Era la sua materia preferita e la
sapeva benissimo. Eppure lo rimandarono perché non aveva fatto un compito e, in
quel momento, intuì che farsi promuovere non sarebbe stato semplice. Che non
glielo avrebbero reso facile. Una premonizione che si rivelò azzeccata non
appena si trovò davanti ai professori che dovevano esaminarlo.” Allora ragazzo,
vediamo… che argomento scegli?” gli chiese uno dei suoi insegnanti. “ Nessuno!”
rispose al posto suo il professore, e aggiunse, tra lo sconcerto dei presenti: ”Parlerà
di tutto il programma svolto”. Un terzo docente, per cercare di alleggerire la
situazione, disse ironicamente:” La cosa buona è che nulla sarà stato studiato
inutilmente”.
Dal fondo
dell’aula si levò un mormorio e uno dei compagni, laconicamente, pronosticò:”
Lo crocefiggeranno”. Tuttavia gli insegnanti non interruppero
l’esposizione del ragazzo, né fecero
domande. Alla fine il suo professore disse:” Ti meriteresti un dieci, ma dobbiamo darti nove, non per punirti, ma
perché tu impari che la cosa importante è compiere il proprio dovere in maniera
sistematica, senza permettere che diventi routine; costruire mattone dopo
mattone, invece che seguire l’impulso d’improvvisare che tanto ti piace”.
Il
professore era Jorge Bergoglio e l’alunno Jorge Milia, che racconta questo
episodio nel suo libro di memorie, De la
etad feliz, scritto quant’anni più tardi. “ Non ho mai dimenticato quella
lezione, che ho ancora ben presente, né ho mai pensato che mi avessero trattato
ingiustamente”
( Tratto dal libro Jorge Bergoglio. PAPA FRANCESCO. Conversazioni con Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti- Salani Editore . Pag. 51)
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