre che sembra aver dato di matto e si fida di lui; a Giacobbe che ruba la primogenitura al fratello cacciatore con uno stratagemma; a Giuseppe che è tradito e quasi ucciso dai suoi fratelli eppure li salva; al re Davide che in modo ignobile dopo essere stato con la moglie del suo fedele soldato lo fa uccidere, a Salomone che costruire un magnifico tempio a Gerusalemme. Storie uniche che papà padroneggiava con dovizia traendone gli insegnamenti per l'esistenza, così come conosceva la Terra dove sono avvenute: Israele.

In Israele papà è andato diverse volte, la prima delle quali per un mese a 28 anni nel settembre del 1971 girando spesso a piedi inviato dai suoi catechisti, Kiko e Carmen, a due a due con un compagno di viaggio estratto a sorte proprio come si legge nel vangelo di Matteo 10, 16-23 (clicca qui per leggere il testo), spesso senza un dollaro in tasca dopo aver dato i suoi soldi in beneficienza; cavandosela sempre in modi impensabili e avendo come meta e punto di incontro con gli altri Gerusalemme. Annunciando per la via la buona notizia di un Dio che si è fatto uomo e che ha vinto la morte perché noi potessimo vivere con la libertà dei figli di un re, già qui sulla terra, e poi per sempre nell'eternità nel cielo. Papà quella volta, quando arrivò a Gerusalemme, spedì a mia madre che lo aspettava a Roma speranzosa di iniziare con lui una relazione, una cartolina postale che aveva sulla faccia anteriore una foto del deserto di Giuda con delle capre e un pastore. Sul retro della cartolina papà aveva scritto: "Il Signore è il mio pastore non manco di nulla". Lascio a voi immaginare la reazione di mia madre a Roma. Però, in fondo, ne parlavo con mia madre dopo la morte di papà, a distanza di cinquanta anni possiamo dire che papà scrivendo questa frase è stato onesto. Ha scritto la
verità. E anche grazie a questa verità, il loro matrimonio ha potuto superare ostacoli altrimenti insormontabili.

1973, marzo: Mario e Francesca, allora fidanzati, in una rara foto fatta bene, forse al matrimonio di mio zio Mario Ricci. Come si vede era nella fase barba e capelli lunghi, dopo anni di look più rigoroso con barba non presente e capelli corti. 

Per diversi anni il suo sapersela cavare con saggezza, astuti come serpi e semplici come colombe (clicca qui per leggere il testo) lo ha reso una persona di riferimento da consultare nei momenti importanti della vita. I momenti della scelta, del dubbio, dello smarrimento, della difficoltà, del cambiamento, della crisi.  
Molte persone ne hanno apprezzato la capacità di risolvere problemi pratici in qualità giardiniere, muratore, elettricista, saldatore, inventore,  pittore, imbianchino, stuccatore, fattore, guardia parco, sturatore di lavandini o di water, inventore di metodi per risalire mediante anagrafe bovina a proprietari di vacche lasciate pascolare abusivamente nei boschi laziali, gestore di case, uomo di fiducia. Il problem solving fatto persona.  

2013, 17 novembre. Allargamento della casa di mia sorella Sara, con la costruzione di nuovi locali

2014, 10 febbraio: finita la posa delle piastrelle nel bagno di casa mia


Sapeva essere all'occorrenza un ottimo secondo  o assistente quando trovava qualcuno che in un settore lo superava in qualcosa: si lasciava guidare per esempio nell'idraulica accettando il ruolo di aiutante di mio cognato Marco, idraulico di professione da almeno due generazioni.

2009, 27 febbraio. Papà osserva dalla porta Marco, mio cognato, che svolge un'intervento di idraulica nel bagno di casa dei miei genitori lasciando a lui la direzione e resta a disposizione per aiutarlo.
Queste molteplici qualità papà le metteva al servizio delle molte persone che lo contattavano, persone il cui numero negli anni è cresciuto esponenzialmente. E' un pò un'esperienza comune che le persone per le quali ha lavorato ci hanno raccontato del legame che papà riusciva a creare con esse e della fiducia, della stima e della ammirazione che destava in loro. 

Questo dà un'idea del perché papà fosse un maestro, a vari livelli e in diversi campi. Se mi doveste chiedere maestro di che, e mi deste al massimo quattro parole per rispondere io sarei costretto a sintetizzare così: maestro di vita.

Faccio un non piccolo salto nel tempo. Nei due mesi che mio padre è stato a casa prima di morire abbiamo trascorso con lui ogni giorno. 
Io personalmente con mio padre parlavo di tutto. Dai miei 22 anni ai 44 io e mio padre abbiamo parlato sempre. Il nostro era un confronto quotidiano ed è stato uno pochi testimoni della mia vita interiore con la confidenza che si concede appunto ad una manciata di persone. E in quei due mesi, dopo i due lunghi isolamenti a cui era stato sottoposto per gli interventi chirurgici e per il Covid e che hanno impedito a noi famigliari di stargli fisicamente vicino, noi tutti, papà compreso, avevamo piena consapevolezza che il tempo si stava facendo breve e che nonostante la sua lucidità, non avremmo avuto a disposizione un tempo infinito.
Sono stati i giorni dell'abbraccio, dell'affetto, dello stare insieme, dell'ogni minuto in più è un regalo.

Papà non ha mai perso la sua lucidità, fino all'ultimo momento della sua vita. 
Il 3 marzo del 2022, poco più di un mese prima della morte, abbiamo vissuto fra i tanti uno momento molto vero e di incontro e di scambio molto profondo e molto commuovente. Fra le tante cose dette, io mi sono rivolto a lui piangendo e gli ho detto: "Papà ora mi dovrò ricordare tutti gli insegnamenti che mi hai dato papà". Mio papà era molto sereno e concentrato a darmi la risposta utile, la risposta guida. Quella capace di innescare un processo di crescita, quella che dentro rimane come un seme che poi germoglia per gli anni a venire. E mi ha detto questo: "L'insegnamento è il Vangelo, il nostro maestro!". 

Io, questa carta da novanta, questo asso nella manica sfoderato da papà in maniera spudoratamente coraggiosa in un momento che sarebbe stato difficilissimo per molti, forse per chiunque, questo seme che mio padre mi ha consegnato nelle mani come sintesi estrema della sua vita di maestro in quella risposta regalatami come una delle perle preziose della mia vita, la condivido con voi in questa meravigliosa occasione dell'albero piantato in sua memoria.

E cosa dice il vangelo? Se è il nostro maestro, che cosa ci insegna?

Il Vangelo dice tante cose, ma in fondo ne dice poche e fondamentali. L'udienza del Papa, in cui è citata la frase posta sulla targa, mi dà modo di mettere a tema alcuni dei concetti su cui papà, fondava i suoi ragionamenti e a cui ancorava i suoi discorsi, ma soprattutto che erano il fondamento solido e inscalfibile della sua vita. Quelle fondamenta ancorate alla roccia, come la famosa casa costruita dall'uomo saggio del vangelo di Matteo 7, 21-27 (clicca qui per leggere il testo), che gli hanno permesso di non tremare e di non disperare davanti alla evidenza e alla presa d'atto di una morte certa ed imminente di fronte alla quale non è caduto e di fronte a cui ha scelto di farsi ancora alunno e studente, secondo, assistente, numero due, del suo vero e unico maestro imitandone lo stile con cui ha affrontato una notte di circa duemila anni fa in un altro giardino conosciuto con il nome di Getsemani come si legge in Matteo 26, 36-42 (clicca qui per il riferimento al testo).

Concetti, è inutile che lo sottolinei, naturalmente intrisi di sapienza evangelica e prima ancora fondati sulla saggezza biblica.
Ci provo. Spero che ne assaporiate la portata. E' talmente grande che un padre le lascia come viatico ad un figlio e con lui a tutti i suoi cari come vademecum per la vita.

Pensa.
Spera.
Non arrenderti alla notte.
Il primo nemico  da sottomettere non è fuori di te: è dentro di te. Pertanto non concedere spazio ai pensieri amari, oscuri. 
Questo mondo è il primo miracolo che Dio ha fatto e Dio ha messo nelle nostre mani la grazia di nuovi prodigi.
Fede e Speranza procedono insieme.
Credi all'esistenza delle verità più alte e più belle. 
Confida in Dio, nello Spirito Santo, nell'abbraccio di Cristo.
Il mondo cammina grazie allo sguardo di chi apre brecce, costruisce ponti, sogna e crede, anche se circondato da derisione.
Non pensare nella lotta che conduci quaggi che sia tutto inutile. 
Dio ci ha fatto per fiorire.
Ovunque tu sia, costruisci.
Sei a terra? Alzati.
Non rimanere a terra, fatti aiutare per metterti in piedi se serve.
Sei seduto? Mettiti in cammino.
Scaccia la noia con le opere di bene.
Scaccia il vuoto chiedendo allo Spirito Santo che ti renda pieno.
Opera la pace in mezzo agli uomini.
Non ascoltare le voci dell'odio e delle divisioni.
Nei contrasti pazienta: ognuno è depositario di un frammento di verità.

Ama le persone. Amale una ad una.
Rispetta il cammino di tutti.

Gesù ci ha consegnato una luce che brilla nelle tenebre: difendila, proteggila.
Quell'unico lume è la ricchezza più grande affidata alla tua vita.

E soprattutto, sogna! Non vere paura di sognare. Sogna!
Sogna un mondo che ancora non si vede, ma che certamente arriverà.

La speranza ci porta a credere all'esistenza di una creazione che si estende fino al suo compimento definitivo, quando Dio sarà tutto in tutti. Gli uomini capaci si immaginazione hanno regalato scoperte scientifiche e tecnologiche, hanno solcato oceani e coltivando la speranza hanno vinto schiavitù e migliorato le condizioni di vita su questa terra. Pensate a questi uomini.

Sii responsabile di questo mondo e della vita di ogni uomo. 
Pensa che ogni ingiustizia verso un povero è una ferita aperta, e sminuisce la tua stessa dignità.

La vita non cessa con la tua esistenza e in questo mondo verranno altre generazioni. 
Ogni giorno domanda a Dio il dono del coraggio.
Ricordati che Gesù ha vinto per noi la paura. Lui ha vinto la paura.
La nostra nemica più infida non può nulla contro la Fede. 

Quando ti troverai impaurito di fronte a qualche difficoltà della vita, ricordati che tu non vivi solo per te stesso. Nel battesimo la tua vita è stata immersa nel mistero della Trinità e tu appartiene a Gesù. E se un giorno ti prendesse lo spavento, o tu pensassi che il male è troppo grande per essere sfidato, pensa semplicemente che Gesù vive in te. Ed è Lui che, attraverso di te, con la sua mitezza vuole sottomettere tutti i nemici dell'uomo: il peccato, l'odio, il crimine, la violenza, tutti nostri nemici.

Abbi sempre il coraggio della verità, però ricordati: non sei superiore a nessuno. Ricordati di questo: non sei superiore a nessuno. Se tu fossi rimasto anche l'ultimo a credere nella verità, non rifuggire per questo dalla compagnia degli uomini.
Anche se vivessi in un eremo, porta nel cuore le sofferenze di ogni creatura. Sei cristiano e nella preghiera tutto riconsegni a Dio. 

E coltiva ideali. Vivi per qualcosa che supera l'uomo. E se un giorno questi ideali ti dovessero chiedere un conto salato da pagare, non smettere mai di portarli nel tuo cuore. La fedeltà ottiene tutto.

Se sbagli rialzati: nulla è più umano di commettere errori. E quegli stessi errori non devono diventare per te una prigione. 
Il Figlio di Dio è venuto non per i sani, ma per i malati: quindi è venuto anche per te. E se sbaglierai ancora in futuro, non temere, rialzati!
Sai perché? Perché Dio è tuo amico.

Se ti colpisce l'amarezza, credi fermamente in tutte le persone che ancora operano per il bene: nella loro umiltà c'è il seme di un mondo nuovo.
Frequenta le persone che hanno custodito il cuore come quello di un bambino.
Impara dalla meraviglia. Coltiva lo stupore.
Vivi, ama, sogna, credi.
E, con la grazia di Dio, non disperare mai.



Prendo ancora in prestito al pettinatissimo Sergio Endrigo alcune parole della sua meravigliosa canzone: 

"Le cose d'ogni giorno
raccontano segreti
a chi le sa guardare
ed ascoltare.

Per fare un albero, ci vuole un fiore.
Per fare tutto, ci vuole un fiore".

Papà è stato, è e continuerà ad essere il nostro fiore, il nostro bel fiore, che sarebbe stato bello anche se non utile a fare un albero, ma come ulteriore dono, nel suo caso, come perfetta realizzazione dello scopo (ognuno di noi ne ha uno, come scrive, volendo approfondire, fra gli altri Valerio Albisetti. Diventa ciò che sei. Un cammino di psicospiritualità cristiana. Figlie di San Paolo. Milano. 2005. Pag. 29, clicca qui per vederne il sito) per cui è stato mandato sulla terra, credo che si possa dire che si sia evoluto e trasformato pure in un albero con tanti rami, uno dei quali potremmo essere noi famiglia e gli altri rami le tante altre realtà che lui ha contribuito a far nascere nella sua vita e nella vita degli altri... oltre all'albero vero che da oggi, grazie a questi amici, si erge vicino all'edicola di Massimo il giornalaio, fronte civico 26.

Papà è stato, è e continuerà ad essere un fiore e forse pure un albero per chi, come questi nostri amici, lo farà crescere nel suo giardino.

202, 12 giugno. Presso i Cadini del Brenton (BL) durante l'ultima estate passata insieme sulle montagne.



Sitografia:
2) https://www.youtube.com/watch?v=615nMPDfvog (dal 22° minuto, a meno che non vuoi sentire l'introduzione in arabo)

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie, ogni volta leggo qualche pagina, frase, parola che non conoscevo o che avevo dimenticata. Grazie

IL CAMMINO DELL'UOMO

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Marcia francescana 25 luglio - 4 agosto 2003