1° domenica di Quaresima (A) 13 marzo 2011
Radio vaticana – Orizzonti cristiani
Commento al Vangelo di Don Fabio Rosini
Matteo 4, 1-11
Tentazione nel deserto
1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
5Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio 6e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede».
7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non tentare il Signore Dio tuo».
8Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9«Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». 10Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto:
Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto».
11Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.
Parola del Signore.
All’apparenza una sorta di fiaba,questo testo nasconde una profondità non sondabile - Si sembra un pochino una sfida un po’ lontana dalla nostra vita dove uno sta come uno spettatore a vedere Gesù che è più bravo del demonio. Ecco. In realtà questo testo è di una profondità assolutamente non sondabile nelle poche parole che diremo adesso e nelle molte parole che uno potrebbe dire anche con molto tempo a disposizione.
Il tema della tentazione come un’opportunità di scelta che ci è data- Questo testo è il testo con cui apriamo la Quaresima. È il testo che ci mette di fronte al tempo della verità. Il tempo in cui affrontare il tema del nostro cambiamento. Del tirare fuori la nostra bellezza e dello spogliarci delle cose sbagliate.
Ecco che siamo di fronte al tema della tentazione. La tentazione è questa realtà legata all’esercizio della nostra libertà. Il tentatore deve svolgere il suo ministero, perché noi, non possiamo amare Dio “per forza”. Non possiamo servirlo “ per coercizione”. Noi abbiamo bisogno di scegliere. Ma scegliere fra cosa? Ecco che compare la tentazione: l’altra ipotesi. Per cui dobbiamo vedere in questo combattimento, in questa diatriba che c’è fra Gesù e il demonio le due opzioni. E su cosa vertono le due opzioni? Il tema fondamentale di due di queste tre tentazioni è l’essere figli di Dio.
La prima tentazione: le cose saranno sempre commestibili? - Come compare infatti la tentazione in Gesù? “Se tu sei figlio di Dio..” Ma, come sei figlio di Dio? Se io sono figlio di Dio, come devo stare? Cosa consegue da questa condizione qui? Se sono figlio di Dio, allora le pietre diventeranno pane. Cioè? Le cose saranno sempre commestibili. Anche le pietre debbono diventare funzionali alla mia soddisfazione. Io non potrò mai essere frustrato. Se Dio è mio padre, io devo stare bene sempre. Io debbo avere sempre la pancia piena. Io non posso essere frustrato, deluso dalle cose. Io debbo avere sempre una soddisfazione. Ecco che tutto deve diventare pane. Deve essere commestibile.
Una soluzione agghiacciante per chi vive accanto a chi ha accettato questa logica - Questa cosa sembra una bella offerta, sembra una realtà bella, piacevole, ma è agghiacciante. Voi pensate di stare dall’altra parte rispetto a chi è tentato di vivere così. Tentato di vivere avendo sempre da tutto compensazione. Avendo da tutto soddisfazione. Questo uomo, se si sposa, la moglie lo deve soddisfare sempre. La moglie deve essere sempre un panino mangiabile. Una cosa gradevole. Un figlio deve essere per lui una cosa che lo realizza. Il lavoro deve essere una cosa appagante. Una relazione di amicizia deve essere una cosa dove lui si foraggia, si diverte, sta bene, sta bene e ancora sta bene. Stacci accanto tu, ad un pezzo di egoista di questa fatta!
Così, si vive molto male, perché la nostra vita non è questo. Vivere così vuol dire vivere come degli infantili. I bimbi che devono succhiare la vita a cominciare dall’assumere il latte materno, devono ricevere, ricevere, ricevere. Allora questa è una fase che non cambia mai. È la fase orale che non finisce mai. Uno deve passare tutta la vita a mangiare, tutta la vita a soddisfarsi, tutta la vita ad appagarsi. E quando mai amerà un uomo che è fatto così? Quando mai un uomo che è fatto così riuscirà a fare un atto di donazione di sé? Se pure le pietre devono essere pane, pure i sassi si deve mangiare questo qui, ma allora figuriamoci che cosa deve essere chiunque ha intorno colui che ha sposato questa logica. Deve essere ridotto ad essere un servo. Ad essere a disposizione.
Saper accettare che nella vita non ci sono solamente soddisfazioni, ma esiste qualcosa soddisfa di più: il bene che dobbiamo compiere! - Questa battaglia qui è una battaglia molto seria. È la battaglia dell’accettare che non si vive solamente di quello. Non si vive solamente di soddisfazioni. Ma c’è qualcosa che sazia di più. La volontà del Padre. C’è da compiere una missione: vivere di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. C’è una missione da compiere. C’è un essere capaci di compiere la parola che Dio ha scritto nel profondo della nostra anima. Anche al più pagano, al più lontano, al più estraneo alle cose di Dio, non è però estranea una luce interiore, profonda, quella che gli indica qualcosa di buono: la luce del bene. Questa è la parola di Dio! Questa è la parola che per noi cristiani, fortunatamente, è dato esplicito. È qualcosa che Dio dice a noi. Ci dice il bene che dobbiamo compiere. La missione a cui Dio ci ha chiamati. Non si può vivere come degli infantili, pensando solo a soddisfarsi. Bisogna saper compiere, una missione.
E questa è solo una tentazione! Pensate quanto è importante tutto il resto!
La seconda tentazione: costringiamo Dio ad andare sullo spettacolare e a darci un riscontro? - E la seconda? Ancora:” Se tu sei figlio di Dio, gettati giù!” Lo ha portato nella città santa. Nel punto più alto del tempio. “Gettati giù!” Cioè? Fai una cosa eclatante, straordinaria, strepitosa, perché Dio ti deve proteggere. Ma come? Non ha detto nella Scrittura che ti proteggerà in ogni situazione? Che eviterà ogni pericolo per te? E allora? Buttati giù! Costringi Dio ad andare sullo spettacolare.
La tentazione dell’avere subito un ritorno - È la tentazione del successo. Dell’affermazione. È quella tentazione per cui una persona deve avere sempre riscontro. Deve avere risposte. Deve stare sempre di fronte a cose che sono chiare, dove Dio risponde subito, dove tutte le cose vanno in maniera efficace. Dove si ha successo. Vivere questa vita è una prospettiva preoccupante!
La vita però prevede anche il fallimento, l’attesa, l’irrisolvibilità - Perché nella vita esiste il fallimento. Esiste l’attesa. Esistono le cose che non si risolvono subito. Perché molte cose si fanno con la pazienza. Molte cose si fanno cominciando dal piccolo. Non si può pretendere subito di avere risultati in moltissime cose della nostra vita. Molte cose vanno costruite piano piano.
L’uomo che ragiona secondo questa logica: il figlio della fretta e dell’ansia - E chi è quell’uomo che non può vivere in una situazione di frustrazione? Che non può vivere in una situazione in cui non c’è subito un immediato successo o comunque in cui non ci sarà? Ci sarà altro da fare. Ci sarà altro da fare. È un uomo preoccupante. Un uomo pericoloso. È un uomo che non sarà capace di vivere nella precarietà del reale. Nella indefinizione del reale. Vuole subito riscontri. Lui si deve buttare e subito gli devono rispondere. Questo non è un figlio di Dio! Questo è un figlio della fretta. Un figlio dell’ansia. È uno che deve avere subito tutto che gli risponda.
Ma voi pensate, ma può essere una buona moglie una donna che vuole subito risultati e comunque? Ma può essere una buona madre? Ma come crescerà e in che frustrazioni crescerà i bambini una donna che esige da loro subito di vedere al volo che le cose rispondono, sono efficaci, fruttuose, che portano risultati? Mamma mia. Un bambino ha bisogno di pazienza per crescere. Tutti abbiamo bisogno di pazienza.
La seconda tentazione utilizza una logica contraria all’amore - Questa logica di successo è una logica terribile. È una logica contraria all’amore. L’amore implica il fallimento. L’amore implica il silenzio, l’attesa, la pazienza. Implica, richiede, necessita di essere capaci di sostenere una situazione difficile e non cambiarla e non fuggire e non stare ad aspettare subito che tutto si risolva.
I problemi irrisolvibili hanno un compito: risolverci - Certe volte i problemi ce li dobbiamo tenere. Certe volte li dobbiamo risolvere. Altre volte loro hanno il compito di risolvere noi. Di farci crescere, di farci maturare. Di farci diventare capaci di pazienza, amore, dolcezza, comprensione. Ecco. Pensate quanto è importante sapere accettare i tempi di Dio e non buttarsi giù dal pinnacolo del tempio. E non stare sempre a forzare, a tirare la realtà che deve andare, tirata per la giacchetta, dove noi ci aspettiamo, dove noi vogliamo.
La terza tentazione: per diventare padrone ti propongo la schiavitù! - E ancora. L’ultima tentazione è quella del possesso. “Tutte queste cose io ti darò”. Il possesso. Avere tutto. Avere tutto. Però avere tutto chiede di prostrarsi a tutto. “Per avere, prostrati!” Per avere potere, cedi il tuo potere. Questa è la domanda. “Tutte queste cose io ti darò, se gettandoti ai miei piedi mi adorerai!” Ma allora mi stai dicendo che io divento un padrone o divento uno schiavo? Sembra che divento un padrone, ma per adesso cominciamo col fare gli schiavi.
La logica del possesso - Così è il possesso nella vita. Il possesso nella vita, sembra donarci possibilità di avere autonomia, ma in realtà è un esproprio. Il possesso espropria. Il possesso nella nostra vita ci introduce in un situazione: quella dell’ansia. Quella della schiavitù delle cose. È una falsità totale.
Allora non possiamo possedere niente? No. Possiamo con la logica e i tempi di Dio- È chiaro che noi dobbiamo possedere cose nella nostra vita. Secondo quello che Dio vuole. E secondo tranquilla, placida, serena situazione di affidamento alla volontà di Dio, per compiere una missione, come abbiamo detto prima, accettando come Dio porta avanti la nostra concreta storia. Con i tempi morti che ci stanno, perché ci debbono essere. Per possedere che? Per possedere Dio che nessuno mai ci può rubare.
NB. Il testo non è stato rivisto e corretto dall'autore e risulta semplicemente dalla trascrizione della trasmissione radiofonica.
Per lasciare eventuali commenti basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedi sotto. Il commento non apparirà subito perché dovrà essere prima approvato dagli autori del blog. Grazie