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Diete imposte. Dimostrateci che l’Odissea può far male...
Dopo le feste natalizie mi sentivo appesantito e con qualche difficoltà digestiva, mia moglie mi ha fissato un appuntamento con il medico curante, il quale prima di vedermi ha voluto che mi sottoponessi a degli esami ematochimici. Quando glieli ho mostrati è stato zitto per una decina di secondi, poi con il piglio di chi sta proclamando un ultimatum mi ha intimato di limitare l’assunzione di glucosio e grassi per evitare di contrarre il diabete di tipo 2, di bere un solo bicchiere di vino rosso ai pasti per non alterare la funzionalità epatica e di astenermi rigorosamente dall’ascolto e dalla pratica del politically correct se non voglio ridurre il cervello e il cuore a una poltiglia di escrementi.
Di fronte al mio sconcerto circa il divieto assoluto imposto al politically correct, il medico curante mi ha fornito una ponderosa documentazione scientifica a dimostrazione delle sue ferree prescrizioni. Congedandomi sulla porta mi ha detto: «Dimostrazioni, caro mio, servono dimostrazioni che l’Odissea faccia male...». In ascensore ho sfogliato alcuni articoli di giornale dove sono venuto a conoscenza di fatti a dir poco bizzarri: in un paesino del Massachusetts era stato abolito lo studio del capolavoro di Omero perché giudicato razzista, o che il film "Via col vento", sempre per lo stesso motivo, doveva essere censurato; identica sorte per "La lettera scarlatta" di Nathaniel Hawthorne, e così via.
Se è per questo, perfino Montanelli, Churchill e Cristoforo Colombo rischiano, a giudicare dalle proteste, il cartellino rosso.
Di questo passo tra un po’ Ippocrate verrà radiato dall’albo dei medici perché prescriveva decotti alla malva come terapia per la polmonite, i Greci verranno aboliti come popolo poiché 3.000 anni fa autorizzavano la schiavitù, stessa fine faranno tutte le nazioni europee perché fino a qualche decennio fa si affidavano alle monarchie, mentre a Spagna, Regno Unito, Danimarca e Svezia verrà imposto di cambiare nome perché tale pratica è ancora in vigore.
Perfino il vocabolario è stato modificato con un impeto di desiderio di salvaguardia delle cosiddette categorie deboli, fragili o sfortunate: i ciechi sono diventati ipovedenti, i sordi non udenti, quelli in carrozzina portatori di handicap, pardon, diversamente abili; e la lista potrebbe continuare all’infinito: gli spazzini operatori ecologici, le prostitute escort, i bidelli operatori scolastici, i diabetici persone amabilmente dolci, i pompieri addetti allo spegnimento delle fiamme, i politici cittadini diversamente onesti.
Stranamente, da questa ondata di stucchevole politically correct rimane fuori una categoria altrettanto vilipesa: i piccoli, quelli sotto l’uno e sessanta per intenderci, che si continua a chiamarli piccoletti, tappetti, nanetti, soldino di cacio o alla peggio alti un metro e un barattolo.
Certo voi direte, i bassetti, o i sopraddetti piccoletti, potrebbero denunciare queste manifestazioni oltraggiose (l’odioso reato di body shaming) alle autorità competenti, ma non si è ancora compreso quale sia l’Autorità che deve vigilare su queste razzistiche violazioni. Per il momento i social, con le loro orde da tastiera, stanno colmando questo vuoto di cultura e di potere imponendo regole di comportamento, giudizio e soprattutto creando neologismi adeguati. In questo caso i piccoli potrebbero chiedere alle autorità competenti (il nulla? i social?) che anche a loro venga cambiato nome, e al posto delle ingiuriose offese si parli di Portatori di non altezza.
Ho perfino scoperto che anche certi tipi di pasta hanno dei nomi inappropriati tanto che gli è stato imposto un nuovo nome di battesimo: temo che i prossimi a subire un processo saranno i Ditalini e i Bigoli, in odore di sessismo, e gli Strozzapreti, evidenti assassini.
Dopo qualche giorno di dieta forzata mi è venuto da pensare che probabilmente nessun razzista convinto abbia mai letto l’Odissea, che un suprematista maschilista non abbia mai comperato "La lettera scarlatta", che si ignori che a causa di Cristoforo Colombo l’umanità conosce le patate al cartoccio, il doppio cheeseburger, i pop-corn, il baseball, e i film di Capra, e che soprattutto nessun indignato da tastiera abbia mai mangiato un piatto di Strozzapreti al burro fuso. Sarà a causa del Kamut nella mia dieta se mi vengono questi pensieri?
Oddio: ho sentito alla radio che un gruppo di contestatori delle graminacee vuole abolire tutti i cereali che finiscono con una consonante perché sono discriminatori nei confronti delle vocali. #mefrumento
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