martedì 30 settembre 2014

Piero Pasquini - Funerali - Omelia di don Fabio Pieroni



Nella parrocchia del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo a Roma, il 19 settembre 2014, si sono celebrati i funerali di Piero Pasquini, che ci è diventato molto caro. Un momento difficile e complesso, come sempre in questi casi, ma anche rallegrato e rasserenato da una speranza antica e nuova. Uno strano miscuglio di dolore per la scomparsa di un caro, ma anche una festa, un giorno illuminato dalla speranza di una vita che non muore, di un tempo di gioia che inizia e che non finirà mai.
Questa è la luce che in questa strana giornata si è diffusa a rischiarare i pensieri e il cuore di tutti coloro che si sono trovati a partecipare a questo momento di preghiera.
Riportiamo il testo del vangelo e la trascrizione dell'omelia pronunciata da Don Fabio Pieroni.

Si rimane a disposizione per l'immediata rimozione del testo su richiesta degli aventi diritto.


Luca 7, 11-17
In quel tempo Gesù si recò in una città chiamata Nain con i suoi discepoli e con lui una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato al sepolcro un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: “ Non piangere”. Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: “ Ragazzo, dico a te, alzati!”. Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: “ Un grande profeta è sorto fra noi e Dio ha visitato il suo popolo”. La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e in tutta le regione circostante.

Omelia:

La morte: un fatto che verifica la nostra vita - Abbiamo ascoltato questa lettura e stiamo vivendo un momento forte. Di fronte a questa esperienza della morte tutti noi veniamo in qualche modo traumatizzati, perché veniamo riportati ad una realtà che poi è misura di tutto quello che noi viviamo, di tutto quello che noi facciamo. Perché di fronte alla morte veniamo proprio verificati da qualcosa che cerchiamo di sfuggire, di dimenticare, di rimandare. E allora per tanti di noi oggi è un distacco da un padre, da un fratello, da un amico, tanti altri sono amici di amici.

Il concetto della morte illuminato dalla resurrezione di Gesù Cristo - Per tutti noi comunque è un evento che va illuminato, perché noi possiamo vedere dietro questo evento, una vittoria, un significato alla luce di colui che ha affrontato la morte che è Gesù Cristo, e che ha dato alla morte un segno nuovo che è quello del passaggio, che è quello di un’esperienza che mentre ci arriva, invece di toglierci la vita, pur non volendo, questa morte ci consegna qualcosa nella speranza.

La dimensione della resurrezione - Perché la morte è stata distrutta dalla resurrezione di Gesù Cristo nel senso che gli è stato cambiato il segno. Gli è stato cambiato il pungiglione. Questo pungiglione non ha più in Gesù Cristo quel veleno che toglie la voglia di vivere, ma al contrario ci introduce in un’altra dimensione che è quella della resurrezione di Gesù che è qui presente e che ci vuole dare una parola, su Piero e su quello che oggi stiamo vivendo. E abbiamo ascoltato questo vangelo.

La ricerca di Dio e della verità - Questo vangelo è stato preceduto da una parola di San Giovanni apostolo. Non si è capito quasi niente perché è un testo molto difficile che andrebbe studiato e approfondito con calma. Fatto sta che mentre ascoltavo, mi è rimasta una cosa sola. Lui diceva che c’è qualcuno che cerca Dio. Uno vorrebbe vedere Dio. Dove sta Dio. E uno ha questa pretesa di vedere Dio. Dio è la verità, la cosa più grande, la cosa più vera. E io credo che Piero avesse questo atteggiamento. Mi ricordo che era una persona molto esigente, come mio padre. Praticamente erano quasi coetanei. Mio padre è morto due anni fa. Una persona di grande umanità, ma di grande laicità. Quindi non un religioso naturale. A lui non gliene importava quasi niente delle messe, delle candele, delle preghiere. A lui rimbalzavano. Sai quando, m’arimbalza. Perché mio padre come Piero era una persona che cercava la verità, più vera, più autentica. Mi sembra una giusta pretesa che Gesù non sottovaluta.

L’esperienza concreta del vangelo: una parola che si fa realtà - E allora cosa successe. Io credo che questa ricerca della verità è stata premiata da parte di Dio nei confronti di Piero il quale ha vissuto il vangelo.
Avete visto il vangelo parlava di una città di Israele che si chiama Nain. Dov’è Nain? Nain si trova in Israele, in una pianura. La pianura della fecondità, si chiama la pianura di Esdrelon e sta sotto il monte Tabor dove c’è stata la trasfigurazione. Lì in questo paesetto passa il corteo funebre. Ci sono i pianti e c’è il bambino morto. Un ragazzo. Mentre questa donna piange Gesù ebbe compassione. Si ferma il feretro e dice: “ Ragazzo alzati!”, poi questo si alza sul serio, resuscita, comincia a parlare e lui lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: “ Un grande profeta è sorto fra noi! Dio ha visitato il suo popolo”. Ecco qua quello che un certo giorno Piero ha cominciato a dire. “Dio mi sa che c’è sul serio!”.

Una persona che cerca la verità è permeabile all’azione di Dio. Questa azione lo ha fecondato, lo ha umanizzato. L’ultima volta io l’ho visto alla festa della parrocchia e mi disse qualcosa di simile a quello che mi disse mio padre. Mio padre era un grande professionista che voleva che io continuassi a vivere con lui nella sua azienda e si rammaricava che io fossi addirittura diventato prete, mi fossi rovinato così. Avevamo e facevamo un sacco di cose gagliarde. Prete. Di tutte le cose, prete. Mio padre è stato tre anni a ripensarci, ma negli ultimi tempi mio padre mi disse: “ Lo sai che io ti invidio, che vivi una vita bellissima!”.
Io credo che la stessa cosa ha cominciato a dire Piero di Luca. Abbiamo letto il vangelo secondo Luca. Chi è il morto che poi viene resuscitato. Io penso che era proprio Luca. Io sono sicuro che dentro tante anche situazioni di conflitto che ci sono tra padre e figlio, figlio e padre c’è sempre una sfida e anche una ricerca della verità.

Aver riconosciuto la visita del grande profeta - E il fatto che Luca è venuto nella nostra parrocchia morto, non fisicamente, ma quasi. Moribondo. Per tanti problemi che nascono proprio dal fatto che uno perde sua madre che è la chiesa. Lo restituì a sua madre, dice il vangelo. Il fatto che durante questo tempo anche lungo, adesso sono una decina d’anni che Luca frequenta la nostra parrocchia Luca è sbocciato, si è laureato, si è sposato, è maturato, e diventato padre, una cosa grandissima, ha suscitato nel padre questa considerazione: “ Ma che ti sei dopato?”. Come mai. Questo lo ha rallegrato profondamente. In questo senso noi possiamo celebrare un funerale cristiano di una persona molto laica che però ha riconosciuto Cristo. Come diceva il vangelo: un grande profeta è sorto fra noi. Dio ha visitato la mia vita, mio figlio, la mia realtà. Non si è stancato di me. Non mi ha maledetto. Non mi ha sottovalutato. Non ha tradito le mie aspettative. Ora, lo diceva anche un personaggio molto importante del vangelo di Luca, “ Ora lascia che il tuo servo vada in pace secondo la tua Parola” ( cfr Luca 2, 29). Posso pure morire “perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza. Luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” ( cfr Luca 2, 30-32).

Quanto è grande il tuo amore - Certo la morte è sempre una cosa alla quale si ribella, però ci sono tante cose che ci preparano, che ci facilitano e che ci introducono in una pienezza della quale questi fiori sono segno. Sono segno di quella terra in cui tante cose saranno chiare. In cui ci accorgeremo che tante manchevolezze sono state colmate da tanti fratelli che ci hanno amati. In cui potremmo dire: “ O Signore, nostro Dio quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!” ( Salmo 8). Abbiamo cantato questo. In primo luogo oggi questo lo dice Piero. O Signore nostro Dio quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
La vita nostra vista alla luce della parola di Dio, al di là di questa vicenda storica. “Che cosa è l’uomo perché te ne curi, il figlio dell’uomo perché te ne dia pensiero” ( Salmo 8). Ma tu lo hai fatto poco meno degli angeli. Di gloria e di onore mi hai coronato ( cfr. salmo 8). Come mai tutta questa misericordia? Come mai tutta questa attenzione? Come mai tutta questa grazia che hai riversato su di me, anche nei riguardi di mio figlio, e anche tramite tanti amici? Qui c’è anche il vescovo, Mons. Dieci che è suo amico. Quante amicizie. Quanto aiuto da alcuni fratelli come anche Mons. Dieci ha dato a Piero.

Fare memoria del significato del funerale di Piero - Tutto questo oggi dobbiamo raccoglierlo e coniugarlo con la nostra esistenza che tante volte è così distratta, superficiale, perché nessuno ci aiuta a ragionare. A ragionare attraverso la parola di Dio che illumina questi eventi che ci passano addosso così, come pioggia che passa sopra un impermeabile. Adesso usciamo di qua, andiamo a cercare la macchina da qualche parte in questo quartiere pazzesco, difficilissimo, e ti dimentichi di tutto: “Come si chiamava? Che cosa abbiamo fatto?” No. Alcune cose le dobbiamo difendere. Alcuni eventi dobbiamo ricordarli. “Che fai, ti ricordi un funerale?” Si, meglio ricordarcelo. Ricordarsi la parola di vittoria che Cristo ha pronunciato in un evento che ci sembra banale, che ci sembra inaspettata. Questo evento non è così tragico, dove c’è questo giudizio in cui c’è il Cristo da rappresentare come nel Giudizio universale di Michelangelo dove appare arrabbiato. È un’iconografia sbagliata. Cristo non è così. Non è quello Dio.

Ripartire dal fare qualcosa di bello in Dio - Ringraziamo Dio che siamo qua. In questa situazione complessa, dolorosa, che però ha il potere di offrirci quel collirio che deve lavare i nostri occhi perché possiamo ripartire. Perché ci possiamo sbrigare a fare qualcosa verso Dio. Ti devi sbrigare. Quando una persona comprende che si deve sbrigare a fare le cose belle significa che ha una virtù che si chiama il timor di Dio. Il timore di Dio è. “Mi devo sbrigare a fare qualcosa di bello! Sto perdendo tempo. Mi sono fissata su mia nuora. Mi sono smontata per quella offesa. Mi sono demoralizzato per quell’obiettivo fallito”. Ma ce ne stanno tanti altri che dobbiamo cercare in Dio!

Continuare vivere nel canto - Io invito adesso, a partire da Elena e da Luca, a vivere questo momento in cui celebriamo questo segno dell’Eucarestia che è un segno di fedeltà perché Dio è il primo che ci ha voluti vivi. “ O Signore nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra” ( Salmo 8). Lui ci ha creati per amore. Non è che il suo sguardo si distoglie perché noi abbiamo detto una parolaccia. Ringraziamolo. Il Dio, quello sbagliato, mettiamolo alla porta. Io quest’anno ho fatto un pellegrinaggio in cui ho detto: “ Dobbiamo fare un atto di ripudio del Dio falso!”. Noi siamo oppressi a volte da un Dio falso, che fa sempre tutto difficile. Oggi Cristo è qua. Io credo che appunto Piero in questa visione di Dio si possa riposare, rallegrare e cantare questo salmo del quale abbiamo ascoltato la versione cantata, ma che potremmo riprendere. E’ il salmo 8. Trovatelo, se uno non ha la Bibbia se la compra. 

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