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8° domenica del Tempo Ordinario - 27 febbraio 2011
Radio vaticana – Orizzonti cristiani
Commento al Vangelo di Don Fabio Rosini
Matteo 6, 24-34 - Dio e il denaro
24Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona.
Abbandonarsi alla Provvidenza
25Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? 28E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? 32Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. 33Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena. Parola del Signore
Il brano, ad una prima lettura, può sembrare una specie di invito alla pigrizia, a vivere alla giornata, senza preoccuparci del futuro. Don Fabio è così?
Capire bene il significato di questo vangelo - Questa lettura infatti è un pò contigua con una lettura un pò sentimentale di questo testo come ad un invito a questo senso di bellezza, di va tutto bene, questo senso di abbandono, allora tanta gente che vuole leggere questo testo, nei matrimoni, questo è un testo che tante volte viene proclamato. Io tante volte dico:” Bò. Ma avete capito che cosa state leggendo?” Qui si tratta di capire, come opportunamente la liturgia cristiana ci mette di fronte, che c’è il primo versetto che è piuttosto importante e spiega tutto il resto e dice: “ Nessuno può servire due padroni, o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza”. La nuova traduzione ci mette questa decodificazione dell’antico termine di mammona. E’ stato ritenuto non comprensibile. Mammona è un termine che alla lettera ripeteva la parola che troviamo nel testo greco che era un termine aramaico. Mammona se noi andiamo a vedere è un termine contiguo al termine amen. Amen è una mammun. Mammona è la cosa in cui si confida. La cosa che ti fa stare tranquillo. Infatti la parola fede, emunà, indica l’appoggiarsi in qualcosa, e il confidare in qualcosa.
La fiducia vera e la fiducia falsa - C’è qualche cosa in cui noi confidiamo che non ci toglie la preoccupazione. Qui si tratta di scegliere tra due padroni. C’è uno che toglie la preoccupazione, che toglie l’ansia dal cuore, che toglie questo essere sempre incerti. Essere inchiodati in una insicurezza di vita che non viene mai tolta da questi tesori, da queste ricchezze. Invece quell’altro tipo di realtà che appunto diventa un credere di aver risolto tutto, e non hai risolto proprio niente. Accumulare e non essere sicuri proprio per niente. Qui la parola è terribile più che per coloro che non hanno, per quelli che hanno. Perché di fatto, hanno, hanno, hanno, ma poi di fatto la preoccupazione non passa mai.
Le esigenze primarie- Di cosa si tratta qui? Di essere preoccupati di come mangiare, di come bere e di come vestire. Esigenze primarie. Esigenze proprio essenziali. Bevanda, cibo e bisogno di protezione del proprio corpo. Queste sono le cose da cui si parte.
Una paura che inizia con la nascita- Quando è che uno inizia a essere preoccupato di queste cose qui? Quando nasce. Quando nasce uno è disperato, ha sete, ha fame ed è nudo e ha bisogno di essere, coperto, nutrito, curato, dissetato.
I soldi: soluzione non efficace- Ecco questa ansia chi la toglie? La toglie il fatto di avere del denaro. Noi possiamo veramente pensare che i paesi ricchi sono veramente meno preoccupati dei paesi poveri? Ah, uno lo può credere, può pensarlo finché gli pare, ma se uno fa un giro, in un paese povero scoprirà che non c’è vantaggio a riguardo di questo fra un povero e un ricco.
Conta chi decido di servire- Perché di fatto quello che veramente conta è: dove nasce la mia certezza nella vita? Chi è il mio padrone? Chi è colui che servo? Se colui che servo è qualcosa che lo ho, ma non lo ho mai abbastanza io servo un padrone che è espropriante, che non mi fa mai possedere qualcosa fino in fondo.
La vita nuova è uscire da questo terrore- Di che parliamo? Parliamo di una vita nuova che il Signore Gesù Cristo ci spalanca davanti. Attraverso questo vangelo in questa domenica noi possiamo entrare in una vita straordinaria. Una vita per cui uno esce da questo terrore infantile che ci portiamo dal primo istante della nostra vita. Il terrore di essere abbandonati, per entrare nella certezza che la nostra vita è una freccia puntata verso l verso l’eternità. E’ un oggi aperto sulla provvidenza di Dio. Il che non vuol dire che noi siamo riparati dai problemi, il che non vuol dire che noi staremo sempre bene, il che non vuol dire che noi avremo sempre da mangiare e da bere, ma che ogni giorno ci sarà quello che ci deve essere perché noi arriviamo al cielo.
Il vecchio modello di vita: vivere incastrati nell’ansia di dover obbedire alla paura- Se la nostra vita è risolvere la richiesta della nostra infanzia, noi siamo sempre insoddisfatti. Se la nostra vita è rispondere a quella paura atavica, profonda che è essere abbandonati e non essere curati, la nostra vita non ci basta mai, non stiamo mai in pace e viviamo terrorizzati dal futuro, viviamo scippati della pace di quello che dovrebbe invece rassicurarci e più accumuliamo più siamo incastrati da ciò che possediamo e alla fine non siamo noi che portiamo le nostre valige, ma sono le nostre valige che portano noi. E noi siamo incastrati in un ansia da cui, poveri o ricchi, si può uscire. L’ansia di stare tutta la vita a difendersi, tutta la vita a cercare di ripararsi e vivere fuggendo e rassicurandosi.
La nostra vita nelle mani di Dio- C’è una vita meravigliosa, la vita splendida di chi inizia ad intuire la paternità di Dio. Inizia a capire che tutto quello che noi viviamo è nelle mani di Dio, che no va secondo le cose di questo mondo.
Una falsa idea di vita: il modello borghese- Non è che quello che ci deve succedere è che ci sistemiamo tutti. Tutti abbiamo il posto certo, la situazione certa, la situazione affettiva garantita. E che cos’è questa vita? Questo è un modello borghese da quattro soldi che non serve a niente e che non salva nessuno e che non è amore. Noi non siamo nati per essere sicuri. Noi siamo nati per amare, noi siamo nati per donarci. Ma per donarci, per poterci regalare, dobbiamo essere liberi da noi stessi. Smettere di essere angosciati. E come si fa ad amare un coniuge se uno è preoccupato sempre di se stesso? E come si fa ad amare con generosità autentica un figlio se uno deve stare sempre a preservarsi? Che amico sarà un uomo che in fondo in fondo in fondo non potrà vedere minacciato mai ciò che è il proprio diritto alle provvigioni, le proprie fonti di sussistenza.
Il nemico che non ci fa amare l’altro: la preoccupazione- E’ interessante che noi crediamo che il nemico dell’amore sia l’odio, la rivalità. No. Il nemico dell’amore è la paura, la preoccupazione. Quello per cui le persone si dimenticano le une delle altre, non si servono, non sono care le une per le altre, non sono servizievoli, calde, è perché son preoccupate. Perché hanno la testa piena di preoccupazioni perché in fondo Dio non c’è. Ci devi pensare tu. E questo è identico nel ricco, è identico nel povero. Sono tutti così e io ho trovato nella mia esperienza quando sono stato in missione, poveri che veramente sapevano amare perché il fondo della loro anima era toccato dalla grazia e ricchi pieni zeppi di cose, corredati di beni che nessuno ha, che non hanno mai pace nel cuore. Perché? Perché sono sempre comunque loro il Dio della propria vita e servono le cose di questo mondo. Servono le ricchezze di questo mondo.
Per amare e essere liberi bisogna lasciare le ricchezze- Non c’è ombra di dubbio. Per essere ricchi bisogna poter lasciare le ricchezze. Per poter amare bisogna poter lasciare le ricchezze. Per poter amare bisogna poter lasciare i soldi. Concretamente. Perché amare non è un atto economico. Amare non conviene. Amare costa. Per poter amare bisogna saper lasciare le cose. Per poter fare del bene bisogna saper mettere in secondo piano il denaro. Bisogna saper fare obbedire il denaro all’amore e non il contrario. Noi normalmente abbiamo l’amore che obbedisce al denaro. Abbiamo la vita che obbedisce alla nostra preoccupazione economica. Per amare bisogna disobbedire a quel padrone. La vita che ne consegue è una vita piena di certezza nella provvidenza di Dio. E’ emunà e non mammona.
NB. Il testo non è stato rivisto e corretto dall'autore e risulta semplicemente dalla trascrizione della trasmissione radiofonica.
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