sabato 11 dicembre 2010

Matteo 11, 2-11 - "Sei propio tu?" - Commento al vangelo di don Fabio Rosini

3° domenica di Avvento 12 dicembre 2010

Domenica Gaudete

Radio vaticana – Orizzonti cristiani

Commento al Vangelo di Don Fabio Rosini

Matteo11, 2-11
2Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: 3«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». 4Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: 5I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, 6e beato colui che non si scandalizza di me». 7Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! 9E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. 10Egli è colui, del quale sta scritto:
Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero
che preparerà la tua via davanti a te.
11In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

In questo brano Gesù annunzierà, ricorderà a tutti noi, attraverso la proclamazione del testo, la sua opera, di poter dare la vista ai ciechi, di poter far camminare gli zoppi, di poter purificare i lebbrosi, di far udire i sordi, di far risuscitare i morti perché ai poveri venga annunziata la buona novella. Dobbiamo capire come si è procurata questa situazione. Questo annunzio di Cristo. Giovanni è in carcere e manda domandare :”Ma sei tu quello che deve venire?” Da una parte qui si esprime una perplessità che dovremo vedere, ma una perplessità, ma anche dall’altra parte c’è un uomo che sta soffrendo e in fondo sta soffrendo perché ha preparato l’arrivo di questo Messia. Che succede? Dice in fondo:” Ma, io sto soffrendo, e ti chiedo sto soffrendo a buon fine? Dammi conferma!” Certo noi dobbiamo fare queste domande al Signore. “Signore parlami, perché quando sto facendo la tua volontà, e magari sto un po’ patendo, sto un po’ combattendo, ma vale la pena? Ma vale la pena perché ci sei tu! Dammi conferma! Io ne ho bisogno” Tutti ne abbiamo bisogno di avere conferma di non girare a vuoto per una strada che non porta da nessuna parte, per cui dobbiamo giustificare. Dobbiamo trovare una buona risposta. Per capire se vale la pena di vivere la nostra vita cristiana, se vale la pena di fare la volontà di Dio e di essere anche un po’ carcerati per questo mondo, di essere un pochino estranei a certe cose che in questo mondo non sono per noi, non ci riguardano, sono distanti. Sono superficialità che non ci interessano. E un pochino essere altri, rispetto a questo mondo. Ma vale la pena?
Ecco il dubbio di Giovanni rispetto a questa domanda, però riguarda anche la sua perplessità rispetto al fatto che Gesù non è esattamente ciò che lui aspettava. Cioè lui aspettava un ripuliture di situazioni. Avevamo ascoltato domenica scorsa questo fuoco che arriva, doveva bruciare la paglia. Lui aspettava questo tipo di realtà e invece è arrivato qualcun altro. Un altro tipo. Sorprendente. Perché noi pensiamo sempre che Dio debba agire secondo le nostre strade. La strada di Giovanni Battista, colui di cui sarà detto alla fine del testo che è il più grande fra i nati di donna, ma il più piccolo fra i gli abitanti del regno dei cieli, è più grande di lui. Alla fine c’è un limite. Giovanni Battista è comunque un uomo dell’antico testamento. Arriva secondo una categoria che è quella di ciò che Dio poteva far capire all’uomo. Ma quando si incarna il Verbo santissimo di Dio, la seconda persona della Trinità, Dio stesso viene in mezzo a noi, viene con categorie molto più sublimi delle nostre. Viene è la sua punizione è la misericordia. Viene e la sua correzione è la cura. Viene e la sua punizione, il suo intervento duro è farci cambiare vita. Donarci la possibilità di acquistare la vista. E quante volte solamente la misericordia di Dio ci fa finalmente guardare nella chiave giusta la nostra vita. Solamente il capire il perdono e l’amore di Dio ci fa leggere bene ciò che ci sta succedendo. E qui si parla di qualcuno che non solo recupera la vista, ma di qualcuno che cammina, uno zoppo. Quanti di noi sono ambigui, zoppicano. Fanno un passo, poi si fermano. Riprendi speditamente a camminare quando credi che Dio ti vuole bene. Quando riprendi ad aver fiducia nella sua abbondanza, nella sua cura, nella sua salvezza. Qui si dice che i lebbrosi sono purificati. La lebbra nell’antico testamento è un po’ immagine della solitudine, questa malattia che tiene lontano dal villaggio. Questa malattia che ci isola rispetto al prossimo! Ecco. Essere purificati. Ritrovare il prossimo perché smetti di averne paura. Smetti anche forse di fargli paura perché qualcosa ti addolcisce.
Insomma quello che noi andiamo capendo qui, attraverso questi sordi che riaprono l’orecchio, attraverso questo resuscitare di una parte morta di noi dove no ritroviamo qualcosa di cui noi dicevamo:” Questo è perso!” Quante volte per un errore fatto, o per errori fatti da altri, uno dà per perse tante cose e uno dice :”Questa non si salva più!” e invece no! C’è una Buona Novella! L’amore di Dio, ci fa riprendere a camminare. Gesù viene con la dolcezza, Gesù viene con la salvezza.
In questa domenica che è la domenica Gaudete , la domenica dell’allegria, questo testo viene a dirci che noi tutti possiamo essere più grandi di Giovanni Battista, perché Giovanni Battista, conosceva la legge, noi conosciamo la misericordia. La legge che è importante, che quello che ci serve, che ci fa da parametro, che ci fa capire tante cose, però in realtà è comunque sempre solo un punto di riferimento, non qualcosa che ci salva. Arriva la salvezza! E la salvezza è il perdono! Il perdono riapre i nostri occhi. Il perdono di Dio ci fa riprendere il coraggio nel camminare. Il perdono di Dio ci toglie dalla nostra lebbra solitaria. Ci fa ascoltare, ci fa vivere di nuovo. “Beato colui..”, dice qui il testo, “..che non trova in me motivo di scandalo”. Certo. C’è una sorpresa. Questo motto di Giovanni Battista. Questi discepoli dovranno andare a dire a Giovanni Battista :” Non ti scandalizzare del fatto che non è arrivata la mannaia e la falce che taglia e che uccide. E’ arrivato ciò che salva!” Sono atteggiamenti molto diversi da avere davanti alla vita. Si può avere uno scontro con una persona e chiedere che vengano che messi a posto i conti e che venga fatta giustizia. Oppure chiedere che ci si salvi. Che si salvi il rapporto. Lavorare per la salvezza. Non scandalizzarsi di questo. Gesù Cristo sta dalla parte della riconciliazione. Sta dalla parte di ciò che unisce, non dalla parte di ciò che frammenta, separa. Questa domenica cerchiamo la riconciliazione. In questa domenica cerchiamo ciò che è scandaloso per il nostro io giustiziere, ma che è salvifico per la nostra povertà. Cerchiamo la misericordia, cerchiamo ciò che porta alla novità e il più piccolino del regno dei cieli, cioè colui che crede alla misericordia di Dio, è più grande dei profeti. Passiamo dalla parte di questo piccolino che si apre al bene.

NB. Il testo non è stato rivisto e corretto dall'autore e risulta semplicemente dalla trascrizione della trasmissione radiofonica.
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