Il testo risulta dalla trascrizione del file audio dell'omelia di don Fabio Pieroni tenuta presso la parrocchia di San Bernardo di Chiaravalle il 06/01/2020. Si resta a disposizione degli aventi diritto per l'immediata rimozione del testo. I neretti e i titoli dei paragrafi in grigio sono stati aggiunti al testo solamente con lo scopo di paragrafare il testo e non fanno parte del discorso originale.
Matteo 2,1-12
1 Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2 «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». 3 All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4 Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5 Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
6 E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele».
7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
9 Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
6 E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele».
7 Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8 e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
9 Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10 Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12 Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
Una storia con più livelli di comprensione -
Il vangelo sembra un raccontino. Parliamo come i bambini: i Magi, la stella, la cometa. Poi portiamo i nostri doni. La letteratura del vicino oriente cristiano, duemila anni fa, si esprimeva mediante una modalità che si chiama midrashica. Midrash significa ricercare attraverso i racconti. Una favoletta, che però ha diversi livelli di comprensione, di approfondimento. Infatti dentro questa storiella, che non è una favola, ma è raccontata in modo che sembri una favola, vanno valorizzati tutti i personaggi.
Personaggi che lasciano il loro oriente, il loro punto di riferimento -
Avete visto che ci sono questi personaggi lontani dalla cultura di Israele che vengono dall'oriente che è un punto di riferimento. Lasciano questo punto di riferimento e vanno altrove. Scelgono un altro punto di riferimento che è più importante dell'oriente. E' una cosa particolare questa per cui loro seguono questa stella che cambia il loro punto di riferimento. La loro cosmogonia. La loro visione della vita. Quando nella scrittura si parla delle stelle è sempre segno che c'è un trauma, una rivoluzione. Una rivoluzione cosidetta copernicana. Infatti questi camminano, arrivano a questa capanna, provano una grandissima gioia, poi tornano per un'altra strada. Ripartono con grande forza.
Un appuntamento per tutti noi -
E poi dopo il vangelo avete ascoltato che c’è un appuntamento, un solenne appuntamento che la Chieda dà a ciascuno di noi perché succeda qualcosa che adesso vedremo.
L’esperienza dei magi: un’esperienza concreta che è per ciascuno di noi-
Innanzitutto partiamo dall'esperienza delle stelle. Qualsiasi persona che ha assaggiato la fede ha avuto questa esperienza. San Paolo ci racconta di una grandissima luce, come una stella che lo ha azzerato, lo ha disarcionato dal suo modo di affrontare la vita. E la sua vita è stata del tutto modificata e del tutto cambiata. Questa è un'esperienza che tutti voi che state qui sicuramente avete fatto: una catechesi, i 10 comandamenti, quella persona che ti ha segnalato che forse Dio può essere presente dentro la tua storia e che ha modificato il tuo modo di valutare, di approfondire, di affrontare la vita. Questa è l'esperienza dei magi. Per questo state qua. Non è che noi stiamo parlando della cometa di Halley, forse potrebbe essere anche quella, ma sicuramente non è solo un fatto storico. E' un fatto spirituale. Ha un nome e cognome preciso quella cometa. E' successo un fatto preciso. Ha modificato per esempio il tuo modo di organizzarti la domenica. Invece di startene a letto, vai a messa. Vuoi andarci. Vuoi celebrare. Ti rendi conto che è una cosa importante. E' cambiato qualcosa. Questo della cometa già comincia a diventare un elemento straordinario per dare una sintesi dell'esperienza cristiana. Questi magi, che siete voi, osservano.
Tornare ai vecchi punti di riferimento: un problema presente. Ripartire con determinazione come i magi -
Però c'è un grande problema. Il problema è che noi possiamo tornare ai vecchi punti di riferimento. Basta niente e noi torniamo quelli che eravamo prima. Mentre invece questo vangelo, questa celebrazione vorrebbe indurci a ripartire con una nuova convinzione. Perché adesso dopo questo tempo forte delle celebrazioni, il tempo forte che stiamo vivendo, ricomincia il tram tram quotidiano, e quindi uno perde il ritmo per cui ciascuno di voi non so oltre alla messa domenicale appartiene ad una Comunità neocatecumenale per esempio, oppure appartieni al Laboratorio della fede, oppure ai 10 comandamenti, oppure ti sei ripromesso o ripromessa di voler approfondire queste intuizioni volendo ascoltare prossimamente altre catechesi. Allora bisognerebbe che dentro di noi questa mattina concepissimo la decisione di ripartire con forza, con determinazione perché adesso inizia l’anno vero e proprio. Ci siamo preparati durante il Natale e adesso arriva tutto il tempo della Quaresima, della Pasqua. Della Pentecoste.
La liturgia è il luogo dove Cristo appare e ci aiuta -
Tutta la nostra vita, avete sentito come diceva qui l’annunzio del vangelo, deve essere avvolta da questa luce della stella. Cioè dalla liturgia. E’ la liturgia che ci accompagna, che ci spinge. La liturgia è il luogo dove appare Dio, dove appare Cristo, dove lui ti aiuta, ti sostiene. Per questo tante volte la Chiesa è restia ad indicare che la madonna appare a Medjugorie. C’è un’apparizione molto più concreta, molto più importante che è quella della liturgia. L’Epifania. Epifania significa la manifestazione di Dio. Quando Dio si manifesta tu respiri, rifiati. Riprendi la tua voglia di vivere. Trovi finalmente quel bandolo della matassa. Capisci che ci sta una via di uscita dalla tua situazione di sofferenza. E quindi questo è il punto: la liturgia è il luogo dove Dio ti appare.
La cosa più difficile: dare seguito alle cose -
Certamente c’è stato il big bang. C’è stata quell’esperienza straordinaria, non so ad Assisi, o a Medjugorie stessa, non so quello che ti pare a te, ma questa è la cosa difficile: dare seguito alle cose e ripartire per un’altra strada. Una delle cose più difficile è dare seguito alle cose. Tu inizi a fare la ginnastica per ottenere il dimagrimento con il tapis roulant e fai la prima botta a 12. Non so se l’avete mai fatto, ma se lo fai a 12, poco allenato come uno sta, dopo due minuti zompi fuori e poi riprenderai dopo tre mesi quando ti sei ripreso dal trauma.
Non è solo difficile iniziare, quasi miracoloso, ma ancora più difficile è stare dentro le cose.
La liturgia è lo strumento più importante per dare seguito alle cose e vivere con un nuovo orientamento -
Per fare questo non possiamo contare sulla nostra buona volontà. Abbiamo bisogno di essere sostenuti e la liturgia è lo strumento più importante che abbiamo. La liturgia non è un tipo di attività che noi abbiamo per accattivare la simpatia di Dio nei nostri riguardi. E’ un’azione di Dio per noi, insieme con noi che ci tiene dentro questa nuova cosmogonia che è stata rivoluzionata attraverso quell’evento che ti ha cambiato. Come ha cambiato san Paolo, san Francesco, me, tutti noi. A ciascuno di noi una stella è apparsa, è successo qualcosa e tutto è cambiato. Abbiamo abbandonato l’oriente. Uno quindi deve vivere un disorientamento perché il cristianesimo quello vero non obbedisce alla legge della creazione, alla legge della natura, le supera. Le cambia. Perché le leggi della ragione non sono sufficienti per poter vivere nella storia. La storia contraddice la ragione. Quello che noi viviamo è assurdo, però c’è. C’è capisci. E’ assurdo però c’è. E come fai a vivere delle cose che non capisci. Diventi scemo. Il 90% delle cose che viviamo ti frustra. E’ minaccioso, tutto è difficile.
La liturgia chiave ermeneutica per vivere la salvezza dentro la storia -
Allora Cristo ti dice: io sarò con te. Ti apparirò a patto che ogni domenica staremo insieme. Ma ci sono altri momenti importanti, fantastici che non saranno per alienarti dalla storia, ma per entrare dentro la storia. Una cosa straordinaria. E’ la chiave ermeneutica per vivere nella storia. Questa è l’esperienza che dovremmo fare noi. Questa è l’esperienza cristiana della salvezza. Questa è la salvezza. Sinteticamente. La salvezza non vuol dire che non vai all’inferno, ma la salvezza è sperimentante che qualcuno ti accompagna e ti sostiene e ti dà quel quid in più che un poveraccio non ha, non perché è cattivo, ma proprio perché questa luce non l’ha avuta.
Fare un salto di qualità: da fruitore a protagonista del racconto di come vivere in questa dimensione cambia la vita -
Quindi attenzione. Altro punto fondamentale di questa celebrazione. Quindi questa festa dovrebbe portarci a fare un salto di qualità notevole. Quale? Ora ci sono nella chiesa i lontani, quelli che hanno un’appartenenza debole alla parrocchia, quelli che hanno un’appartenenza forte, disposti come in vari cerchi concentrici. Spesso chi sta dentro la chiesa e ha una appartenenza forte, come è probabile che l’abbiate voi, rimane fondamentalmente ad un livello in cui pretende che il prete, che il catechista, gli dia qualcosa di positivo per sé. Certamente questo è un livello importante, ma ad un certo punto succede che tu diventi missionario. Sei tu il missionario ormai. Sei tu. Non sei più l’oggetto della catechesi, ma tu diventi soggetto. Sei tu che fai la catechesi, sei tu che dai testimonianza, sei tu che racconti che hai cambiato punti di riferimento, che tu vieni aiutato dalla liturgia. E quindi cominci a renderti conto che tu fai parte della Chiesa, sei la Chiesa. Io sono molto contento che esistano le sardine, questi movimenti, bellissimo. E uno mi potrebbe chiedere: ma tu che fai politicamente, socialmente, eticamente? Io sono la Chiesa. Io porto avanti questa cosa straordinaria, questa luce. Perché Dio mi ha chiamato. Dio ti ha chiamato? Si. Si poi gli asini che volano, poi sei esaurito. No a me Dio mi ha chiamato. Ma sei scemo? Questo mondo se tu parli così, Dio mi ha chiamato, mentre stai prendendo il cappuccino in pausa pranzo, gli altri ti dicono: questo è scemo, a questo le feste di Natale lo hanno condizionato poveraccio. Invece è così. Ma non con fanatismo.
Nuovi incontri di catechesi -
Adesso dal 21 gennaio in poi noi faremo le catechesi del cammino neocatecumenale per cui se tu hai un amico tuo, gli darai dei foglietti dei pro memoria. Sono importanti. Se tu non hai mai fatto una catechesi, sei venuto a sentire la messa, è fondamentale che tu l’ascolti.
Tante persone che nella parrocchia vivono questo atteggiamento missionario -
Io evidentemente vedo tante di queste persone che non solamente prendono, mangiano, succhiano vita, ma ci sono tantissimi che fanno presente questo atteggiamento missionario. Per esempio io devo ringraziare tantissime persone. Laggiù c’è un bellissimo presepio. Ci sono voluti quasi due mesi per farlo. Delle persone concrete ci hanno lavorato, non si è fatto da sé. Tutto l’aspetto dei fiori, ci vogliono giorni per farle alcune cose. Poi la festa del Capodanno, tutto fatto gratuitamente. Il coro, l’oratorio, gli scout. C’è una grande appartenenza che non è solamente di chi riceve. E a questo punto più uno dà, più si sente vivo. Quindi io vi invito proprio a sentirvi contenti questa mattina perché state diventando un dono. Un uomo diventa se stesso, una donna diventa se stessa quando inizia a vivere nella dimensione del dono. I doni. Ricevere doni, essere doni. Tu sei una cosa preziosa, sei un dono. Avere questa visione che contraddice il nostro oriente. Il nostro oriente ci dice che noi siamo così così. Se noi invece cambiamo, facciamo questa rivoluzione, ci accorgiamo che abbiamo una dignità in Cristo che è straordinaria. Lui ci ha chiamati.
Sintesi dell’omelia -
Ricordiamoci per sintetizzare. Questo cambio è avvenuto. Bisogna mantenerlo, ripartire con decisione aiutati dalla liturgia che ci accompagnerà. Ci saranno questi momenti importanti, forti. E poi tutto questo ci porta a diventare missionari, testimoni. La testimonianza non deve essere fanatica. Deve essere molto semplice. Tu parli con qualcuno e quello ti dice: e allora i bambini che muoiono appena nati? E che ne so io. Non lo so. Non è che siccome io conosco le equazioni, io conosco tutta la matematica. Io non conosco nemmeno le tabelline. Capite non è che dovete far fare la bella figura a Dio, a Dio della bella figura non gliene importa perché è impossibile capire tutto. Noi possiamo fare conto su qualcosa che ci sostiene e che ci aiuta.
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