sabato 4 dicembre 2010

Matteo 3, 1-12 - Predicazione di Giovanni Battista - Commento al vangelo di don Fabio Rosini

2° domenica di Avvento 06 dicembre 2010

Radio vaticana – Orizzonti cristiani

Commento al Vangelo di Don Fabio Rosini

Matteo 3, 1-12
1In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
3Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
4Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. 5Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; 6e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.
7Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? 8Fate dunque frutti degni di conversione, 9e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. 10Gia la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. 12Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile».


Giovanni Battista prepara l’Avvento del Signore, prepara la visita del Signore. Una visita è una cosa alla quale bisogna essere pronti. Se ti arriva addosso un ospite e non sei preparato per accoglierlo non lo accogli bene. Non accogliere bene il Signore è una questione un po’ grave perché ne perdiamo le grazie, ne perdiamo la bellezza, ne perdiamo la salvezza. Allora è molto importante accoglierlo bene. E per accoglierlo lui dà una serie di indicazioni: “ Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino!”. È interessante perché oggi come oggi, che abbiamo un forte perfezionismo, un forte narcisismo, una forte ricerca di noi stessi, il tema della conversione, del cambiamento personale è tutto finalizzato tendenzialmente al nostro proprio benessere, al nostro proprio ben sentirci. Al nostro percepirci bene. Anche cristianamente. No. Ci si prepara ad un altro. Non ci si prepara auto contemplandosi. Ci si prepara perché il regno dei cieli è vicino. Perché viene il regno di un altro. La meraviglia e lo splendore, della zona, del luogo, del momento che non è in realtà un tempo e non è un luogo, della dimensione in cui Dio è finalmente il nostro re. Allora bisogna prepararsi e ci vuole uno che gridi nel deserto. Questa è una citazione del profeta Isaia che annunzia il ritorno del popolo dall’esilio. C’è da preparare la via del Signore, c’è da raddrizzare i suoi sentieri. Ecco è interessante. Noi leggiamo questo termine che appunto vorrebbe indicare che cosa è la conversione, che cosa è prepararsi sul serio. Preparare la via del Signore, raddrizzare i suoi sentieri. Allora pensiamo ai nostri atti da rimettere un pochino al posto giusto. Smettere di essere un po’ tortuosi, raddrizzare i nostri sentieri. Ma quelli sono i nostri di sentieri! Qua di parla di preparare la via del Signore e di raddrizzare i suoi sentieri. Questi sono termini tecnici dell’antico testamento per indicare la legge di Dio. Quale è l’indicazione di Giovanni Battista. Infatti lui parlerà molto concretamente, nei vari testi che si riferiscono a lui, di tornare ad un’obbedienza autentica.
Quale è la tendenza dell’uomo? Addomesticare le vie di Dio. Addomesticarsi sulla propria sagoma una comoda lettura della via di Dio. Storcere i sentieri di Dio. Cioè metterci di fronte a Dio addomesticandolo, un pochino facendolo diventare il nostro cappellano. Che viene da noi e ci dà la benedizione sulle nostre iniziative.
Qui si tratta di raddrizzare i suoi sentieri. Di preparare. Porsi di fronte. Pre-pararsi. Cioè guardare una cosa frontalmente, cioè, prepararla prima, puntarla. Prepararla. Si tratta di mettersi di fronte alle vie di Dio. Noi siamo innamorati dei nostri pensieri. Tornare ad aprirsi ai pensieri di Dio.
Perché le mie vie, dice sempre il profeta Isaia, non sono le vostre vie, i miei pensieri, non sono i vostri pensieri. Allora si tratta di qui di ricominciare a guardare la volontà di Dio per ognuno di noi. Una santa domanda che forse molti non si fanno da tempo. Quale è la volontà di Dio per te? Quale è il progetto di Dio per te? Quale è l’indicazione che Dio ti dà? E uno resta così. Tanta gente, tanti nostri confratelli nella vita cristiana, rimangono così. Restano un pochino interdetti. “ Perché c’è una volontà di Dio per me?” Da quanto tempo non ti chiedi quale è la volontà di Dio per te. Mettersi di fronte ad una cosa un po’ più asciutta. Questa mise di Giovanni Battista che veste con peli di cammello, una cintura di pelle intorno ai fianchi. Questo vestito arcaico, questo vestito che sa di selvatico. Questo mangiare cavallette e miele selvatico. Questa dieta piuttosto curiosa. Che cosa è? E’ un uomo che torna all’origine. E’ un uomo che torna al tempo in cui Israele era stato chiamato. Al tempo del deserto, quando si camminava e Dio parlava con il popolo e gli indicava le sue vie. Tutti quanti abbiamo avuto un tempo in cui Dio ha parlato al nostro cuore, forse ci siamo un po’ persi. Speriamo che sia quello presente il tempo in cui Dio parla al nostro cuore. Ma c’è stato un momento importante in cui siamo stati più vicini. Magari eravamo più giovani. Era un momento in cui avevamo il cuore più aperto a Dio, in cui sentivamo che lui ci stava indicando una strada.
Poi abbiamo iniziato a impastare. Abbiamo addomesticato la cosa. Abbiamo imparato un arte di cui parla qui Giovanni Battista. Vedendo farisei e sadducei venire al suo battesimo gli dice:” Razza di vipere”, cioè figli di un serpente “ chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente”. C’è una cosa che abbiamo imparato. A non preoccuparci alle conseguenze dei nostri atti. A non pensare che vi è collegata una santa ira di Dio ai nostri errori. Non dobbiamo vedere questo termine in senso negativo. C’è una conseguenza alle cose. Le cose quando sono mal fatte, procurano dolore. In quello c’è un amore di Dio per gli uomini. Se hai fatto soffrire qualcuno, ma che Dio non lo ama quello? Dio non lo difende quello? Ci sta un meccanismo nella realtà che è un meccanismo anche di conseguenza di dolore che anche serve per risvegliarsi. Per rendersi conto del male fatto, qualcuno ci insegna a sfuggire all’ira imminente. A credere che fai il male e non succede niente. Menti, e non succede niente. Sei trasandato nella cura delle cose buone della tua vita e questo non le pregiudica. Non è vero per niente. Questo è un tempo per raddrizzare le vie di Dio. Rendersi conto che le vie di Dio sono dritte. Sono semplici e chiare. Non sono cose dove possiamo trattare. No. No. Il male procura dolore. Continuare ad avere un andazzo schiatto nel trattare se stessi e il prossimo, procura dolore. Questa è una cosa che ci prepara ad incontrare il Signore perché ci mette di fronte a noi stessi con la nostra debolezza e con il senso anche dei nostri errori che ci serve. Se viene un salvatore, se viene qualcuno che ha in mano la pala e pulirà la sua aia, che raccoglierà il frumento nel suo granaio e brucerà la paglia con fuoco inestinguibile, stiamo così indicando un fatto. Arriverà qualcuno che farà chiarezza. Butterà via la scoria, ci libererà da quello che non è buono, non ci salva. C’è chi vuole restare nell’ambiguità, c’è chi non vuole l’arrivo del Messia. Il messia arriva. Viene. Viene tante volte. Ci visita tante volte attraverso i fatti della nostra vita. La santa provvidenza di Dio ci chiede di liberarci dalla pula, di liberarci dalla paglia inutile, da questo nulla che portiamo addosso e che non ci serve. Preparare la via del Signore vuol dire, asciugarsi, semplificarsi. Questo è un tempo. Il tempo dell’Avvento è un tempo splendido per ritornare in se stessi. Per risvegliarsi per ricordare il bene ricevuto e per staccarsi dal male.

NB. Il testo non è stato rivisto e corretto dall'autore e risulta semplicemente dalla trascrizione della trasmissione radiofonica.
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