La regola delle tre P può portare a fare lunghi cammini. Di fronte alle cose grandi, quelle che ci sembrano insormontabili, possiamo abbatterci disperarci, arrenderci. Oppure l'alternativa è fare piccole cose, quelle che possiamo fare. Le uniche che siamo in grado di compiere. Con semplicità e fiducia. Questa è la regola delle tre P che stanno per "Piccoli passi possibili". Fare i "piccoli passi possibili" può veramente portare a compiere grandi cose... E' una delle tante cose, dette da Padre Vito ieri ai funerali di Chiara Corbella. Non è roba mia. Vito diceva che Chiara aveva assunto questa regola. L'aveva ascoltata e fatta sua. Probabilmente le è servita molto, visto la strada che ha dovuto percorrere. ( audio dell'omelia fatta da Padre Vito Amato al funerale )
Delle tante cose che ho visto e ascoltato ieri... e su tante di esse ancora voglio riflettere e ci sarà da riflettere perché è come un concentrato di perle preziose... una prima cosa che ho realizzato perché l'ho vista in loro e perché traspariva durante i funerali è che Chiara ed Enrico hanno mostrato che esiste un modo di vivere insieme e con serenità anche delle situazioni molto difficili, veramente ai limiti di quanto può essere chiesto a due giovani sposi... un modo bello, fatto di rispetto e fiducia nell'altro e in Dio, di criteri non banali per interpretare il senso dei fatti dolorosi che capitano... Una voglia di trovare insieme un passaggio non facile da scovare nella via che sembra farsi improvvisamente stretta... E condividere insieme tutto questo, in maniera discreta, con amici e persone che si incontrano lungo il percorso.
Ho visto il coraggio di questa donna, durante la testimonianza registrata e visibile su youtube ( testimonianza di Chiara ed Enrico) nel cercare di spiegare sottovoce, quasi perché obbligata dalle vicende che aveva vissuto, le motivazioni che la sostenevano anche se lontane da quel sentire comune, anche se motivazioni apparentemente fragili agli occhi di molti... Ma tutto questo è un dono. Il modo in cui loro hanno vissuto tutto questo penso sia un dono. Nessuno di noi penso potrebbe essere capace di imporsi di vivere a questa altezza e a questa profondità. E questo anche Chiara ed Enrico lo sapevano e lo sanno. Anche Enrico, nella lettera che scrive a Chiara lo dice:"... ci deve aver accompagnato, da soli non ce la potevamo fare". E questo penso che sia la prima cosa da dire di questa vicenda senza la quale tutto potrebbe essere interpretato male, letto in maniera distorta. Chiara ed Enrico hanno vissuto e vivono di un amore più grande. Ciascuno nell'altro ha cercato quel Lui di cui Enrico parla nella lettera. E' questa la prima cosa che mi sembra di aver capito in tutto ciò, e magari mi sbaglio. Però Chiara ed Enrico mi hanno fatto vedere e ricordato come ci si può amare, rispettare, entrare in situazioni difficili, trovare il coraggio che manca, vincere la paura che si prova e che ti blocca, volere il vero bene dell'altro, rendere discretamente ragione delle proprie scelte, vivere da persone veramente libere e cercare, insieme al proprio compagno e proprio attraverso il cammino fatto insieme di amare quel Lui e da quel Lui sentirsi amati.
Un momento del funerale di Chiara |
Alla fine della cerimonia, Chiara ed Enrico, come avevano deciso, proprio per sottolineare che nella vita tutto è dono, hanno fatto si che ciascuno tornasse a casa con una delle tantissime piantine che avevano fatto predisporre davanti all'altare. Ed Enrico si è scusato perché avevano previsto un numero inferiori di presenti e quindi non ci sarebbero state le piantine per ciascuno. Alla fine della cerimonia, in me e in tanti, che siamo rimasti a salutarci, a parlare, fra i canti, con le piantine in mano in un clima che definieri "di festa" era forte la voglia di restare lì ad assaporare un profondo, duraturo, senso di pace.
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