martedì 20 settembre 2011

20/09/2011 -8° giorno - Jerusalem - Bethlehem - Ben Gurion e ritorno a Roma

20 settembre 2011.

Gerusalemme - Ottavo e ultimo giorno. Rapidissima visita a Betlemme. Decido di arrivarci prendendo il bus arabo appena fuori della Porta di Giaffa. Sul bus chiedo informazioni a due ragazze arabe. Confermano che sto sul bus giusto. Così il bus si ferma poco prima del check point di Betlemme. Le persone scendono. Non mi resta che seguire il flusso di quello che mi sembra un classico spostamento abituale a cui tutti sono ormai abituati. In cinque minuti attraverso il piazzale semi vuoto che separa lo spazio israeliano da quello palestinese. Le due ragazze camminano davanti a me. Sono un pò la mia sicurezza se eventualmente avessi bisogno di ulteriori informazioni. Sul pulman mi erano sembrate contente di potermi aiutare.

Ho modo di vedere il muro da vicino.
Cerco al Caritas Baby Hospital di Betlemme.
Non resisto e ad un certo punto  decido di chiedere alle ragazze il modo per raggiungere la mia meta. Mi aiutano volentieri, e mi fanno prendere insieme a loro un taxi. Sono così gentili che chiedo loro anche di fare una foto.

Dopo qualche scatto al muro raggiungo l'ufficio dell'uscere. Chiedo di poter parlare con suor Lucia. Al telefono gli dico che sono un medico italiano e che sono un caro amico di Don Fabio. Mi chiede di poter aspettare un pochino.

Mi accomodo nella sala di attesa degli ambulatori. Le mamme stanno aspettando il turno dei bambini che hanno portato. Intanto qualcuno di loro inizia a puntare i giochi messi a loro disposizione nella sala. Timidamente se ne iniziano ad impossessare. Piano piano assisto ad un convincimento generale da parte di ciascuno di loro. Si può giocare tranquilli.

Suor Lucia ad un certo punto arriva sorridente. Occhi vivaci, super sorriso, movimenti rapidi. Dopo una rapida presentazione, gentilmente mi mostra  l'ospedale e mi spiega l'attività che svolge.

L'ospedale, fondato nel 1952, è gestito da personale religioso con la collaborazione di medici e paramedici locali. Offre un importantissimo servizio sanitario alla popolazione palestinese. Esso fa da filtro per tutti i problemi sanitari pediatrici della giudea. Molte mamme arrivano anche da Gerico con i loro bambini. Le malattie che possono essere trattate nell'ospedale vengono trattate qui.
Funge anche però da smistamento per i casi che necessitano di interventi chirurgici. In questo senso si mette al servizio della popolazione la rete di contatti e le conoscenze nel campo della salute per rintracciare l'ospedale dove può essere affrontato lo specifico caso clinico che si presenta.
L'ospedale è gestito secondo le regole della spiritualità cristiana, ma all'interno non ci sono simboli religiosi e sono accette persone di ogni confessione religiosa senza alcuna distinzione nel trattamento. 

L'ospedale offre una accoglienza straordinaria ai bambini e alle loro famiglie. L'impressione che si ha è che ciascuno degli ospiti si senta a proprio agio. Vi è un settore dell'ospedale con delle stanze dove le mamme possono dormire in caso di ricovero prolungato dei bambini senza essere costrette a ritornare a casa, magari a 50-60 Km dall'ospedale.

Nel reparto isolamento, ci fermiamo davanti ad una bambina desiderosa di saluti. Quando mi vede con la macchinetta mostra tutta la sua decisione nel non farmi andare via senza che prima le abbia dato la garanzia che le ho fatto una foto.

Anche se in ritardo, ho voluto fare un rapido saluto alla Natività. Sono i giorni della richiesta  del riconoscimento dello stato della Palestina all'UN.

Durante questo giro ho incontrato anche un nuovo amico, con cui ho condiviso un rapidissimo pranzo e un ritorno concitato verso il chek point per Gerusalemme per arrivare in tempo allo sherut che avevo prenotato per l'aereoporto.

Sullo sherut insieme a Orlando e Stefano, pellegrini di Pisa. Hanno fatto un bel percorso a piedi, prima in Italia, da Pisa a Bari  e poi, in Israele, da Akko fino a Gerusalemme e tornano a casa e alle loro vite. Così mentre si attraversa la città e si prendono gli altri passeggeri dello sherut, si saluta Gerusalemme e si condividono un pò le sintesi fatte durante questi giorni.
All'aereoporto poi mi mostrano fieri tutta la documentazione riguardante il loro pellegrinaggio.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Straordinarie foto, Andrea, davvero! Un viaggio in Terra Santa è sempre anche un viaggio interiore, questa la mia esperienza, e quando si torna in Italia, non si è più come prima!

Buon viaggio di vita!
Angelo

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