mercoledì 25 maggio 2022

Francesco Lorenzi e i The Sun - L'esperienza di un cambiamento

Questo testo è tratto da una intervista che Francesco Lorenzi ha rilasciato a Monica Mondo per la trasmissione "The Soul". Si resta a disposizione per l'immediata rimozione qualora richiesto dagli aventi diritto. 



Dopo una lunga turnée di 110 stati tra Europa e Giappone, a ventiquattro anni, Francesco sperimenta una mancanza di pace, di serenità. Gli mancava una pienezza e se ne rende conto. Soffriva per questo vuoto soprattutto perché aveva realizzato tutti i suoi sogni. Era crollato tutto. Non capiva perché non era felice. Aveva tutto quello che pensava gli avrebbe dato la felicità.
Un momento di vuoto.
Arrivano le domande sul senso della vita, della musica, dell'amore.
Il mondo luccicante si stava sgretolando.
Riccardo, Matteo, Gianluca e Francesco suonavano insieme perché erano amici.
Quell'amicizia però era andata in secondo piano rispetto al divertimento. 
Dove si può andare se non c'è fraternità?
Dove si può andare se non c'è sincerità?
Tra lui e Riccardo le cose non andavano a causa dei loro eccessi: droga, sesso.
All'inizio sembra divertente però poi ci si rende conto che quella strada, che è un cliché, porti le persone alla auto-distruzione. 

"Faccio il male che non voglio e non faccio il bene che voglio" diceva Sant Agostino.
Anche a Francesco è capitato così. Soprattutto dopo i concerti. Cercava di trattenersi, ma poi era tutto molto complesso.

Arrivano i libri giusti. Il silenzio. La solitudine. Sono una medicina.
Da lì in poi, la lettura, la meditazione, la preghiera, il silenzio.
Era cristiano, non praticante. Non frequentava la chiesa.
Aveva un'idea molto chiara di tutto l'ambiente cattolico. 
Regole.
Francesco era uno sregolato e aveva molti pregiudizi. 
Non aveva buoni rapporti con l'istituzione.
Era il leader di un gruppo punk che viveva e lavorava in un ambiente fortemente anti-clericale. 
Quando ha iniziato a vivere questo percorso ha dovuto accettare quanto fossero pre-giudizi.
Quanto fossero effimeri.
Scopre tanti santi, presenti vivi, che vivono nel nascondimento. 

Francesco crede che Dio gli abbia voluto far vedere una realtà diversa.
Per lui il prete era quello che si vestiva di nero, che aveva gli occhi tristi, che gli diceva quello che doveva o non doveva fare senza spiegargli il perché.

Francesco già da bambino faceva molte domande e quando una persona non gli dava risposte restava segnato. 

Libri e sacerdoti non bastano.
San Paolo diceva: "Che vita avete se non avete vita comune?".

Mentre viveva la crisi c'era anche l'esigenza di grande solitudine.
Anche se conviveva con una ragazza e viveva fuori casa, l'unico punto fisso che era rimasto era la sua famiglia. E con loro c'era questo dialogo. 

Il padre lo ha aiutato a immaginare oltre la realtà. A vedere oltre i problemi. Per questo Francesco lo chiama il mago. A sognare anche quando aveva cominciato a calcolare. Gli deve molto.

"La musica non vi darà il pane" dicono i genitori dei ragazzi dell'alto vicentino. Zona fitta di aziende e di artigiani. Ma qualcosa funzionava. 

Gli amici del gruppo pensano che Francesco si sia bevuto il cervello.
L'incontro con Cristo ha stravolto la vita di Francesco. 
Non voleva più rappresentare un modo di vivere che porta all'auto-distruzione.  E questo è stato difficile da accettare dagli amici.

Anche se Francesco non aveva una vita fatta di eccessi però rappresentava un modo di vivere che portava molti ragazzi a dimenticarsi di loro stessi, della loro preziosità.
Quando incomincia ad incontrare la parola di Dio inizia a capire che c'è una responsabilità. Che non è intrattenimento la musica. La musica è potente. E' un mezzo che può cambiare qualcosa. 

Francesco arriverà a chiedere ai suoi compagni del gruppo di andare con lui a fare adorazione eucaristica. 
Lui ha fatto un cammino di fede di un anno in solitudine. 
Doveva fare il quinto disco in inglese ed andare negli Stati Uniti.

Comincia a scrivere canzoni in modo diverso. Inizia un conflitto con il resto della band. 
Francesco stava cambiando.
Sembrava dall'esterno che lui stesse buttando tutti i loro impegni e i loro sacrifici per cosa?

Ad un certo punto inizia a rendersi conto dell'importanza della fraternità e della condivisione. Per un certo periodo non aveva avuto il coraggio di andare da ognuno di loro a testimoniare quello che lui stava vivendo, perché aveva paura del loro giudizio.
Aveva paura del giudizio esterno.
Inizialmente credeva che questo fosse una salvezza personale, che Dio fosse entrato nella sua vita per risolvere i miei problemi. E ci ha creduto veramente.

Poi ha vissuto una morte professione. Questo cambiamento ha cominciato a fargli terra bruciata intorno. Ha cominciato a sentire nascere una consapevolezza forte che quella felicità non poteva esistere nella sua vita senza la condivisione. 

Francesco cambia il modo di proporsi.
Sceglie l'italiano per cantare.
Vorrebbe dire che questo cambiamento è stato molto complesso.
Io credo che lo sia stato.
Lui dice che è stato molto accompagnato.
Dice che molti gli hanno detto: " Hai avuto coraggio! Hai avuto coraggio!".
Francesco pensa che Dio sia stato molto buono con lui.
E che i suoi amici, quando è andato da loro senza niente in mano, a testimoniare quello che stava vivendo, hanno avuto il grandissimo amore di ascoltarlo e di avere fiducia in quello che stava dicendo.
E questa è la grandissima forza dell'amicizia.
Ognuno di loro stava vivendo in modo molto diverso da lui.
E quello che lui aveva fatto stava distruggendo il sogno di ciascuno di loro. Oltre che il suo.
Il fatto che loro abbiano aperto il cuore e abbiano accolto quello che Francesco stava cercando di trasmettere loro è stato straordinario.
Non è un dettaglio.
Perché bisogna essere in due per dialogare.

Trovare un posto nel sistema mediatico cercando di mantenere un certo codice etico è molto difficile.
Si cerca di essere messi in uno spazio molto ristretto, perché quello più largo non ti accoglie.
Di questo Francesco ha molto sofferto.
Quando hanno iniziato a pubblicare dischi in italiano come The Sun le difficoltà sono state enormi. 
Soprattutto quando questa nostra esperienza ha cominciato ad emergere.
All'inizio infatti non dicevano niente.
Era qualcosa che avevano vissuto loro nel gruppo.
Poi, attraverso qualche intervista, questa esperienza è cominciata ad emergere.
E' stato tutto molto difficile.
Oggi uno vede tanta bellezza. Tanta grazia. Migliaia di persone. Tanti risultati, tanti concerti. 

Se un uomo è autenticamente in ricerca prima o poi incontra la grande domanda. 
Da dove veniamo?
Perché siamo qui?
Chi ci ha donato la vita?
Che senso ha tutto questo?

Quindi Francesco sia augura sempre che anche i più grandi musicisti ad un certo punto possano fare il grande incontro. E testimoniarlo.
Forse questa è la cosa più difficile.
Anche da parte di chi ha il più grande successo. 
Molti hanno una fede personale. Perché non lo dite?
Perché non raccontate quanto è importante per voi?
Quanto determina la direzione della vostra vita?

Apprezza molto nel per il fatto che testimonia con la vita, con semplicità, con amore. E' una bella storia la sua. Però è un caso isolato, e non è l'unico però.

Quale paura di testimoniare ci può essere?
E' una grande domanda e Lorenzo vorrebbe farla anche ai grandi artisti che apprezza. 

Francesco sente una responsabilità.
La storia della responsabilità dell'artista nel campo della cultura, della politica, è vecchia come il mondo e ha una sua importante ragione di essere presa in considerazione.
Francesco se la sente addosso ed è questo il motivo per cui canta in italiano.
Ognuno di noi, secondo i talenti che ha, ha una responsabilità grande. 

Francesco di sente di aver ricevuto da Dio di poter parlare a tante persone e sente questa responsabilità.
Non fuma.
E' pure vegetariano.
Almeno le ragazze? Chiede la giornalista.

C'è anche il cliché del bravo cattolico da dover spazzar via. 
Il mondo cattolico li chiama e li cerca.
Questa è una cosa molto bella, ma è anche il rischio del nido, di un ambiente protetto in cui gli si vuole bene, ma che poi no sfonda fuori. 
Come la vedono tra di loro?

Ne parlano molto.
Il loro vecchio mondo li rifiutava. L'ambiente della chiesa anche si chiedeva: ma chi sono?

Poi nel tempo i molti giovani, le conversioni, hanno cominciato a parlare per loro. E quindi questo ambiente, grazie al cardinal Ravasi che ad un certo punto ha capito quello che stavano vivendo, l'ambiente cattolico ha aperto uno spazio.

Oggi i The Sun sono molto invitati a parlare con i ragazzi. E da una parte il rischio che sia un ambiente protetto c'è.
Però attenzione.
Chi si sta prendendo cura dei giovani, nove volte su dieci, è la chiesa.
Che loro poi lavorano tantissimo anche con le scuole.
Ma con le scuole è molto difficile perché nelle scuole c'è sempre una contrapposizione. 

Loro vogliono andare a parlare ai ragazzi di vita, di amicizia, di fraternità.
Di un utilizzo intelligente del loro corpo.
Appena qualcuno sa che loro hanno qualcosa a che fare con Cristo diventa difficile lavorare all'interno delle istituzioni.
Grazie a Dio ci sono anche tanti insegnanti che impegnandosi, battendo il ferro continuamente, ad un certo punto riescono a farli andare nelle loro scuole.
Vanno a parlare e a suonare.
Hanno anche un progetto che si chiama "Un'onda perfetta" per le scuole ed è per loro anche una responsabilità.
Si rivedono in questi ragazzi.
Non è solo necessario parlare ai giovani dei licei.
E' necessario farlo anche prima.
Trovano un grande ascolto e consapevolezza dai ragazzini più giovani. 

In molte situazioni dove ci sono giovani, mancano adulti autenticamente responsabili. Consapevoli della responsabilità che hanno verso questi ragazzi.
Quindi grazie a Dio ci sono molti educatori, molti volontari, molti preti e suore che fanno di tutto per trasmettere vita a questi giovani e i The Sun sono contenti di portarli aiutare con quello che fanno.

Francesco non si è mai domandato se ci sarebbe stato un pubblico dopo il cambiamento.
Né come sarebbe stato.
Non ha pensato mai nemmeno al fatto che sarebbe potuto accadere che il pubblico non ci fosse.
Si è sempre fidato di quello che stava vivendo.
Grazie a Dio la fiducia lo ha sempre accompagnato.
Adesso spesso il pubblico è formato da genitore e figli e anche nonni.
Non c'è gioia più grande per loro.
Una volta avevano un pubblico che andava dai 15 ai 25 anni.
Oggi dai 3 ai 75 anni.
Questa è la musica. La musica deve parlare a tutti.

C'è un grande discernimento alla base prima di scrivere un pezzo. C'è una storia.
C'è una esperienza. Una ragione. 
E questo ci tengono a trasmetterlo ai ragazzi.
La musica non è qualcosa che loro debbono fare. 
La canzone è un dono.
Se c'è qualcosa da dire si dice, altrimenti bisogna stare in silenzio. 
Ed è anche per questo che loro hanno dei tempi discografici diversi dagli altri.
Ed è una maturità che si acquisisce.
Dall'altra parte vediamo che nel nostro paese vi è una produzione discografica scadente proprio a causa di questi tempi. 
Non riguarda solo i piccoli, ma sta toccando anche i grandi artisti.
Che ogni anno e mezzo due anni pubblicano un album anche se non hanno niente da dire. 
E questo svilisce il contenuto e la forza della musica perché ci stiamo abituando ad abbassare il livello.

Lorenzo ama Nek.
Un gruppo che si chiama Reale.
Ha amato e apprezzato Ligabue, anche perché nella dimensione live è un grande performer.
Jovanotti.
Però resta legato a Guccini, De André, Gaber. 

Gli interessa il testo.

Meglio un rimorso che un rimpianto.
Francesco non ha rimpianti.
E' grato per tutto quello che ha vissuto nella vita.
Certo questo non vuol dire che rifarebbe tutto.
Soprattutto nell'aspetto affettivo relazione.
Ci vuole tempo per imparare a voler bene davvero.
L'amore richiede grande impegno, però nessuno ce lo spiega soprattutto a noi maschietti.
Chissà se gli lasciano dire queste cose nelle scuole. 

Francesco sceglie una loro canzone: L'Alchimista.




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