domenica 19 settembre 2010

Luca 16, 1-13 - L'amministratore disonesto - Commento al vangelo di don Fabio Rosini

25° domenica del Tempo Ordinario - 18 settembre 2010

Radio vaticana – Orizzonti cristiani

Commento al Vangelo di Don Fabio Rosini

Luca 16, 1-13 L'amministratore disonesto
1 Diceva anche ai discepoli: «C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2 Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. 3 L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. 4 So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. 5 Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: 6 Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. 7 Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. 8 Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 9 Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. 10 Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.11 Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? 12 E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? 13 Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona».
Questo brano presenta una parabola controversissima, ed è molto difficile capire di primo acchitto, quello a cui serve questa parabola. E' la parabola dell'amministratore disonesto, il quale, viene chiamato in causa per render conto della sua amministrazione, e allora falsifica i dati dei debiti dei debitori del suo padrone e così ottiene di salvare la pelle. Sembra un assurdo, che questa parabola venga usata. In realtà dobbiamo dire che è proprio qui che viene detta questa frase un pò enigmatica di Gesù Cristo, al termine di questa storia sorprendente: " ...i figli di questo mondo infatti, verso i loro pari, sono più scaltri dei figli della luce..". Questa frase, che ha varie implicazioni, tra le altre cose significa questo. Sto parlando di un esempio, dice Gesù. I figli delle tenebre, i figli di questo mondo, coloro che hanno come regola della loro vita il denaro se la cavano secondo una logica di scaltrezza che i figli della luce non hanno, che non gli appartiene.
Ma questa scaltrezza, è un esempio. Sotto il punto di vista proprio di un'analogia. Ecco dobbiamo capirlo questo fatto qua. Questa parabola è inutile cercare di spiegarla all'interno di un mondo simbolico che faccia riferimento diretto alle realtà della nostra fede. No. Questa è un'analogia. Si vede un uomo qui che ha capito una cosa. Ha capito che è finito il tempo in cui fa quello che gli pare. Deve farsi degli amici. Deve trovare delle amicizie per il fatto che lui dovrà lasciare l'amministrazione. Allora cosa fa? Usa la disonesta ricchezza per farsi amici. Usa ciò che gli è stato messo in mano, nel poco tempo che ha a disposizione, mentre ancora non ha reso conto della sua amministrazione per catturare amicizie e appoggi. Noi dobbiamo uscire completamente da questo fatto in sè, da questo atto in sé ed usarlo analogicamente. E parlare del fatto che i figli della luce hanno un altro mondo, hanno altre ricchezza. Infatti si parla qui di ricchezza vera e di ricchezza falsa. Si parla di essere fedeli, ad un certo tipo di mondo, al poco, e di essere fedeli al molto. Secondo varie coordinate questa frase è importante. Allora quando una persona di trova nel mondo del denaro, e deve farsi tornare i conti, ha una sua abilità, se la sa cavare. Questa abilità poi, chissà com'è, al momento di stare nel mondo delle cose sante, uno se la dimentica. Uno diventa una persona incapace, ignorante, impreparata. Ma è quella sapienza che va finalmente applicata alle cose sante. Se noi andiamo a vedere molti santi, erano dei peccatori. Erano delle persone che erano stati molto molto bravi nel male e nella redenzione, quella sapienza diventa la loro forza per essere capaci di tirare fuori il massimo dal dono di Dio. C'è una sapienza che noi dobbiamo applicare, dobbiamo sapere commerciare nell'ambito della fede. Noi non siamo chiamati ad essere dei cristiani inebetiti, addormentati, un pò tontacchioni, ma sapienti, vivaci, limpidi, che usano le cose di Dio sapendo bene quanto è importante ciò che hanno in mano.
Veniamo quindi a capire quale è uno dei messaggi importanti di questo vangelo.
Cosa è la scaltrezza dei figli della luce?
Il sapere farsi amici con la ricchezza disonesta perché quando questa verrà a farsi mancare essi ci accolgano nelle dimore eterne. Sapere che c'è una ricchezza vera ed una ricchezza falsa. Sapere che il denaro è una ricchezza falsa. I beni di questo mondo sono una ricchezza falsa perché avranno un termine, non hanno stabilità. Non avranno durata. Sono tutte cose che ci saranno tolte, che ci saranno strappate.
Allora dobbiamo cominciare a capire come vanno usate queste cose qui.
Farci scaltri come quell'amministratore per iniziare a capire che il denaro è strumento di salvezza se lo addomestichiamo e lo sottomettiamo al bene. Se facciamo del denaro uno strumento di amore, ecco che quello, che di per sè era niente, diventa mezzo di salvezza, mezzo di redenzione. Incredibile. La disonesta ricchezza può diventare sistema per diventare la ricchezza vera.
C'è una forma di vivere, di relazionarci al denaro, che è secondo la luce. Che è finalmente non essere schiavi di questo mondo, ma essere signori, padroni di questo mondo.
Però in questo ambito si approfondisce il vangelo ed iniziamo a capire che qui si tratta di una scaltrezza che è fedeltà. L'argomento infatti che viene ripetuto è questo essere fedeli nel poco, nel molto, nell'importante, nel secondario.
La pasta della sapienza dell'amministratore è la disonestà. Quante volte viene ripetuto che è disonesto. La pasta della sapienza dei figli della luce è la fedeltà. Qui si contrappongono disonestà e veracità, fedeltà.
E come si esercita la fedeltà?
E' interessantissimo e utilissimo quanto riceviamo da questo vangelo. La fedeltà comincia dal poco. Comincia dalle cose piccole. La nostra vita cristiana è fatta di piccole fedeltà che diventano la grande fedeltà della vita cristiana. Noi occidentali, capiamo poco la mentalità orientale soggiacente ai vangeli. Noi siamo gente astratta, concettuale. Quando qualcuno ci parla diciamo: "Va bene, quale è il nocciolo? Quale è il punto?" Ed è una forma anche un pò violenta di ascoltare il prossimo. Gli orientali che hanno la loro attenzione molto più spostata sui verbi, sugli atti verbali, sulle azioni, molto meno sui concetti, sanno che sono le azioni che ci salvano, non i concetti. Sanno che le cose sono fatte di piccoli atti, che è inutile dire un concetto astratto, bisogna vedere che cosa è l'esperienza di quell'evento o di quell'oggetto. Quindi, la vita cristiana è fatta di piccole fedeltà, di piccoli fatti. Noi crediamo, con il nostro atteggiamento concettuale che i grandi atti, i grandi momenti, i grandi fatti verificano un uomo. No. Non è vero per niente. Un uomo si verifica con i piccoli atti, si verifica per i particolari. Si verifica per la cura che ha nelle piccole cose. L'amore non è un atto di fondo. E' un atto particolareggiato. Amare una persona, vuol dire essere attenti a quello di cui ha veramente bisogno. Essere attenti ai particolari che sono qui ed ora veramente urgenti. Non è un concetto astratto, una cosa generica. Molti pensano: " Bè, faccio delle piccole trasgressioni, ma poi, di fondo sono cristiano". Uhm. Uno pensa di dire una cosa intelligente. Dice una cosa profondamente stupida. Se io sono disposto a mandare la coscienza in letargo per piccole cose, figuriamoci se non sono disposto a farlo per grandi cose. Se sono disposto a far tacere la mia coscienza per non pagare una cosa che è dovuta, che è piccola "...ma è piccola!", ma se per una cosa piccola non sei disposto a sacrificarti e a obbedire alla tua coscienza, lo farai per le cose grandi? Se sei disposto a rubare un euro vuol dire che sei molto più disposto a rubare un milione di euro. Le persone si valutano dai particolari. Per capire le persone bisogna guardare come si comportano nelle piccole cose, quando nessuno le guarda, quando uno non conta niente, è lì che esce fuori la fedeltà. La nostra vita cristiana è fatta di una fedeltà a Dio che passa per le cose piccole. E' fatta di preghiera quotidiana. E' fatta di adesione a precetti semplici. Piccoli piccoli, ma che farli o non farli cambia tutto. La nostra vita cristiana è un tessuto costituito di un filo. Il filo delle piccole cose in cui ci fidiamo di Dio. C'è una eredità meravigliosa collegata alla piccola obbedienza della vita cristiana. La nostra cultura cristiana è stata erosa, distrutta, non dal fatto che ci hanno tolto la possibilità di celebrare le nostre feste, non dal fatto che ci hanno tolto la possibilità di fare grandi manifestazioni, ma dal fatto che la nostra vita è piena di piccole cose completamente estranee al cristianesimo. E' fatta di piccole cose incompatibili con la fede come oroscopi, gossip e stupidaggini simili che in realtà inzeppano il nostro cervello e ci portano al momento in cui dovremmo produrre il grande atto cristiano, svuotati.
Il vangelo di questa domenica è un vangelo molto utile. Bisogna esercitarsi nella cura delle piccole cose e bisogna addomesticare quel grande padrone di questo mondo che è il denaro, perchè con questa disonesta ricchezza, noi coltiviamo atti che ci portano verso il Regno di dio. Possa la nostra vita cristiana diventare una vita che ha zelo, che ha cura. Alimentata di piccole cose. Un matrimonio si salva per piccole cose, però quotidiane, fatte sempre. I dialoghi non evitati. Parole non dimenticate. Atti non trascurati. La crescita di un bambino felice è una questione di cura. Di piccole cose, di particolari, di cura che si esplica in piccole fedeltà che diventano una grande fedeltà.

NB. Il testo non è stato rivisto e corretto dall'autore e risulta semplicemente dalla trascrizione della trasmissione radiofonica.

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