sabato 29 febbraio 2020

Matteo 4,1-11 - Ricordiamo la paternità di Dio su di noi e affrontiamo le tentazioni - Commento al Vangelo di don Fabio Rosini


Il testo risulta dalla trascrizione del file audio di Radiovaticana reperibile al link: audio del commento al Vangelo. Si resta a disposizione degli aventi diritto per l'immediata rimozione del testo. I neretti e i titoli dei paragrafi in grigio sono stati aggiunti al testo solamente con lo scopo di paragrafare il testo e non fanno parte del discorso originale.

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Matteo 4, 1-11

Entriamo nella Quaresima con il dono del testo delle tre tentazioni secondo Matteo. Siamo preparati in questo testo dell’anno liturgico A, il primo dei tre, dal racconto del peccato primordiale, dalla caduta inziale. Questa caduta, narrata nella prima lettura, è la pista su cui dobbiamo lavorare, perché appunto parleremo di tentazione e vediamo il primo combattimento esplicito di Cristo contro il maligno che è quello appunto che compare nel capitolo 4 del vangelo di Matteo.

Una tentazione sul cibo, ma riguardante l’invidia, la superbia, l’affermazione dell’ego - 
La prima tentazione riguarda un cibo. La prima tentazione di Cristo riguarderà il cibo. Possiamo vedere che il cibo viene proposto come strumento di autoaffermazione nel racconto di Genesi 3. Cioè mangiare dell’albero del giardino per emanciparsi e diventare indipendenti da Dio e ansi simili a lui, cioè diventare come lui, suoi antagonisti, rivali. Il tema dell’invidia è latente, per cui si parte dal tema della gola, della voglia di mangiare una cosa che non si potrebbe mangiare, ma il problema vero è l’invidia, il problema vero è la superbia, l’affermazione dell’ego e il superamento di qualcun altro. 


La prima tentazione: affermare la propria supremazia rispetto alle cose - 
Ecco che infatti, nella prima tentazione, una parte di questa antica primordiale trappola del serpente viene esplicitata dal diavolo che dice a Gesù: “Se sei figlio di Dio di che queste pietre diventino pane”. Se sei uguale a Dio, se sei della stessa caratura, dello stesso livello. E lo invita ad esplicitare la sua figliolanza divina per mezzo della violazione della natura delle cose. Cioè, il pane è il pane, le pietre sono le pietre. Chi non coglie la differenza, meglio che non inviti a pranzo nessuno potrebbe fare qualche macello. E no. Le pietre son pietre. Le cose sono quelle che sono. La tentazione è affermare la propria supremazia rispetto alla cose. 
Cioè? Gesù viene da un digiuno sterminato, pazzesco e quindi ha tanta fame ed è interessante, la tentazione non viene quando uno è forte, viene quando uno è debole, viene nel momento della fragilità. Viene nel momento in cui guardi una pietra e hai talmente tanta fame che inizi a dire: “ Ma non è che niente niente è una pagnotta quella?”. Ecco, uno inizia a confondersi sulle cose e a leggerle secondo il proprio appetito, secondo la propria voglia, secondo il proprio bisogno e non per quello che sono. Il punto è che questo dovrebbe essere un tema di autoaffermazione ancora una volta.

La risposta di Gesù: io non vivo perché prendo delle iniziative -
Cristo risponde rovesciando la prospettiva. Io non vivo perché prendo delle iniziative, ma perché il Padre mi nutre, non vivo perché mi affermo, ma perché il Padre è buono. Se sono figlio di Dio lo sono perché Dio è mio padre non perché io sono allo stesso livello e mi autoaffermo e mi sottolineo. 


La seconda tentazione: comandare sulla realtà e riuscire a provocare una manifestazione di Dio - 
 E questo è tutto il tema che poi viene proseguito dalla storia del lancio dai pinnacoli del tempio per poter fare una cosa spettacolare e quindi avere questa grande idea di riuscire a provocare questa manifestazione di Dio perché infatti, se sei figlio di Dio, comandi sulla realtà e le cose ti obbediscono. Cioè tu batti il ritmo a Dio. Tu gli sta schioccando le dita e lui deve manifestarsi. E’ un tema ancora una volta di autoaffermazione, in primis, secondo la logica, nella prima tentazione, degli appetiti, qui è secondo la logica dei progetti, cioè delle idee, delle cose che uno pensa di poter fare, le ideone, che uno pensa di dover perseguire per risolvere le cose che non gli piacciono della vita. Ecco.

Gesù risponde anche questa volta: viene prima Dio - 
Il problema è che ancora una volta Gesù risponderà: no, viene prima Dio. Non sono che parto, non sono il che lo saggio, non sono io che prendo, perché io sono figlio e Dio è Padre. Allora io so che il vero punto per vivere è fidarmi di lui e non tirargli la giacchetta. Non costringerlo a manifestarsi. 
Ed ecco che ancora il tema non è tanto se mi affermo io, quanto se mi ricordo chi è Dio. Io vinco la tentazione dell’autoaffermazione attraverso la memoria della bella affermazione di chi Dio è. Dio è mio padre, mi vuole bene, mi fido di lui.

La terza tentazione: per affermare te stesso dei piegarti al potere e distruggere la tua dignità - 
E ancora una volta questa tentazione di autoaffermazione viene sottolineata dall’offerta del potere e del possesso. Però questa volta deve essere più esplicito il diavolo perché di fatto si sa che il potere chiede compromessi per sua propria natura. Chiunque ha potere ha fatto compromessi, a meno che non sia il potere di Dio, che è l’unico potere che esiste in questo mondo e sopra questo mondo. Ti darò il potere, la gloria del mondo, però ti devi sottomettere al potere. Ti devi gettare ai miei piedi. Ti devi prostrare. Devi scendere a compromessi con me. Ti devi piegare a me. E questo è ancor più manifesto come inganno: per affermare te stesso, in fondo devi distruggere la tua dignità. Devi scendere per l’appunto a compromessi. Devi fare qualche cosa che infetta l’origine del tuo potere, perché infatti sarà una questione di favori. Una volta che ti sei piegato a me, poi ti comando io. Chiunque ha potere su questa terra è schiavo di qualcun altro, sempre. Sempre. In ogni caso. Fosse anche il più grande potente di questa terra, è schiavo di qualcun altro, perlomeno della menzogna e del male.

Gesù vince la terza tentazione credendo che è il Padre l’unico del quale si può fidare - 
E ancora una volta la tentazione Cristo la vince tornando a Dio. Cioè dicendo: ma mi posso piegare a qualcun altro che non è il padre? E’ lui l’unico di cui mi fido, lui l’unico che mi alimenta, lui quello a cui mi piegherò, lui solo adorerò. A lui solo renderò culto. E’ interessante che Dio si adora. E il termine greco soggiacente indica si l’atto dell’adorazione, però implica il baciare, portare alla bocca, adorare, ma anche proprio viene usato il termine greco del bacio. A lui solo renderò culto, la mia sarà una liturgia, io avrò una relazione bella, liturgica con Dio. Non mi piegherò come ad un capo mafioso, mi devo prostrare gettandomi ai tuoi piedi, è interessante. Ti devo schiacciare. Ti devi sottomettere per avere il potere. Ecco.

Combattere con il digiuno, la preghiera e l’elemosina per tornare a vivere consapevolmente la paternità di Dio su di noi - 
Noi tutti quanti entriamo nella Quaresima sapendo che dobbiamo combattere con il digiuno contro l’assolutizzazione dei nostri appetiti, con la preghiera contro l’assolutizzazione dei nostri progetti e con l’elemosina contro l’assolutizzazione dei possessi. Perché? Per tornare a Dio perché è di questo che abbiamo bisogno. Perché è questa la conversione. Perché la conversione è ri-direzionare il cuore per grazia, per l’opera dello Spirito Santo in noi, e questa opera è la memoria della paternità di Dio, a cui tutto ricondurre. Riportare a lui il nostro appetito. E’ lui che ci saprà saziare. Riportare a lui i nostri progetti perché Lui ne ha di migliori. A lui solo piegarci, perché lui solo si merita il nostro culto e la nostra adorazione.

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