lunedì 20 maggio 2019

Simone Cristicchi - Racconta come è diventato un artista

Si resta a disposizione per la rimozione del testo da questo blog qualora richiesto dagli aventi diritto. Il testo risulta dalla trascrizione dell'intervento.  I titoli sono stati aggiunti per una paragrafatura del testo. 

"A proposito del tema di questo convegno non posso non raccontare come io sia diventato un creativo, un artista, uno scrittore, un cantautore eccetera.

Il lutto
Tutto risale a quando ero bambino, avevo 12 anni, a proposito di debolezza e forza,  e proprio in quel momento della mia vita, quando si è più fragili, più indifesi, avvenne un qualcosa di molto brutto, ovvero rimasi orfano, morì mio padre a quaranta anni.
E questo dolore fortissimo che ho sentito mi faceva sentire emarginato, diverso da tutti gli altri bambini della mia età.

Le due strade
Ed è proprio in quel momento, come diceva don Gigi, ti si pongono davanti due strade, un bivio. Da una parte cedere al dolore e diventare qualcos’altro, abbattersi. Dall’altra parte la voglia di trasformarlo quel dolore, di farlo fiorire, di farlo diventare qualcosa di buono, di bello.

Ed è nel disegno del fumetto che ho trovato il mio mondo, il mondo bello, dove poter stare, dove poter vivere. E ho cominciato a disegnare, sette, otto, nove, ore al giorno davanti ad una lampada.
Il mio nuovo mondo, il mondo dove potevo stare bene era quello, il mondo della mia fantasia, della creatività.

Un nuovo significato
E mi viene da pensare che probabilmente se mio padre non fosse morto, io non sarei qui stasera a cantarvi le mie canzoni.
Probabilmente anche il suo dolore, anche la sua morte ha significato qualcosa, ha significato un seme che poi ha germogliato ed è diventato qualcosa di bello.

La vicinanza ai matti del quartiere con i quali si sentiva ugualmente diverso dagli altri
Dunque  a proposito di persone diverse che in qualche modo hanno avuto sempre un grande fascino per me c’erano dei personaggi nel mio quartiere. Dei personaggi che parlavano una lingua strana. E io probabilmente ero l’unico che andava a cercare un dialogo con loro. Erano i matti del quartiere mio semplicemente.
Cercavo di entrare nella loro dimensione così come io mi sentivo diverso da tutti gli altri e quindi ho stabilito una sorta di tacito accordo insieme a loro e dopo tanti anni ho voluto dedicare loro una canzone, a quelli che poi ho voluto chiamare “ i matti de Roma”". 

Simone Cristicchi.
Fraternità di Romena.
Introduzione alla canzone “I matti de Roma”.




I MATTI
I matti de Roma sai so tanti
certi so tristi cert' artri divertenti
so' mbriagoni so' reggine so' cantanti 
caratteristici come li monumenti
Pe ditte a zona mia c'era Agostino
che spaventava tutti quanti i regazzini
gridava d'esse niente meno ch'el demonio
le corna in testa erano du peperoncini
Sulla Toiatti a volte trovi er Roscio
sale col flauto sul 4 e 51
fa tre notaccie spiaccicando le parole
chiede du spicci ma non glieli da nessuno
I matti de Roma so la smorfia
un pò sdentata de le strade de città
pe ricordà a chi se pia troppo sul serio
che male strano ch'è la normalità
che brutto male ch'è la normalità
Ce sta Berardo er puggile sonato
che s'è ammattito pei cazzotti presi in testa
mo è vecchio e gira sempre solo
na sigaretta è tutto quello che je resta
Oggi alla metro na signora smadonnava
e stava li a litigà immezzo al via vai
co qualcuno che nun c'era o nun c'è più
forse qualcuno che nun c'è stato mai
C'hanno provato n sacco de dottori
a decifrà quel gran mistero del cervello
se tu me chiedi chi so i veri malati
dipende da che parte chiudi quer cancello
dipende da che parte chiudi quer cancello
I matti me sa che temo noi
che nun ridemo e semo sempre così seri
e stamo chiusi tutto il giorno in un ufficio
mentre la vita ce sorride da de fori
mentre la vita ce cojona da de fori

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