sabato 15 ottobre 2022

Festa di Sukkot

Tratto da Sorgente di vita – Puntata del 09/10/22

La festa rievoca la permanenza degli ebrei nel deserto per quaranta anni- 
Al principio dell’autunno a metà del mese di Tishrì, quest’anno il 10 ottobre, inizia la festa di Sukkot che rievoca la permanenza degli ebrei nel deserto per quarant’anni. Durante il lungo viaggio verso la Terra Promessa il popolo ebraico viveva in ambienti provvisori come una capanna la Sukah. Una abitazione reale, ma anche un luogo simbolico.

Una Sukah (capanna o tenda) fotografata dall'interno
Dice il rabbino Roberto Colombo: “La festa di Sukkot, ricorda anche il fatto che gli ebrei siano stati avvolti, per tutti i quaranta anni nel deserto, da nubi che riparavano l’intero popolo ebraico sia dal caldo, che dagli attacchi dei popoli che volevano far del male ad Israele”.


Il rabbino Roberto Colombo
Una abitazione che permetta di vedere il cielo- 
Secondo la tradizione, oggi come allora, gli ebrei devono abitare per sette giorni nelle capanne, non visitarle, ma viverci e soprattutto consumarci i pasti. Ornata con rami di palme arbusti e frasche, la Sukkat è composta da pareti fragili e un tetto di sole foglie, attraverso cui si possa vedere il cielo.
La Sukat deve essere fatta in modo tale che dal tetto si possano vedere le stelle

Particolare di una Sukah

"Il tetto deve essere fatto di vegetali ed è preferibile che dal tetto si vedano le stelle. Per quale motivo c’è questa strana usanza di vedere le stelle dal tetto della Sukkat. E’ scritto nella Toràh, che il popolo ebraico è paragonato alle stelle. Ad Abramo viene detto: “Conta le stelle se puoi contarle, così saranno i tuoi figli”. Praticamente le stelle simboleggiano il popolo ebraico e come le stelle sono eterne, anche il popolo ebraico sarà eterno". 

L'uomo raccoglie il frutto della sua fatica- 
Seguendo il ciclo agricolo della terra Sukkot coincide con il periodo del raccolto. Il momento dell’anno in cui l’uomo coglie i frutti della sua fatica.

Dice il rabbino Roberto Colombo: “Molto spesso quando un uomo racoglie il frutto del suo lavoro e si arricchisce dimentica il dispiacere di chi il raccolto non ce l’ha. Di chi l’avere non lo ha. Molto spesso l’essere ricchi e avere la capacità e la forza di raccogliere il frutto del lavoro, ti rende praticamente cieco al dolore altrui. Non ti ricordi e non vivi il dolore delle altre persone che tutta questa ricchezza non ce l’hanno”.

Un altro nome della festa: "Il tempo della nostra gioia"- 
Fragile per definizione la capanna rappresenta la precarietà dell’esistenza, ma anche l’accoglienza del vicino, dello straniero e la condivisione del raccolto. Perciò la festa si chiama anche “Il tempo della nostra gioia”.

Dice il rabbino Roberto Colombo: “Cioè è la festa che ti spinge a vedere anche le persone che la felicità non ce l’hanno e ad aiutare proprio quelle persone per creare in tutto il popolo un momento di felicità”. 

Lulav viene usato durante la preghiera in sinagoga

Il fascio di abusti viene agitato in direzione dei quattro punti cardinali per rappresentare che Dio è presente in ogni posto

Lulav - Un fascio di arbusti di 4 piante diverse. Un altro elemento simbolico -
Un altro elemento simbolico della festa è un fascio di arbusti che raccoglie quattro specie di piante: cedro, palma, mirto e salice. Si chiama lulav, letteralmente palma, ma indica tutto l’insieme. Si usa durante la preghiera in sinagoga e viene scosso in direzione dei quattro punti cardinali per indicare ovunque la presenza di Dio.

Lulav usato nella funzione in sinagoga

Dice il rabbino Roberto Colombo: “Il lulav, il ramo di palma, rappresenta la spina dorsale, cioè a forza, mentre i ramoscelli di salice rappresentano, hanno la forma di una bocca. Mentre le foglie del mirto hanno la forma di un occhio. E le trogue, ossia il cedro, ha la forma di un cuore. Quindi queste quattro elementi rappresenterebbero il corpo umano”. 

Un bambino con in mano un Lulav
Lulav rappresenta anche 4 tipi di persone - 
Sono molti i simboli nascosti tra le foglie del luvav.
Quattro tipi di persone. Come la palma dà frutto, ma non dà profumo, il mirto ha profumo, ma non ha sapore. Il salice non ha né sapore né profumo, mentre il cedro ha sapore e profumo. Così gli esseri umani possono essere sapienti, ma non genorosi. Generosi, ma non sapienti. Né generosi né sapienti. Oppure sapienti e generosi, come nel caso del cedro, il frutto profumato e buono da mangiare dalla forma perfetta.

Dice il rabbino Roberto Colombo: “Quindi abbiamo quattro tipi di persone diverse, ma ce vengono riunite insieme. Non si deve cacciare nessuno, non si deve allontanare nessuno. Tenendo assieme questi quattro elementi, noi insieme costruiamo l’essere vivente ideale. E quindi noi chiediamo a Dio un aiuto, durante Sukkot, a diventare degli essere ideali, verso noi stessi, verso Dio e soprattutto verso gli altri esseri umani”.

Bibliografia:

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2 commenti:

mistichella ha detto...

Bellissimo, grazie per averlo condiviso!

Anonimo ha detto...

Grazie! Chiarissimo, interessante come sempre!

IL CAMMINO DELL'UOMO

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Marcia francescana 25 luglio - 4 agosto 2003