lunedì 13 giugno 2011

Chiuse, cieche e sorde - da "Vivi con passione!" di Valerio Albisetti

Riporto un capitoletto del libro. Spero che Valerio non si arrabbi. Una riflessione che mi sembra interessantissima. Il suo punto di vista sulla questione di fare quello che siamo chiamati a fare. 
Un tema declinabile in maniere diversissime. Presente in tante opere cristiane. Mi viene in mente la famosa frase che Elrond dice ad Aragorn ne Il signore degli anelli - Il ritorno del Re: "Metti da parte il ramingo... diventa ciò che sei nato per essere...".
La frase di Santa Caterina da Siena "Se sarete quello che dovete essere voi incendierete il mondo!"  e ancora  Martin Buber che dice: " Se non ora quando? Se non qui, dove? Se non io, chi?"
Mi rendo conto che se in molte occasioni avessi tenuto bene presente queste parole, queste frasi, sarei stato molto più incisivo, coraggioso, tempestivo. Meno vigliacco in fondo.
Forse avrei amato di più me stesso e così facendo avrei comunicato vita, coraggio, forza  anche alle persone che mi stanno vicino. Forse le avrei disorientate inizialmente, deluse. Alcune le avrei fatte arrabbiare.  Però, e parlo delle occasioni in cui avevo ragione, avrei comunque dato loro un'occasione di sentire un'opinione diversa. Uno stimolo diverso. Fuori dal coro.
Questo l'ho provato quelle volte in cui la parte più profonda di me non ha potuto tacere di fronte ad una palese verità oltraggiata da un'altrettanto palese menzogna. Lì dove queste due forze, scontrandosi, hanno obbligato la parte più profonda di me, a venire fuori, ad emergere, scegliendo la verità, ho provato l'esperienza di chi segue la propria vocazione. Di chi si lancia nel vuoto. Di chi sceglie di aderire ad una verità più profonda. Che sente dentro se stesso e che tante volte, parlo per me, sacrifica agli dei del voler vivere tranquillo, adeguandosi all'opinione comune, al creare meno problemi possibili. 
Qualche volta, forse proprio quando ero forse più pressato dagli eventi ho vissuto l'esperienza di scegliere la verità. Costi quel che costi. E "chissene", come  dicono a Roma, di quello che succede.
Per questo sono entrato in risonanza con queste parole di Valerio Albisetti. Per questo le ripropongo sul blog. Buona meditazione.


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"Chiuse, cieche e sorde.
Questo è il ritratto che mi appare delle persone che vivono senza passione.
Perché la vocazione, la passione,  la chiamata sono in tutti noi!
   Chi pensa di non sentirle è appunto perché non le sente!
   Ma ci sono.
   E spingono dentro, interiormente.
   Per mesi, per anni.
   Si zittiscono per causa nostra, per il nostro continuo reprimerle, nasconderle, rimuoverle.
    In nome di chi? di che?
    Spesso per le buone forme, per il quieto vivere,  per conformismo,  per seguire ciò che hanno fatto i nostri padri, ma tutto ciò è... mortale.
    Sotto sta sempre la paura.
    La vigliaccheria.
    Chiudersi alla propria vocazione è il peggior peccato.
   E' come essere già morti.
   Significa chiudersi alla vita.
   Quella vera.
   Quella veramente personale.
   Che porta solo il nostro nome.
   Non quella dettata dalle mode e dalla società in cui si vive, ma dettata dal proprio cuore.
   Unico e irripetibile.
   Tra l'altro, chi vive senza passione,  non cercando la propria vocazione è di poco aiuto anche agli altri, a chi gli sta vicino.
   Come si fa ad amare se non si vive con passione, non seguendo la propria vocazione?
   Crederemo di amare, ma ci illuderemo, e comunque il nostro amore non avrà forza, non possederà energia.
   Così per il percorso spirituale, perun cammino di crescita psicospirituale,  se non si vive la propria chiamata si è fasulli, persi, senza centro, privi di orientamento.
   D'altra parte la missione per cui siamo venuti sulla terra nessun altro può realizzarla...
   Riguardo alla propria vocazione siamo insostituibili...
   Eppure sono molte le persone che non seguono la propria chiamata. Perché?
   Perché hanno paura di soffrire.
   Aver paura di soffrire è come morire.
   Peggio.
   E' non vivere.
   Solo se si segue la propria vocazione non si prova più paura.
   Se si sapesse  questo forse molte vite cambierebbero.
   Per esempio, chissà quanti vivrebbero in prima persona piutttosto che vivere da comprimari o addirittura per interposta persona: un celibe che piuttosto di sposarsi e far figli si accontenta di fare lo zio o l'educatore, una moglie che spinge il marito a fare la carriera che avrebbe voluto fare lei...
   Oppure quelli che hanno abbandonato una professione a cui erano chiamati, o hanno lasciato una persona a cui erano destinati per vocazione...
   Infine  coloro che non vogliono seguire la propria chiamata pur riconoscendola..."

Estratto da: "Vivi con Passione!" di Valerio Albisetti
Capitolo IV

Copertina del libro

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