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TRASCRIZIONE DELL’OMELIA
DI PADRE VITO AMATO AI FUNERALI DI CHIARA CORBELLA PETRILLO
Una proposta: vivere da figli di
Dio perché così non si muore mai
Le presentazioni - Facciamo un po’ di presentazioni. E’
qui tra noi, come segno davvero di una presenza materna e affettuosa della
Chiesa di Roma, sua Eminenza il Cardinal Vallini. Ha saputo di Chiara ed
Enrico, li ha incontrati personalmente, prima di sua santità il Papa, ed è
rimasto credo molto colpito e affezionato ad Enrico e Chiara.
I canti – I canti che avete sentito
e sentirete sono i canti che Enrico ha
composto man mano che le vicende del matrimonio tra lui Chiara si compivano. Man
mano lui componeva dei canti.
Il canto che voi avete sentito all’inizio è il canto del matrimonio,
dell’ingresso di Chiara, chi è stato ad
Assisi lo sa. E’ stato un momento mozzafiato. Sta suonando e cantando Enrico,
il marito di Chiara, per chi non li conosce.
Tanti per condividere un fatto
eccezionale -Poi ci stanno tanti sacerdoti, c’è Don Fabio, i frati di
Assisi e poi ci sono io che sono lo spettatore di tutte queste vicende …che
sono una meraviglia… e che sono
dolorante, ma anche tanto felice perché ho visto cose straordinarie fratelli
miei.
Un mistero: vedere la vita eterna-
Siamo davanti a delle cose…ad un mistero grande. Io questa mattina che cosa
vi dico da questo ambone. Vi posso spiegare un mistero in dieci minuti?
Mezz’ora? Non lo so. Non si può fare. Noi vi diciamo alcune cose. Quello che vi
vogliamo testimoniare, io, gli amici, Enrico, i famigliari, quelli che sono
stati vicino a noi, è che noi abbiamo visto la vita eterna. Come dice San
Giovanni: “ Perché la vita si è fatta
visibile, noi l’abbiamo vista”.
La vita di Chiara ed Enrico - Vi
faccio un po’ il riepilogo degli episodi
della vita di Chiara ed Enrico?
Allora nel 2008, il 21 settembre si sono sposati. Chiara è rimasta più o meno subito in cinta e
ha concepito un miracolo. Si chiamava Maria Grazia Letizia, che è una bambina
anencefalica che è nata, è stata battezzata ed è morta dopo mezz’ora.
Dopo poco Chiara ha concepito ancora, e ha concepito un bambino che si
chiama Davide Giovanni. Questo bambino sembrava sano all’inizio, ma subito dopo
non più, sembrava che non avesse più le gambe. Poi invece abbiamo scoperto che
aveva delle malformazioni viscerali e anche le sue condizioni erano
incompatibili con la vita. Ci dicevano così i medici. Anche lui, che è nato il
24 giugno del 2010, è vissuto mezz’ora.
Ha ricevuto il battesimo ed è andato filato in paradiso.
Poi qui in mezzo a noi c’è Francesco che è nato il 30 maggio del 2011,
mentre Chiara era già attaccata da quello che lei chiamava il “drago”, usando
un termine che usava il mio vescovo, don Tonino Bello, per definire il cancro.
E’ stato così. Poi Chiara si è curata, dopo la nascita di Francesco, ma le cose
non sono andate come si sperava e noi oggi siamo qui.
L’ultima notte di Chiara è stato il
compimento di una preghiera - Noi siamo qui in questo clima di gioia, di
festa, perché abbiamo visto quello che ha visto tanti anni fa un centurione.
C’era un
centurione che aveva visto morire tanta gente. Ne aveva uccisi tanti, ne aveva
fatti morire tanti. Però davanti ad un uomo crocefisso, vedendolo spirare in
quel modo, vedendolo morire in quel modo, ha detto: “Questo uomo era veramente il figlio di Dio!”. E noi abbiamo visto
questo. Abbiamo visto nel momento della morte di Chiara, un figlio di Dio.
Abbiamo visto Gesù.
L’ultima
notte di Chiara è stata una festa. E’ stato il compimento di una preghiera. Il vangelo
che abbiamo letto oggi è il vangelo di quella messa lì, di quella notte lì che
abbiamo celebrato il 12 giugno. Lei è morta la mattina, il 13 giugno. Quella
sera è stata una meraviglia. E’ stato il compimento di una preghiera che Chiara
aveva fatto al Signore. Quando a Chiara, il 4 aprile è stata data la sentenza
definitiva, che diceva che ormai era una malata terminale, la medicina non
poteva fare più nulla, allora lei ed Enrico sono tornati a casa e hanno
salutato i familiari e ovviamente
avevamo tutti una faccia da funerale. E allora Chiara ha fatto questa preghiera
al Signore, come faceva lei, molto semplicemente, e ha detto: “ A Signò!… Chiedimi tutto,…ma co’ ‘ste facce
così, non gliela posso fa’!” E il
Signore questa preghiera che Chiara ha fatto l’ha compiuta il 12 giugno.
Il 12
giugno, prima della messa siamo stati un’oretta a parlare con Chiara, di cose
profondissime, di cose bellissime e
l’abbiamo fatto ridendo e chi ci faceva ridere era Chiara. Era disinibita,
ironica, bella. Bella. Luminosa. E lei
ha visto e vedeva noi e alla fine dell’eucarestia ha detto: “Che bello! Che bello! Vi voglio bene a tutti
oggi…! Che bello…!”. Sembrava Gesù
in croce che diceva:”Tutto è compiuto!”.
Ci vedeva veramente felici. Per noi il miracolo è… che noi…non abbiamo… visto
morire una donna serena…, abbiamo visto morire una donna… felice!
Il vero miracolo: vivere con serenità
questo momento - Chiara, quando ancora gli sollecitavano di chiedere il
miracolo rispondeva: “Se anche il
Signore mi guarisse e dovessi rendere la mia testimonianza, io non testimonierò
come primo miracolo che Lui mi ha guarita. Io testimonierò che Lui mi ha fatto
vivere in pace questo momento qui a me e a tutti voi”.
Fratelli
miei, noi questo vi vogliamo testimoniare: “Gesù è vivo! E’ vivo!” e fa ancora fratelli, fa ancora figli di
Dio, gente che vive in maniera straordinaria, eroica, avventurosa, bellissima.
Allora ho
chiesto anche a uno delle pompe funebri. Quando è venuto a mettere nella bara
Chiara era tutto incantato e ho detto: “Ma
l’hai mai vista una morta così bella?” e lui mi ha detto:” Sinceramente no!”. E lì mi è sembrato il
centurione. Ne ha visti tanti di morti
quest’uomo.
Essere il “sale della terra” è vivere in modo
straordinario - Dico che Chiara ed Enrico
sono stati veramente il sale della terra in questa vicenda. Vi dico
alcuni episodi di come l’abbiamo vissuta noi. Dico il “sale della terra” perché
hanno dato sapore alla terra, altrimenti che cosa è la nostra vita? Giusto il
tempo che passa nel dire: “Polvere sei e
polvere ritornerai”. Alla fine la vita può essere soltanto questo. Può essere una maledizione ed invece Chiara
ed Enrico hanno reso questo tempo da “polvere sei” a “polvere ritornerai”
qualcosa di bellissimo, perché è stato salato
da una sapienza diversa.
Una sapienza diversa: di vite, ne esistono
due - Molti di voi volevano venire a trovare Chiara, a trovare Enrico.
Quando stavamo lontani, a noi ci pigliava un po’ d’angoscia, poi quando si
ritornava da loro si ritrovava un po’ la pace. Perché? Perché noi, la loro
situazione, la giudicavamo con i nostri criteri. Pensavamo a “…sta tragggedia… Oddio come se fa? Un figlio
così piccolo…Ma perché tutte a loro? Ma dove sei Signore?” Un po’ quei
criteri aglio, olio e peperoncino, che abbiamo preso dalla nostra cultura, dalle nostre famiglie.
Poi invece quando si arrivava da Enrico e Chiara si scopriva una sapienza
diversa. Si scoprivano parole nuove. Cose mai udite. Dove sta scritto che la
morte fa solo schifo? Dove sta scritto che avere un figlio handicappato o un
handicap è una tragedia? Dove sta scritto che morire è brutto?
Sentivi un marito che diceva: “Ma
se mia moglie sta andando verso chi la ama più di me, ma perché dovrei essere
scontento?”. Sentivi cose nuove. E allora noi si tornava a casa consolati. Si tornava a
casa con un’altra pace. Quando si veniva da Chiara ed Enrico, si veniva a
prendere, non si veniva a dare. Chi di voi c’è stato, lo sa! Sa di che sto
parlando.
Chiara che diceva:”No… sono
felice così mi posso prendere cura di Maria e di Davide..” e ridendo diceva ”… lei, Maria, ha sempre mal di testa. Davide ha sempre la sindrome
dell’arto fantasma”. Così. Chiara che diceva:”Qui mi vengono tutti a ricordare che devo morire. Mi sembra il film di
Troisi –ricordati che devi morire”.
Io sono contento
che ridiate perché è ancora il compimento di quella preghiera. Questa è la
sapienza di Paolo, che ad ogni tribolazione corrisponde una consolazione. Questa è la sapienza dei santi. Questa è la
sapienza di Francesco che diceva:”Quello
che mi sembrava amaro, in realtà era dolcezza, di anima e di corpo”. Questo è quello che diceva Gesù, che esistono
due vite e quando tu perdi la prima vita, ce ne è un’altra di vita, più bella,
la vita nello spirito. Che non devi morire per sperimentarla. La vivi già oggi.
Quando
abbiamo celebrato quella santa notte, non avevo molto tempo per fare l’omelia.
Chiara stava molto male, ma era felicissima. Ha seguito attentissima ogni
momento della messa. Mi ha atteso perché arrivavo da Cagliari ed era l’una di
notte. Allora ho detto:” Chiara!... Qua
Gesù dice -… Voi siete la luce del mondo e una luce non può rimanere nascosta,
viene messa sul candelabro..-”. Ho detto:” Chiara ma la luce è Gesù?” Lei confermava. Annuiva con la testa.
Poi le dicevo:”Chiara il candelabro
quale è?” E lei ha detto:” Il
candelabro è la croce”. E allora le ho detto:”Chiara, sei luminosa perché stai sul candelabro con Gesù”. E
Chiara che prima magari si scherniva, in quel momento m’ha fatto un sorriso
meraviglioso e anche lì mi ha confermato e ha detto:” Si, è così!”.
Vivere per amare - E allora io vi dico
queste cose oggi, ve le voglio dire tutte, perché poi dobbiamo ricordarcele,
dobbiamo dirle a Francesco (…) Chiara ha dato la vita a Francesco. Perché per
lei è bellissimo vivere spendendo la vita per amore. E ha dato la vita perché
lui potesse fare altrettanto. Potesse vivere così. Spendere la sua vita per
altri. (…) Poi ci penserà la Madonna, la vergine e Chiara a custodire il cuore
bello di Francesco. (…)
Il primo matrimonio é vivere con Gesù -
Tutto questo, fratelli miei, è passato attraverso un dono che ci ha fatto la
Chiesa. Tutto questo è passato attraverso il matrimonio di Enrico e Chiara.
Chiara ha voluto fortemente due cose. Una delle due era che io celebrassi il
suo funerale. Io penso semplicemente
perché io sapevo da che storia venivano. Erano due casi umani quando
sono arrivati ad Assisi anche loro. E il Signore ha fatto una grazia enorme con
il loro matrimonio. Chiara nella bara è vestita da sposa. Chi è venuto a
visitarla l’ha vista. Perché? Perché Enrico e Maria Anselma, la mamma, hanno
voluto così. Perché il vero matrimonio, il primo matrimonio che Chiara ha
fatto, è stato con Gesù Cristo, il giorno del suo Battesimo. E questo è passato anche attraverso il
matrimonio con Enrico. Enrico e Chiara
erano coniugi. Avevano lo stesso giogo. Enrico e Chiara erano coniugi con Gesù
Cristo. Gesù dice:”Prendete il mio giogo sopra di voi”. Allora prendere il giogo con
lui è stato entrare nella stessa missione di Gesù. Bellissima, che era quella
di portare la bellezza nel mondo, di riscattare tutti i bambini non nati. Di
far capire a tutto il mondo che i bambini che sono stati abortiti sono bambini
bellissimi, capaci di generare vita e
amore. Anche se non hanno il cervello, anche se non hanno gli arti.
Un’avventura meravigliosa. E quando sono diventati coniugi con Gesù Cristo si
sono alleati con un alleato potentissimo che gli ha fatto percorrere dei
sentieri che noi non osiamo percorrere perché ci fanno paura. Ci sembrano
troppo.
Enrico,
mentre venivamo qui in macchina, aveva un cuore grato. Diceva:” Che meraviglia ci ha fatto vivere il
Signore!” Io mi faccio portavoce. Enrico lo direbbe anche meglio. Enrico ha
chiesto a Chiara poche ore prima che morisse:”A Chià, ma è davvero dolce ‘sto giogo?” E’ veramente dolce questa
croce? E Chiara, poche ore prima di morire, stava molto male, ha detto, con un
sorriso:”Si, molto dolce Enrì”.
La consolazione nella tribolazione. A
Chiara io dicevo:”Chiara, ma tu fai
finta di non soffrire? Facci vedere, per favore, anche quando stai male in modo
tale che noi capiamo anche…” E Chiara mi diceva:” Ma io non mi sento male” Chiara soffriva, però allo stesso tempo,
nelle cose grosse, il dolore era come sollevato. Quando ha perso un occhio, alla fine, quando una metastasi ha
colpito l’occhio, e non ci poteva vedere più, non gli è pesato niente. Quando
partoriva, mi diceva che il parto non gli pesava per niente. Io ero lì e
sentivo tutte le altre donne che urlavano come le matte.
Però a
questo il Signore le ha portato piano piano, ma questo lo diciamo dopo.
Possiamo vivere senza alibi- Maria ci
ha fatto capire che esiste la consolazione nella tribolazione. Che non abbiamo
nessun motivo nella vita per lamentarci perché qualunque cosa ci accade, dentro
contiene un dono grandissimo. Che viviamo
normalmente negli alibi per non vivere veramente.
Maria ci ha fatto capire che esiste la vita
eterna - Maria ci ha fatto capire che esiste la vita eterna. Quando siamo
andati insieme a Medjugorje, a settembre,
per ringraziare del dono di Maria, quando siamo arrivati c’era la testimonianza
di Mirjana. Proprio quando siamo arrivati Mirjana diceva queste parole. Gli
chiedevano:” Mirjana come stanno i nostri
morti?” E lei diceva:” Io vi so dire
soltanto questo. Io voglio molto bene ai miei cari, ma ritornare qui su questa
terra dopo che vedo Madonna (così le diceva,
senza articolo), dopo che ho visto Madonna, è un dolore grande. Io starei con
lei nonostante voglio molto bene ai miei cari ”.
E questa è
stata per Chiara ed Enrico una consolazione.
Dopo
infatti, quando siamo andati di nuovo tutti insieme, dopo Pasqua a Medjugorje,
Chiara ha chiesto a Jakov:” Ma.. si sta
sul serio bene dall’altra parte?” Lui le ha detto di si. E lei gli ha
chiesto:”Ma se ti chiedessi adesso di
andare da Lui tu ci andresti?” e lui gli ha detto:”Sì. Se sono certo che vado in Paradiso, sì!”. E Chiara ha sentito
queste parole e ha detto:”Va bene. Ci
voglio andare anche io”.
Vivere da regina e da re cioè donando tutto-
Chiara, proprio perché aveva questa speranza, viveva da regina. Viveva in
maniera regale. A parte che Chiara aveva un portamento così nobile, così bello.
Viveva da regina. Viveva regalando. Quando è arrivata la morte, Chiara stava
preparando dei pacchi da dare alle altre sue “colleghe” malate terminali che
aveva conosciuto. Delle ragazze che le
avevo presentato, che erano venute ad Assidi, così da varie parti di Italia. E
lei per ognuna stava preparando un dono. Aveva preparato per una ragazza una
felpa con la scritta:”Ha da passà a
nuttata!” Capite il napoletano?
E’ vissuta
regalando. Per questo non dovete dire al piccolo Francesco cose false. Lei viveva così. All’ultimo il Signore l’ha
condotta a vivere così. Amando. Cioè donava tutto.
A Medjugorje
lei non aveva voglia di andarci. Ci è andata, ci è venuta per noi. Gli è
costato molto a Chiara venire a Medjugorje in termini di sofferenza, di fatica,
di preoccupazioni per Francesco che era molto piccolo. Ci è venuta perché
voleva che noi fossimo qui oggi perché avessimo la grazia di accogliere la
Grazia. Questa era una delle sue fisse. Lei voleva come grazia dal Signore, gli
occhi per accogliere la Grazia. Per questo quello che noi chiamiamo disgrazia
per lei era una grazia. Un figlio handicappato per lei era una grazia.
Quando hanno
saputo che nasceva Maria, Chiara ed Enrico hanno detto:”Il Signore ci ha esauditi! Avevamo chiesto al Signore di avere dei
figli in affidamento. Questo è il primo affidamento che il Signore ci ha fatto.
Forse altri non erano attrezzati per accogliere una bambina così”
E quindi
fratelli miei poi è arrivata a dire cose bellissime. Enrico correggimi se dico
male. Vi dico prima questa.
I medici - I medici pensavano fosse
stupida. Perché non si faceva curare. In realtà gestiva lei questi medici.
Sentiva i vari pareri ed in base a questi sceglieva quello che faceva comodo a
lei. Quando doveva nascere Francesco, lei aveva capito che una mamma è
fondamentale ogni giorno di quei nove mesi. Per cui ha scelto, tra i vari
pareri, quello che gli permetteva di portare più avanti la gravidanza.
Trentadue,
trentaquattro, trentasei, trentasette. Faceva dire i numeri ai medici, poi
seguiva il parere del medico che assecondava il suo desiderio di non far
perdere al figlio neanche quei 38 gr che poteva ricavare ogni giorno.
Discorsi tra Chiara ed Enrico - E alla
fine Chiara, ad un certo punto ha detto
ad Enrico: “Enrì, ma se tu sapessi che
la tua vita potrebbe salvare altre dieci vite, tu ti sacriferesti?” E
allora Enrico ha detto:” Bé… non lo so se
ne sono capace… ma se il Signore mi dà la forza… lo faccio”. Allora Chiara ha risposto:”Io la grazia della guarigione la sto
chiedendo e la chiedo, ma mi sa che io fino in fondo la guarigione non la
voglio” E lei si chiedeva: “ Enrì,
cos’è che colpisce di più? Una donna che guarisce dal tumore, o un papà felice
con il bambino senza la mamma?” Ho detto bene Enrì? Allora è bellissimo no?
Che dite?
Un cammino graduale - Allora dentro
questa cosa mi sembra di cogliere una tentazione però. E a me sembra che stia
lavorando qualcosa di malvagio in tutto questo. Che si traduce nel fatto che
molti di noi pensano:” Una vicenda
straordinaria!” Io avevo un po’ di timore a fare l’omelia del funerale di
Chiara, perché sembra il solito panegirico del morto. E invece non è così.
Le cose che
vi stiamo dicendo, ripeto vi stiamo dicendo, perché è la Chiesa che ve le sta
dicendo, non è perché voi pensiate:” E’
bello! E’ straordinario tutto questo…
però io… non ce l’avrei fatta. A me speriamo che non me capiti ‘sta roba!Perché
io non ce la faccio. Allora questa è una cosa particolare per Chiara, Enrico e
pochi altri, i santi, e poi però io no! Io non gliela faccio!” Allora
questa è la grande tentazione. Questa è
la grande tentazione perché Chiara ed Enrico a queste cose ci sono arrivati
gradualmente. Il Signore ce li ha portati passo dopo passo. Passo dopo passo.
La regola delle tre P - Ragazzi ho
quasi finito… non temete, ma vi devo dare questa cosa. Questa è una chicca di
Chiara. Aveva preso ad Assisi questa regola. La regola delle tre P. “Piccoli
Passi Possibili”. Lei assorbiva tutto come una spugna, questo è vero. Questa
gli era molto piaciuta. Perché di solito, davanti a queste cose grosse, noi o
pensiamo al passato e diciamo:”Noi non
saremo mai capaci di fare questa cosa!” Oppure pensiamo al futuro. Pensiamo
a come sarà, a come dovrà essere. Ci facciamo un film da qui ai prossimi
quindici anni. Invece Chiara aveva questa tecnica. Di fare quella cosa che gli
era possibile in quel momento.
Come dice
Fabio Rosini, al “Ritirone”, quando si legge il passo delle Nozze di Cana. Lui
dice:” Il Signore non ti chiederà di
trasformare l’acqua in vino". Tirare fuori la gioia dal lutto è qualcosa di cui
tu non sei capace. Tirare fuori da te la vita quando tu sei un morto
vivente, tu non ne sei capace! L’acqua in vino tu non la puoi trasformare. Però
di una cosa sei capace. Riempire le giare, questo ti è possibile. Fare una cosa
stupida. Cominciamo di là. Una cosa che possiamo fare tutti. Non dobbiamo
capire tanto.
L’augurio di Chiara: morire da figli di Dio
per vivere da figli di Dio - Io sono contento che Chiara ha voluto
fortemente che anche l’omelia fosse così perché è la proposta che vi fa la
Chiesa. E’la proposta della santità. E’ la proposta di vivere da figli di Dio.
Non so chi di voi è ancora credente, chi non lo è mai stato. Noi auguriamo a
tutti voi una buona morte. Perché vivere una buona morte significa vivere una
buona vita. Allora vi auguriamo di vivere da figli di Dio! Ci auguriamo tutti
di vivere da figli di Dio perché così non si muore mai! Non muori più. Voi
vedrete che Chiara non è morta.
Allora io
penso che ho detto tante cose eh? Mi rendo conto che mi sono un po’ dilungato…
ma ce ne sarebbero tante altre. A chi gli interessano, ce le venisse a
chiedere. Non è roba nostra.
Padre Vito
Amato