lunedì 26 maggio 2025

26/05/2025 - Piccoli accenni alla storia di San Filippo Neri

Oggi 26 maggio 2025, ricorre la festa di San Filippo Neri. Segnalo questa sintesi pubblicata su TV2000.




Segue un piccolo stralcio del film State buoni se potete. Il registro del dialogo è tinto di tristezza, rimpianto, sorpresa, affettuosa comprensione, dolore. Questi sentimenti però si aprono alla speranza.




 

sabato 24 maggio 2025

Giovanni 14, 23-29 - Commento sesta domenica di Pasqua - Don Fabio Rosini

Trascrizione del commento di don Fabio Rosini alla 6 domenica di Pasqua mandata in onda su Radiovaticana (Per ascoltare audio: clicca qui)

Il commento non è stato rivisto dall’autore e risulta dalla trascrizione del testo parlato. Si resta a disposizione degli aventi diritto per l’immediata rimozione del testo.

Gv 14,23-29

Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:

«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.

Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».


Sesta domenica di Paqua. Nel vangelo capitolo 14° di Giovanni, noi ascoltiamo delle indicazioni di Gesù ai suoi discepoli nell’ultima cena che già lanciano verso la ricezione dello Spirito Santo. Già ci preparano alla Pentecoste.

Se uno mi ama osserverà la mia parola. Che vuol dire?-

Gesù dice una frase molto importante: “Se uno mi ama osserverà la mia parola”. Secondo Gesù l’obbedienza non produce l’amore, ma l’amore produce l’obbedienza. Se uno mi ama osserverà la mia parola. Nella vita spirituale l’obbedienza è molto importante. Ma l’obbedienza piena e completa viene dall’amore. Non viceversa. C’è obbedienza pedissequa e c’è obbedianza alta, matura, adulta che ha origine nella gratitudine e nell’affetto. Il testo descrive questo processo nobile e i suoi frutti. Se qualcuno ama Gesù osserva la sua parola, tiene caro quello che Gesù gli ha detto. E così arriva ancora di più. E il Padre mio lo amerà dice il testo e verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Cioè Dio farà casa in quella persona. Una presenza nella vita quotidiana e nelle azioni. E ciò è l’esperienza della guida dello Spirito Santo ossia il Paraclito, che significa, colui che è chiamato vicino, vuol dire in greco, questo lo fa consolatore, colui che sta vicino e consola l’uomo e parla al suo orecchio insegnandogli come vivere. Appunto. A detta di Gesù il paraclito fa due cose. Primo. Insegnerà ogni cosa, ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Insegnare e ricordare. Questi sono gli atti dello Spirito Santo rispetto all’uomo.

Imparare non è una cosa facile - 

Dobbiamo ricordare che insegnare non è così semplice. Il problema è che spesso si pensa di non avere niente da imparare. Ad esempio pensiamo di sapere già cosa è l’amore. Eppure l’amore non si insegna mai abbastanza. E’ un’arte sempre nuova. Per amare bisogna ricominciare ogni giorno. E abbiamo bisogno che lo Spirito ci insegni come. Il verbo insegnare significa “scrivere dentro”. Lo Spirito Santo può scrivere qualcosa di nuovo in noi. Ma noi portiamo una pagina interiore già listata di convinzioni e priorità difficili da confutare. Ci sono lezioni nella vita che non impariamo mai. E ci sono errori che ripetiamo tante volte. Perché per imparare, per apprendere, per crescere abbiamo bisogno di un’attitudine.

Abbiamo bisogno di umiltà per correggerci ed apprendere - 

Se lo Spirito Santo è un insegnante e deve insegnarci ogni cosa, noi abbiamo bisogno di un’umiltà che è proprio la strada maestra della vita cristiana.

Chi è senza umiltà non apprende e non si corregge perché? Perché non accetta di mettere in discussione quello che pensa. Appunto quella pagina interiore con convizioni e priorità e non riesce a confutarle. Chi è senza umiltà non apprende e non si corregge e questa non è una bella vita perché non sapersi correggere dai propri errori vuol dire restare sempre allo stesso posto, assolutizzare quello che uno pensa, la porta del disastro. Perché di fatto uno non cresce più. 

Cosa si apprende dallo Spirito Santo?

Potremmo chiedere: ma cosa si apprende dallo Spirito Santo? Si apprende come pregare? Come comportarsi? Bè anche queste cose. Ma Gesù dice che il compito dello Spirito Santo è insegnare ogni cosa. Cioè tutto. Abbiamo bisogno infatti di imparare più e più volte tutto ciò che facciamo. La cosa bella della vita cristiana è che è una costante scoperta. Se c’è un’area della vita in cui crediamo di non aver più nulla da imparare, possiamo essere certi che questa zona della nostra vita è segnata dalla mediocrità.

Tutto in noi ha bisogno di essere continuamente rinnovato dallo Spirito Santo.

L’altro compito dello Spirito è ricordarci quello che Lui ci ha detto - 

L’altro compito dello Spirito, dice Gesù è ricordarci quello che Lui ci ha detto. Questo è essenziale perché è dalla parola di Cristo che si rinasce e si riceve consistenza. Dio in realtà ci ha parlato sempre, sin dall’infanzia, e quanto abbiamo ancora da capire e da scoprire per esempio del nostro passato. Il Signore ci deve insegnare il nostro passato. A rileggerlo, a capirlo meglio, a liberarci dalle nostre gabbie. Anche da quel che forse abbiamo rifiutato. In quegli eventi Dio ci ha detto qualche cosa che forse non abbiamo ancora accolto. Lo Spirito Santo è il maestro della memoria. Cioè della lettura del passato e quando lui illumina la nostra memoria, porta alla luce, avvolge nella sua verità la nostra esistenza. E il testo del vangelo che leggiamo termina connettendosi con il suo inizio. Con la sua apertura. Lo Spirito ci insegna come conservare nella memoria la parola di Gesù. Se mi amate osserverete la mia parola. Ecco, lo Spirito Santo fa questa operazione in noi. E si innesca il processo amorevole con cui si era aperto tutto il viaggio: amare Gesù, osservare la sua parola, essere conservati dal Padre e conseguentemente diventare capaci di apprendere, capaci di crescere, capaci di correggersi e iniziare ad illuminare tutta la nostra vita anche le cose più difficili, il nostro passato. 

E’ chiaro che in una liturgia come questa, dove si proclama nella seconda lettura la nuova Gerusalemme, la vita nuova. Questa dimensione. Abbiamo ascoltato nel Vangelo che il Padre prenderà dimora presso di noi e qui vediamo questa città in cui abita l’Agnello, in cui non c’è nessun tempio, perché il Signore Dio l’Onnipotente è l’Agnello cioè non abbiamo bisogno di un culto esteriore formalistico perché siamo già noi inabitati dal rapporto con Dio. Questo anche ci connette con la prima lettura dove vediamo gli apostoli che sono capaci di imparare una cosa nuova. Loro erano impostati per un’adesione alla legge veterotestamentaria e sono capaci di andare oltre in una lettura che segna la storia della Chiesa. E’ il capitolo 15 degli Atti degli Apostoli in cui gli apostoli per cui era assolutamente impensabile che i pagani senza circoncisione, senza osservanza delle norme, potessero entrare nella vita redenta, addirittura consolano colo che essendo arrivati nella fede in Cristo, sono stati turbati dalla richiesta di questa obbedienza alla norme estese e peculiari del Giudaismo e dichiarano questa apertura, questo che viene chiamato il Concilio di Gerusalemme, questo che è la decisione degli apostoli e del consiglio di tutti gli anziani e di tutta la chiesa, di consolare e rassicurare i cristiani che provengono dal paganesimo che possono finalmente essere nella vita nuova, entrare nella Gerusalemme celeste, senza il bisogno degli schemi vecchi, stantii della normativa rabbinica. Ecco, questo è un esempio di cambio di schema, di sapersi liberare dalle proprie priorità.

Lasciamo che questa liturgia ci lanci verso la Pentecoste e ci apra alla scuola del tanto che dobbiamo ancora capire e ricevere e che lo spirito Santo ci deve ancora insegnare. 

IL CAMMINO DELL'UOMO

IL CAMMINO DELL'UOMO
Marcia francescana 25 luglio - 4 agosto 2003