Nella Chiesa di Santa Maria delle Mole il 14 ottobre 2023 si sono svolti, alle ore quindici e trenta, i funerali di Chiara Cherubini, medico, nefrologo, responsabile per tanti anni della UOS di Nefrologia e Dialisi dell'IRCCS Spallanzani di Roma e medico nefrologo della A.O. San Camillo- Forlanini di Roma.
Oltre alla famiglia e ai parenti, agli amici, ai vicini, erano presenti anche alcuni medici, infermieri e operatori sanitari degli ospedali in cui ha lavorato.
Le giornate allo Spallanzani cominciavano presto la mattina, intorno alle sette. E poi continuavano nel pomeriggio fino alle sedici, diciassette, diciotto, con qualche brontolio da parte di noi collaboratori che volevamo andarcene a casa.
Lo stile della dott.ssa Cherubini era caratterizzato da queste parole: serietà, competenza, dedizione. Prendersi cura sul serio, non per finta, del paziente. Ascoltare le storie delle vite delle persone. E così i malati diventavano quasi persone di famiglia. L'ho accompagnata, a volte, a dare l'ultimo saluto ai pazienti, quando si sapeva che sarebbero morti ed era sempre andare a salutare una persona cara.
La dottoressa era contro alcune cose: l'arroganza, la violenza, il sopruso, il guadagno non giusto sfruttando i momenti di sofferenza delle persone, le cure date solo a chi se lo poteva permettere. In questo senso ricordo un episodio in cui lei aveva mandato una paziente da un collega e questo aveva chiesto alla paziente, in cambio della sua prestazione professionale, un compenso giudicato dalla dottoressa troppo caro per cui aveva detto al collega che ai pazienti che lei mandava lui non avrebbe dovuto chiedere compensi così alti, altrimenti, non glieli avrebbe più inviati. Per ottenere gli esami ritenuti necessari per i suoi pazienti, spesso, "rompeva le scatole" ai colleghi e lo faceva con una certa tenacia.
Tra i progetti importanti che le hanno richiesto molto impegno e coraggio, di quelli che io conosco, per esempio, ricordo quello per il trattamento dei pazienti dializzati HCV positivi (persone infette con il Virus dell'Epatite C) con il protocollo Interferone e Ribavirina per permettere loro di guarire dalla posività al virus. Tutto questo, prima che la ricerca permettesse la scoperta e l'utilizzo, dopo il 2014, dei nuovi farmaci anti-virali, nuovi farmaci che evitano le pericolose complicanze della precedente terapia che, invece, la dottoressa, utilizzando le sole terapie presenti in quel momento, doveva fronteggiare e gestire per curare i malati. Da ricordare, anche, il fatto che il centro di emodialisi da lei diretto, era particolare perché venivano lì dializzati i pazienti infetti e co-infetti HBV, HVC, Hiv. Ovvero persone con diverse e coesistenti infezioni che in altri centri di dialisi non potevano essere dializzati. Era fiera del fatto che in quindici o più anni di attività vi è stato solo un caso di infezione intra-dialitica: formidabile risultato raggiunto grazie agli elevatissimi standard di sicurezza che lei ha fatto adottare e di cui lei era fervente sostenitrice e divulgatrice, attraverso convegni e conferenze, con attiva formazione e partecipazione degli infermieri di emodialisi. E ancora l'impegno per portare avanti la Dialisi Peritoneale nelle persone infette. La prevenzione delle malattie renali nei malati di Hiv, HCV, HBV che utilizzavano terapie anti-retro-virali. Le tante diagnosi di tubercolosi renali sfuggite ad altri colleghi meno abituati a trattare le malattie infettive. Le tante biopsie renali che hanno permesso diagnosi precoci e quindi trattamenti efficaci evitando la dialisi a numerosi pazienti. Tutto questo per raccontare il suo impegno pragmatico con un risvolto concreto nella vita delle persone ammalate.
Un'altro elemento che è emerso dalle conversazioni con i colleghi al sopraggiungere della triste notizia è stato il rispetto. Chiara Cherubini è stato un capo, un medico, una collega rispettosa delle persone con cui lavorava. Questa è una caratteristica che ricorre nella descrizione del suo modo di fare. Non falsa e per questo, a volte, scomoda, ma rispettosa. Io come specializzando ho percepito sempre un rispetto nei miei confronti, anche quando non siamo stati d'accordo su qualcosa e vi era una divergenza di opinioni. Non c'è stato mai un abuso della sua posizione di superiore e lo stesso lo dicevano miei colleghi specializzandi, infermieri e gli altri frequentatori del reparto.
"Malatempora currunt!" mi diceva e aggiungeva: "Speriamo di non ammalarci o almeno di trovare bravi medici che ci curino bene".
Nelle giornate fatte di ore ed ore in ospedale con i malati i pensieri sorgenti di pensiero positivo erano l'arte, la pittura, l'Umbria, l'orto, i libri. Gli si illuminavano gli occhi al pensiero di Chiara (l'11/8) e Francesco, i santi della sua Umbria.
Il 26/8/23 per il suo compleanno dei 70 anni gli ho scritto un messaggio di auguri durante un'escursione sul Gran Sasso e lei mi ha risposto: "Grazie Andrea, sono 70!!! Non so neanche come ho fatto ad arrivarci, ma sono molto contenta!" e riferita al Gran Sasso: "Quanti ricordi, questo è un posto spirituale. Ricordo il silenzio di inverno con la neve e la luna piena".
Nei suoi traffici con i pazienti, traffici a fin di bene, spesso con pazienti scomodi, difficili, extracomunitari, senza dimora, ha collaborato con tante persona. Fra i vari anche un prete romano, don Matteo, che poi dopo l'elezione di Papa Francesco (che piaceva alla Cherubini) è stato nominato prima vescovo di Roma, poi cardinale di Bologna, quindi presidente della CEI, la Conferenza Episcopale Italiana. Avvisato della morte della dottoressa don Matteo Zuppi ci ha scritto: "Ringrazio il Signore per il suo amore. Era proprio appassionata e brava. "Ero malato e sei venuto a trovarmi". Portate il mio ringraziamento per lei".
Proprio così' "Ero malato e sei venuto a curarmi" (Matteo 25). Anche noi, suoi colleghi, allievi, infermieri, persone che abbiamo incrociato i nostri percorsi con il suo, ringraziamo il Signore per avercela fatta conoscere e speriamo che adesso se la prenda con Lui nella pace. Lei sicuramente troverà qualcosa di interessante da fare per gli altri.
1/10/2012 - Ospedale Forlanini di Roma. Una pausa durante la riunione del lunedì con il collega dott. Francesco Stortoni |
2014, 9 luglio - Un momento di festa dopo la discussione della mia specializzazione in Nefrologia e Dialisi. |
2014, 9 luglio - Un momento di festa dopo la discussione della mia specializzazione in Nefrologia e Dialisi con il prof. Giorgio Splendiani. |
2014, 9 luglio - Un momento di festa dopo la discussione della mia specializzazione in Nefrologia e Dialisi. La dott.ssa Cherubini con noi, appena specializzati. |
2014, 9 luglio - Un momento di festa dopo la discussione della mia specializzazione in Nefrologia e Dialisi. |
2014, 9 luglio - Un momento di festa dopo la discussione della mia specializzazione in Nefrologia e Dialisi. |
2014, 9 luglio - Un momento di festa dopo la discussione della mia specializzazione in Nefrologia e Dialisi. La dott.ssa Chiara Cherubini e il collega nefrologo dott. Dionysis Touroukis. |
2014, 9 luglio - Un momento di festa dopo la discussione della mia specializzazione in Nefrologia e Dialisi. La dott.ssa Cherubini con mia madre. |
2014, 9 luglio - Un momento di festa dopo la discussione della mia specializzazione in Nefrologia e Dialisi. |
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6 commenti:
Spetta a me, Giovanni, il poter aggiungere poche righe a quelle di Andrea. Chiara la conobbi tanti anni addietro, parlo degli anni 79-80, quando ci trovammo a frequentare la Scuola di Specializzazione in Nefrologia. E si, Chiara era proprio così, come Andrea ce l'ha ricordata. Fu grazie a Lei che mi venne offerta l'occasione di partecipare al progetto della Nefroe Dialisi nelle Malattie Infettive presso lo Spallanzani. Quel reparto decollò con noi due, già molto legati da vecchia amicizia. Chiara è sempre stata seria e rigorosa nella sua professione come nella vita, con la sua famiglia già gravata dalla sofferenza del fratello disabile, cui dedicava ogni suo sforzo e sacrificio dopole pur lunghe e impegnative ore di lavoro. Da Lei ho ereditato l'alto senso del dovere che sapeva trasmettere ai suoi collaboratori, spesso anche con estremo rigore ma senza mancare di affetto e di rispetto. Addio amica cara, parte di una vita di ricordi sempre giovani, lascia un posticino lassù anche per il tuo eterno amico Giovanni.
Il buon Dio nella vita, soprattutto nei momenti piu' difficili, mi ha sempre mandato qualche angelo per aiutarmi, tu sei una di loro, grazie Chiara!R.I.P.
Grazie! Per l’affettuoso ricordo (Il marito)
Ho lavorato con la dottoressa Cherubini per piu di 2 anni durante la mia specializzazione. La dottoressa Cherubini 'e stata una grande maestra per me! Medico imparagonabile, serio, preciso. Aveva la capacita di entrate nell' anima delle persone, la sua visita non era solo medica ma anche socio-psicologica. Conosceva ogni suo paziente in tutti i particolari. Sono passati tanti anni per capire che queste qualita non erano comuni. Non dimentichero le interminabili ore di lavoro allo Spallanzani e le belle conversazioni che riguardavano l'arte, la pitura , i libri. I tanti congressi che abbiamo seguito insieme, i lavori sulla peritoneale e i trapianti, le collaborazioni con gli altri medici dello Spallanzani, le biopsie, le passeggiate nei giardini dello Spallanzani dove mi parlava della evoluzione sia dell ospedale, delle sue esperienze del passato, dei sacrifici che aveva fatto per far crescere e mantenere la unita di nefrologi in malattie infettive, le opportunita che aveva negato per mantenere la unita, la sua passione per la pittura. E dopo la collaborazione con gli ematologi del San Camillo. E la dottoressa faceva tutto in modo instancabile, serio, rispettoso, umano. Penso che non c'e un giorno della mia vita che non ho pensato o parlato di lei. Per me e una grande perdita, una grande ferita al cuore.
Con Lei ho lavorato pochi anni prima del suo pensionamento, di Lei avrò sempre alcuni specifici ricordi, alcune sue buffe espressioni che rendevano l’idea della situazione. Il mio primo contatto con Lei nel corso della mia tesi di laurea sulla dialisi peritoneale, poi anni dopo come infermiera di emodialisi. Rigorosa, attenta e prepara, ma al tempo stesso umana. Perché a lei di quelli, che per molti sono solo pazienti, interessava in quanto persone, con le loro storie. Mi mancherà vedere il suo nome tra le persone che guardavano le mie foto su whatsapp, il suo filo sottile per dirmi “mi ricordo ancora di te”
Non trovo le parole per descrivere la mancanza e le emozioni a parlare di Lei al passato. Perché nonostante fossero passati anni da quando era andata in pensione, nella vita di reparto c’è ancora tanto di Lei e così continuerà ad essere!
Grazie Giovanni
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