venerdì 6 gennaio 2023

Nicola Gratteri - Come la ndrangheta ricicla il denaro


..."Io dico sempre ai nostri ragazzi: “Quando fate diciotto anni, andate a donare il sangue. Andate negli ospedali un quarto d’ora a fare compagnia ai vecchi, a quelli abbandonati dai figli, che vi aiuta a forgiare il carattere, a diventare più forti. Andate dove c’è il dolore. Vi aiuta a crescere”. E quindi io sono d’accordo. Lei parlava di associazione anti-mafia, perché certe volte noi abbiamo incontrato associazioni anti-mafia che hanno fatto un busines. Abbiamo incontrato sul piano giudiziario persone dell’anti-mafia che hanno presi soldi. Si sono fatti un giro alla regione, a quel che resta delle province, ai comuni e poi hanno comperato cose per casa propria. E questo ci fa tornare venti anni indietro nella lotta alle mafie. Cerchiamo di lottare, di essere impegnati nel sociale, ma di guardare con attenzione. Non basta solo dire, urlare, o manifestare anti-mafia. Non basta stare dietro ad una bandiera riconosciuta da tutti. Continuiamo a fare bene il nostro lavoro. Impegnati nel sociale, anche se ci costa fatica, perché serve. Ha un senso. Un valore. Si incide anche un pochino sull’opinione pubblica e su chi ha il potere di legiferare.

Il tema della solitudine non c’è. Noi abbiamo il problema contrario, di riuscire a stare un’ora sola da soli. Voglio dire c’è molto consenso, l’opinione pubblica ci segue, noi abbiamo migliaia e migliaia di persone che fanno il tifo per noi e che ci seguono con tanto affetto in qualsiasi parte andiamo. In qualsiasi posto ci troviamo. Questo ci conforta e ci aiuta ad essere determinati. Purtroppo ahinoi, il legislatore non ha voluto, potuto, o saputo o creare o modificare il sistema giudiziario in modo che non sia conveniente delinquere. Che noi dobbiamo parlare di convenienza. Non dobbiamo parlare né di etica, né di morale. Saremmo perdenti. Parliamo di un sistema giudiziario in cui non sia conveniente delinquere. Fino a quando non si arriva alla situazione di non convenienza a delinquere continuiamo a parlarci addosso. Noi arrestiamo centinaia e migliaia di ‘ndanghetisti, camorristi, uomini di cosa nostra. Stiamo rallentando la crescita e la potenza delle mafie, ma non stiamo vincendo la guerra".

Fonte dei due pezzi sopra trascritti: un'intervista rimossa dal web.



E' una domanda difficile a cui rispondere con esattezza. Parlare di mafie, di anti mafia, stanca. La gente non è disposta a sentire sempre parlare di cose pesanti e serie. Soprattutto negli ultimi decenni, nel mondo occidentale, c'è un decadimento culturale, morale, ed etico. Questo decadimento, questo abbassamento della morale e dell'etica, ha portato sempre più ad un dominio sul piano culturale di una politica consumistica, di un approccio dell'apparire e non dell'essere. Cioè quando io ero un ragazzo la cultura era un valore, quando passava un insegnante noi lo salutavamo con un inchino. Non era un atto di piaggeria, era il dato il fatto che noi vedevamo l'insegnante come un pozzo di scienza e noi sognavamo, pensavamo chissà da grandi poter essere come lui. Era una ammirazione, perché il leggere, il sapere era importante. Oggi c'è molta ignoranza. E questa ignoranza emerge di più. Forse c'era anche una volta l'ignoranza. Ma oggi emerge di più con i social. Siamo in grado di misurare in tempo reale, quanti analfabeti, quanti ignoranti ci sono. Proprio perché ignoranti hanno la presunzione di dire che sono informati. Noi siamo informati. Cioè si raccontano scemenze a vicenda e dicono siamo informati.

Allora mi viene in mente questi che sono contrari ai vaccini. Cioè siamo informati. Cosa succede? Che la gente non è più disposta ad ascoltare come prima. Le stragi sono lontane e non aiuta la cultura della memoria. Perché intanto la politica non ne parla, neanche in periodo elettorale, perché secondo i sondaggi forse non conviene parlare di anti mafia. La magistratura in questo momento in Italia è in crisi. Ha una crisi di identità, ha una crisi di immagine, per colpa di una sparuta minoranza. C'è una campagna di stampa mediatica che in modo sistematico sembriamo tutti degli sporcaccioni, quando in realtà ve lo assicuro, se fosse diversamente ve lo direi. Purtroppo ahinoi c'è una forte disinformazione. Forse ci volevano delle posizioni più coraggiose. Non lo so. Lo scioglimento del CSM, nel mentre incominciare a fare una legge sul nuovo sistema elettorale, se necessario mettere mano alla costituzione, ma bisogna fare qualcosa. Perché altrimenti non si risalirà la china. Buttare l'acqua sporca con il bambino non serve, serve solo agli sporcaccioni, ai faccendieri, o ai mafiosi. Le persone per bene devono stare attenti a non assuefarsi a questa orda di gente che vuole, dopo trenta anni, vendicarsi dei magistrati. Perché i faccendieri, barra politici corrotti, è da trenta anni che prendono bastonate dalla magistratura. 

Ora ci potrebbe essere una sorta di vendetta, una sorta di ritorno. Invece, bisogna stare attenti essere freddi, ragionare, e incominciare ad avere l'onestà, da tutte e due le parti a fare i distinguo. Essere feroci con chi ha abusato del potere e con chi ha rubato. Perché io ho sempre detto che non esiste giustificazione per un funzionario dello Stato se ruba o se si fa corrompere. Men che meno per un magistrato. Che non ha nessun alibi, nessuna giustificazione un magistrato che prende soldi. Non stiamo parlando di uno stato di necessità. Ma anche in uno stato di necessità, non si ruba mai, non si prendono mai soldi, perché c'è sempre la possibilità di mangiare. Noi oggi abbiamo un concetto diverso della povertà. Quando io ero ragazzo povero era chi mangiava una volta al giorno. Io stavo bene perchè mangiavo tre volte al giorno, perché avevamo una terra, perché i miei nonni da mio padre avevano una vigna, avevamo il grano, avevano l'olio e quindi stavano bene. Noi si stava bene perché mangiavamo tre volte al giorno. Oggi povero è chi non si può comprare il telefonino da settecento euro. Oggi povero è chi non si può comprare le scarpe da trecento euro. Quindi i parametri sono cambiati. Una società consumistica e poi questo abbassamento della morale e dell'etica. Anche se uno non ce la può fare non rinuncia alla settimana bianca. Anche se uno non ce la può fare non rinuncia alla crocera. E quindi classi dirigenti. E quindi classe medio alta di funzionari, pur di non scendere da quel target, sono pronti, proni disposti a vendersi. Purtroppo è capitato anche che alcuni magistrati. Ma stiamo parlando di ... in Italia c'è una pianta organica di quasi diecimila magistrati. Ottomila giudici e duemila pubblici ministeri. Ma se alcuni di questi sono stati infedeli e indegni allo Stato, non possiamo prendere una categoria. Non serve alla società per bene e civile questa massificazione di crisi della magistratura. Dobbiamo avere il coraggio, la volontà e la libertà di stanare la gente che ha rubato o che si è comportata in modo infedele rispetto ai dettami della legge e scuoiarlo vivo senza anestesia, ma il resto non ho capito a chi giova, a chi giova dire la magistratura è tutta sporca. La magistratura non funziona e quindi si incomincia a proporre un referendum assolutamente inutile, assolutamente una presa in giro. 

Ad esempio c'è un referendum, stanno raccogliendo le firme in Italia per un referendum dove si dice che chiunque si vuole candidare al CSM bisogna togliere l'obbligo di raccogliere cinquanta firme per presentarsi. Quale è il problema? Tu per essere eletto hai bisogno almeno di mille voti. Cosa fai? Il problema è non riuscire a trovare cinquanta firme all'interno dell'ufficio o dell'ufficio accanto. Sono cose talmente inutili. Altre sono dannose e pericolose. Ad esempio l'idea di separare i giudici dai pubblici ministeri. E il passaggio successivo sapete quale è? Che i duemila pubblici ministeri passeranno sotto l'esecutivo. Poi bisogna sperare che l'esecutivo siano persone per bene, altrimenti non so poi che succede. Altrimenti poi ci facciamo la giustizia con i nostri pubblici ministeri, la giustizia con la nostra polizia giudiziaria.

Fonte: intervista a Nicola Gratteri presso Lugano in Svizzera. Al minuto, 1h 1 minuto di trasmissione.




Nicola Gratteri, una frase pronunciata durante l'intervento


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