Il settimo giorno è benedetto e consacrato da Dio, perché in esso egli ha cessato dal suo lavoro ( più tardi il settimo giorno si chiamerà " Sabato" ( SHaBaTH)....
Lo 'Adam ( l'opera del sesto giorno)- e con lui e mediante lui, tutta la creazione ( le opere dei primi cinque giorni)- sono chiamati a entrare nel Settimo Giorno- Riposo di Dio...
Il settimo Giorno è l'unico giorno in cui lo 'Adam, e il creato con lui e per mezzo suo, fa la stessa cosa che Dio fa: riposa, cessa shabath. Esso è il sacramento di Dio eretto nel tempo dell'uomo e della donna; il memoriale del senso della creazione e della libertà umana; il luogo dell'ospitalità e dello Shalom che Dio offre alla totalità della sua opera; la Sposa e la Regina ( lo Shabath femminile) a cui Israele va incontro cantando: Lekha dodì libra 'at kallah, Pne Shabbathj nqabla (" Vieni, o mio amato, incrontro alla sposa; andiamo incontro al Sabato")...
Ciò significa che il Sabato è stato creato per gli esseri umani come una corona del loro divenire immagine di Dio:
" Esso è sovranità dell'uomo, capace di sottrarsi alla successione, alle necessità e all'ingranaggio delle cose" ( E. Lévinas, Dal Sacro al Santo, pp. 98-99)
Riposare - potremmo dire "sabatizzare"- per lo ' Adam biblico non è un far niente, come la cosa suona alle orecchie consumistiche del faraone ( Esodo 5, 5.8. 17-18), bensì fare ciò che fa Dio, come egli lo fa; operare come egli opera, partecipare all'essere pieno di libertà e di comunione nella compiacenza e nella benevolenza, che è proprio di Dio solo. Il Sabato è le milieu divein della creazione, e soprattutto dell'uomo e della donna. Qui si trova la chiave per comprendere il comportamento autorivelatore, e non certo abolizionista né irrispettosamente contestatario, di Gesù nei confronti del Sabato. Come il giorno che precede lo Shabbath è una parasceve ( preparazione) all'incontro con la Sposa, così la nostra vita presente è tutta una parasceve al Savato più vero e definitivo.
Agostino mostra bene come il dies dominicus della liturgia cristiana, lungi dal costituire una banale ed empia aboliione del Sabato biblico ed ebraico, ne rappresenti il compimento di significato. Primo Giorno dopo il Sabato ( Mt 28,1) esso non dà inizio ad un'altra settimana di parasceve, ma segna il Principio, l'alba di un Giorno nuovo, primo e ultimo, Giorno Ottavo ed terno ( cfr. Gv 20,26).
Di questo giorno nuovo il Signore Gesù, il Messia risorto, la radice della stirpe di David, il figlio di Iesse, il betlemmita, è la stessa radiosa del mattino ( Ap 22, 16); il sole che non conosce tramonto ( At 26,13).
Agostino, concludendo una delle sue opere maggiori, ha espresso tutto questo in modo sublime:
"... Anche noi saremo il settimo giorno, quando saremo ripieni e sazi della sua benedizione e della sua santificazione. Lì, riposati, vedremo che egli è Dio.
sapremo tutto questo perfettamente, quando ci riposeremo perfettamente, e perfettamente vedremo che egli é Dio...
... Lì riposeremo e vedremo, vedremo e ameremo, ameremo e loderemo. Ecco quel che sarà alla fine senza fine. Infatti, quale altro è il nostro fine, se non giungere al regno che non ha fine?" ( La città di Dio, XXII, 30.1.4.5)
Tratto da Francesco Rossi de Gasperis, Sentieri di Vita, Principio e Fondamento e Prima settimana, Paoline - Pag. 106-108
Si rimane a disposizione per la rimozione dal sito qualora richiesto dagli aventi diritto
Lo 'Adam ( l'opera del sesto giorno)- e con lui e mediante lui, tutta la creazione ( le opere dei primi cinque giorni)- sono chiamati a entrare nel Settimo Giorno- Riposo di Dio...
Il settimo Giorno è l'unico giorno in cui lo 'Adam, e il creato con lui e per mezzo suo, fa la stessa cosa che Dio fa: riposa, cessa shabath. Esso è il sacramento di Dio eretto nel tempo dell'uomo e della donna; il memoriale del senso della creazione e della libertà umana; il luogo dell'ospitalità e dello Shalom che Dio offre alla totalità della sua opera; la Sposa e la Regina ( lo Shabath femminile) a cui Israele va incontro cantando: Lekha dodì libra 'at kallah, Pne Shabbathj nqabla (" Vieni, o mio amato, incrontro alla sposa; andiamo incontro al Sabato")...
Ciò significa che il Sabato è stato creato per gli esseri umani come una corona del loro divenire immagine di Dio:
" Esso è sovranità dell'uomo, capace di sottrarsi alla successione, alle necessità e all'ingranaggio delle cose" ( E. Lévinas, Dal Sacro al Santo, pp. 98-99)
Riposare - potremmo dire "sabatizzare"- per lo ' Adam biblico non è un far niente, come la cosa suona alle orecchie consumistiche del faraone ( Esodo 5, 5.8. 17-18), bensì fare ciò che fa Dio, come egli lo fa; operare come egli opera, partecipare all'essere pieno di libertà e di comunione nella compiacenza e nella benevolenza, che è proprio di Dio solo. Il Sabato è le milieu divein della creazione, e soprattutto dell'uomo e della donna. Qui si trova la chiave per comprendere il comportamento autorivelatore, e non certo abolizionista né irrispettosamente contestatario, di Gesù nei confronti del Sabato. Come il giorno che precede lo Shabbath è una parasceve ( preparazione) all'incontro con la Sposa, così la nostra vita presente è tutta una parasceve al Savato più vero e definitivo.
Agostino mostra bene come il dies dominicus della liturgia cristiana, lungi dal costituire una banale ed empia aboliione del Sabato biblico ed ebraico, ne rappresenti il compimento di significato. Primo Giorno dopo il Sabato ( Mt 28,1) esso non dà inizio ad un'altra settimana di parasceve, ma segna il Principio, l'alba di un Giorno nuovo, primo e ultimo, Giorno Ottavo ed terno ( cfr. Gv 20,26).
Di questo giorno nuovo il Signore Gesù, il Messia risorto, la radice della stirpe di David, il figlio di Iesse, il betlemmita, è la stessa radiosa del mattino ( Ap 22, 16); il sole che non conosce tramonto ( At 26,13).
Agostino, concludendo una delle sue opere maggiori, ha espresso tutto questo in modo sublime:
"... Anche noi saremo il settimo giorno, quando saremo ripieni e sazi della sua benedizione e della sua santificazione. Lì, riposati, vedremo che egli è Dio.
sapremo tutto questo perfettamente, quando ci riposeremo perfettamente, e perfettamente vedremo che egli é Dio...
... Lì riposeremo e vedremo, vedremo e ameremo, ameremo e loderemo. Ecco quel che sarà alla fine senza fine. Infatti, quale altro è il nostro fine, se non giungere al regno che non ha fine?" ( La città di Dio, XXII, 30.1.4.5)
Tratto da Francesco Rossi de Gasperis, Sentieri di Vita, Principio e Fondamento e Prima settimana, Paoline - Pag. 106-108
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