sabato 10 agosto 2019

Luca 12, 32-40 - Essere parte del piccolo gregge - Vangelo di Luca - Commento di don Fabio Rosini


Il testo risulta dalla trascrizione del file audio di Radiovaticana reperibile al link: audio del commento al Vangelo . Si resta a disposizione degli aventi diritto per l'immediata rimozione del testo. I neretti sono stati aggiunti al testo solamente con lo scopo di paragrafare il testo e non fanno parte del discorso originale.
  
Nella 19 settimana del tempo ordinario ascoltiamo un bel brano lungo, bello, articolato, ricchissimo e pieno di richiami evangelici veramente preziosi dal capitolo 12 del vangelo di Luca.

Nella vita spirituale l’importante non è essere tanti, ma essere veramente di Cristo -
Tutto comincia da una affermazione che illumina tutto il brano e che è molto importante per tutti noi: “ Non temere piccolo gregge perché al Padre Nostro è piaciuto dare a voi il Regno” e cioè Gesù dice a questo piccolo gregge: noi spesso abbiamo pensato che l’importante era essere tanti, essere tutti. Ma la cosa più importante è essere veri, essere proprio quelli di Cristo. La quantità è molto secondaria rispetto alla qualità nella vita della fede. E allora noi siamo sempre un piccolo gregge perché per quanto tanta gente si richiami a Cristo bisogna vedere quanta gente vive secondo Cristo e quanta gente ha lo Spirito di Cristo.

Che cosa significa fare parte di questo gregge? Vivere sapendo che la mia vita è un sentiero verso il regno e che quel che vivo è in funzione di questa meta felice, questo ci libera dagli attaccamenti alle cose di questo mondo -
Allora che cosa è essere questo piccolo gregge autentico? Questo piccolo gregge che tutti quanti ogni giorno ci dobbiamo chiedere se ne facciamo parte o meno. E’ essere parte di coloro che vivono perché al Padre è piaciuto dare loro il suo regno.  Cioè vivere in vista del Regno.
Questa tematica del regno è un po’ diventata secondaria nella predicazione cristiana e tutto questo non è molto saggio. Noi stiamo camminando verso il Regno ed è importante che questo regno dei cieli che è alla fine della storia e anche nella nostra vita, è anche qualcosa in cui entriamo, qualcosa che di fa essere sudditi di un re che non è un re di questo mondo. Il regno di Cristo, come sarà detto nel vangelo di Giovanni al capitolo 18, non è di quaggiù. Ha un’altra logica. Vivere secondo la logica di questo regno vuol dire infatti entrare in tutte le cose che vengono dette nel testo successivo. Però se io ho il cuore consolato dalla certezza che la mia storia è una storia di salvezza, che la mia vita è un sentiero verso il regno e che quel che vivo è in funzione di questa felice meta, allora io capisco che non mi devo far ridurre a ostaggio delle cose di questo mondo.

Dove è il mio tesoro? Dove mi sto appoggiando? Incominciare ad accumulare tesoro nel cielo, iniziare a vivere quella logica - 
Infatti comincia dicendo un po’ di cose serie. 
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina. 
Fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli. Incominciare ad accumulare tesoro nel cielo. 
Incominciare a vivere secondo quello che  il cielo sarà e secondo quello che è al suo cospetto. I testi delle domeniche precedenti già ci hanno messo su questa strada. Ma la frase che illumina questa chiamata a vivere secondo ben altra ricchezza è quella che viene subito dopo. 
Dove è il vostro tesoro là sarà anche il vostro cuore. 
Si, questo è molto importante. 
Cosa abbiamo a cuore?
Per cosa viviamo?
Cosa è importante  per  noi? 
Il cuore sta dove sta ciò per cui uno vive. Ciò che dà sicurezza all’uomo. In fondo ognuno di noi vive sull’orlo dell’incertezza. Sull’orlo della precarietà, sull’orlo del disfacimento delle proprie sicurezze. Siamo tutti molto precari e dove è il punto di appoggio?
Dove mi sto appoggiando?

Se entro nella logica del piccolo gregge capisco come vivere -
Ecco se io entro nella logica per cui sono quel piccolo gregge a cui Dio ha voluto affidare la più grande delle ricchezze e so che la mia vita è un addestramento a quel possesso ed una consegna di quel possesso, allora io capisco come vivere.

Vivere nell’atteggiamento pasquale, pronti a fare un salto di fronte alla chiamata del Signore della nostra vita -
Dice: siate pronti con le vesti strette ai fianchi e con le lampade accese. Questo è l’atteggiamento pasquale. Queste sono le stesse indicazioni che vengono date ad Israele nel capitolo 12 del libro dell’Esodo prima che passi il Signore per portarli via, fuori della terra della schiavitù. Noi dobbiamo essere pronti a fare un salto. Il vangelo prosegue, come coloro che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze. Ecco sapere che la nostra vita non è di nostro possesso, ma che c’è un signore della nostra vita. C’è qualcuno che ha diritto di governare la nostra esistenza.

Quando viviamo per qualcosa di questo mondo diventiamo soldatini paurosi che difendono le loro quattro cose -
Quando la nostra vita entra in quella logica per cui siamo noi il dominus della nostra esistenza, noi entriamo in una grande rabbia, angoscia, ansia, perché diventiamo delle tigri che difendono i loro possessi anche se non ce ne rendiamo conto. Quando si vive per qualcosa di questo mondo si diventa dei combattenti, dei soldatini sempre armati per difendere quelle quattro cose per cui viviamo. Il segreto di tanta violenza che nelle relazioni si può manifestare sta in questa ansia che è la paura di essere derubati costantemente. 


E' possibile vivere per qualcosa di diverso, pronti a rispondere all'invito dello sposo che passa negli eventi della vita e ci dice: vieni con me?
Ma c’è ben altro per cui vivere. C’è il Signore che, lui sì, un giorno busserà alla mia porta e mi dirà: è il momento di andare. Stai con i fianchi cinti e la lampada accesa? Sei pronto a partire?
Essere pronti  a partire. E questo non significa semplicemente il fatto che un giorno morirò. No. Molte volte, quasi costantemente c’è qualcosa che bussa alla mia porta e mi dice: sono lo sposo. Vieni con me?
Ovvero: sei pronto a cambiare direzione per entrare nell’amore? Sei pronto a vivere per il regno? Sei pronto a lasciare tutto? 

Vivere staccati dalle cose, pronti a lasciarle, staccati dai progetti, dalle affezioni del cuore che si attacca in maniera malata a piccoli e grandi possessi, affetti, proiezioni- 
Bisogna stare staccati dalle cose, pronti a lasciare tutto, con i fianchi cinti, le lampade accese, per lasciare i propri progetti che spesso diventano i nostri tesori che catturano il nostro cuore, i nostri progetti, le affezioni del cuore che sa attaccarsi alle cose in maniera malata, smodata per cui viviamo di valori affettivi, viviamo di proiezioni, viviamo di piccoli e grandi possessi che divengono i nostri padroni mentre noi siamo illusi di esserne noi i possessori. Ecco tantissime volte il Signore passa dalle nostre parti e ci dice: sono lo Sposo vieni con me? Solo io ho diritto al tuo cuore. Solo io posso essere il Signore della tua vita. 

Vivere con un cuore vigile, secondo un viaggio grandioso. Non banalizzare la propria vita -
Beati i servi che il Signore al suo ritorno troverà ancora svegli. Non si tratta di non poter dormire, ma di avere un cuore vigile, di avere una mentalità limpida, aperta, pronta a rinunciare alle proprie assolutizzazioni. Qui si tratta di vivere secondo un viaggio grandioso. Nessun uomo, nessuna donna di questa terra deve mai banalizzare la propria vita. Nessuno di noi ha niente di meno della grandezza davanti a sé. Siamo destinati al regno. Siamo tutti destinati all’amore di Dio che è molto più importante di tutto quello che possiamo possedere.

Essere amministratori fidati (  riferito al rapporto con Dio)  e prudenti ( riferito alla responsabilità che abbiamo nel rapporto con gli altri): cosa significa? Fidarsi del Signore e fare che lui possa fare affidamento su di noi ci fa diventare saggi - 
Ad un dato momento Pietro dice: ma questa parabola la dici per noi o anche per tutti?
Ecco e qui parlerà di qualcuno che ha autorità su qualcun altro. Un amministratore  fidato e prudente. Colui che sa dare al razione a tempo debito alla servitù del Signore. Qui sono chiamati tutti coloro che hanno un compito interno alla vita, alla Chiesa, alla società. Un compito di governare qualcuno. Governare, sostenere qualcuno. Tutto dipende dall’essere fidati e prudenti. Un aggettivo che riguarda il rapporto con Dio che fa scaturire un aggettivo che riguarda il rapporto con il prossimo. 
Se io ho fiducia reciproca con il Signore. Se io mi fido di Lui e Lui può fare affidamento su di me, io divento saggio. Così imparo a capire quando è il tempo di dare la razione. Quando è il tempo di dare e quanto dare. 

Un atteggiamento non saggio: banalizzare il ritorno del Signore - 
Ecco molte persone che hanno responsabilità, e un po’ tutti abbiamo qualcun altro di cui occuparci, possono prendere un altro tipo di atteggiamento. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: il mio padrone tarda a venire, cioè si banalizza il ritorno del Signore ecco che piano piano si scivola in un governo delle cose cieco, miope che cadrà sul carnale, andrà a finire sul materiale e si diventa così, insulsi, imbelli, inconsistenti, privi di amore.

Dal mio rapporto con Dio deriva la saggezza. Fondamentale è non perdere la connessione con Lui - 
E’ dal rapporto con Dio che viene la saggezza. È dal fatto che io vivo per abbandonarmi nelle sue mani e godo della fiducia che Lui mi dà, del fatto che mi dà qualcosa di importante da fare, mi affida persone, mi affida una famiglia, mi affida qualcuno che mi ha chiesto aiuto.
Ecco se io parto dal rapporto con Dio, dal fatto che mi fido di Lui sarò saggio e capirò quando fare le cose e come, ma se io perdo quella connessione, lentamente, senza rendermene conto, diventerò una persona che non sa dare quel che deve dare.

Spesso esercitiamo l'autorità in modo approssimativo e miope
E così purtroppo dobbiamo riconoscere di avere un esercizio dell’autorità un po’ occasionale, senza profondità, senza visione a lungo sfondo. Dentro e fuori della Chiesa. Dobbiamo riconoscere che stiamo esercitando l’autorità a casaccio. Dobbiamo riconoscere che stiamo andando avanti non con il centro ortogonale sul Signore, ma andando secondo mode, secondo quel che ci sembra, secondo appagamenti, secondo cose che non portano da nessuna parte. 

Dobbiamo stare con i fianchi cinti, con le lucerne accese, per essere saggi.

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