Luca 1,26-38
26 In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: 28 «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
Il commento è stato tratto dal libro:
Silvano Fausti
Una comunità legge il Vangelo di Luca
EDB editore
Nona ristampa: novembre 2003
Si resta a disposizione degli aventi diritto per l'immediata rimozione del testo.
Messaggio nel contesto:
Al mattino, mezzogiorno e a sera, pre tre volte al giorno, suonano le campane. E' l'Ave Maria. Il saluto dell'angelo scandisce l'inizio, il centro e la fine del giorno. L'Angelus e l'Ave Maria fanno dell'annunciazione il racconto della Scrittura più noto e ripetuto. La vita cristiana porta nel suo cuore e ha come principio e come fine l'incarnazione del Verbo. Tutta centrata su questo mistero, è una continua attualizzazione "oggi" del " sì" che ha attratto Dio nel mondo.
Maria è figura di ogni credente e della chiesa intera. Ciò che è avvenuto a lei deve accadere a ciascuno e a tutti. Il "sì" dell'uomo che accoglie e genera il Verbo, da cui tutto ha principio, è il fine stesso della creazione. La scena precedente si svolgeva nel tempio; ora nella "casa", perché Dio ha finalmente trovato la casa di cui il tempio è figura.
Il mistero può essere colto sotto vari aspetti, secondo che si consideri Maria come tipo del credente, apice del mondo, resto d'Israele, realizzazione della promessa, ecc. Il modo più adeguato è quello di è quello di collocarsi, con un colpo d'ala, dalla parte stessa di Dio. E' l0incontro che lui ha cercato da tutta l'eternità, il momento in vista del quale iniziò il tempo, coronamento del suo sogno d'amore, premio del so lavoro, ricompensa alla sua fatica. Finalmente dalle profondità della sua creazione che si è allontanata da lui, s'innalza un "sì" capace di attirarlo. E lui viene, si unisce e si compromette per sempre.
Quale fu la gioia di Dio nel poter dire a Maria: " Giosci". Lo sposo finalmente, dopo tanti drammi, trova la sposa del suo cuore. finalmente ha termine la sua sofferenza: è abbracciato da chi ama. La sua offerta trova mani che l'accolgono e le grandi braccia del mondo comprendono, concepiscono e stringono ciò senza cui l'uomo non è uomo. L'Amore è amato: ha trovato una casa dove abitare e la casa dell'uomo non è più deserta. L'incarnazione ha un carattere " passionale": rivela la passione di Dio. E' l'inizio delle nozze tra lui e l'umanità, il principio di un amore che sarà più forte della morte ( Ct 8,6).
Il racconto inizia con l'angelo "mandato" ( = apostolo) e termina con l'angelo che parte. L'angelo è la presenza di Dio nella sua parola annunziata. La nostra fede nella sua parola accoglie lui stesso e ci unisce a lui: è il natale di Dio sulla terra e dell'uomo nei cieli. La Parola si fa carne in noi, senza lasciarci più e l'angelo può andare ad annunciarla ad altri, fino a quando il mistero compiutosi in Maria san compiuto tra tutti gli uomini. La salvezza di ogni uomo è diventare come Maria: dire sì alla proposta d'amore di Dio, dare carne nel suo corpo al suo Verbo eterno, generare nel mondo il Figlio.
Questo brano, posto all'inizio del Vangelo, ne è la chiave di lettura: ogni racconto che segue mi propone, come a Maria, di "gioire", mi dice un "aspetto del mio nome ( "pieno-di-grazia") e di quello di Dio ("il Signore-con-te"), e mi offre il verbo che attende il mio "sì" per farsi carne in me, nella forza dello Spirito.
Lettura del testo:
v. 26: " Ora al sesto mese". Il compimento è i gestazione già nel tempo della promessa. Anche se questa precede, i suo sono in continuità e in parte contemporanei. Attesa e dono convivono sempre, fino al pieno riconoscimento. Inoltre il numero 6 richiama il giorno della creazione dell'uomo. L'annuncio al sesto mese indica che Dio entra nel giorno dell'uomo, facendosi suo contemporaneo e aprendogli il suo oggi eterno ( Galati 4,4). Nell'incarnazione il tempo raggiunge la sua pienezza, ricolmo deleterio che ora contiene.
"l'angelo Gabriele". La forza della parola di Dio che ha portato a perfezione il ricordo della sua promessa in Zafcaria ed Elisabetta, porta ora a compimento la promessa stessa. Non si dirige verso la Giudea, luogo degli eredi della promessa, bensì verso la Galilea, regione infedele: la "Galilea delle genti" ( Matteo 4, 15). La promessa segue l'erede fin nella terra della sua infedeltà.
In Galilea raggiunge un paese insignificante, Nazareth. Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono ( Giovanni 1, 46)? Dio tiene conto di ogni lontananza e predilige ciò che è religiosamente squalificato e umanamente insignificante. Il privilegio dei lontani e dei piccoli fa parte dell'essenza misteriosa di Dio, che è misericordia. Essa vale in realtà per ogni uomo, lontano da lui e piccolo davanti a lui! Solo visitando il figlio più lontano, il padre ha abbracciato tutti suoi figli! Prima, il suo amore resta insoddisfatto.
v. 27 "davanti a una vergine". Prima Dio si era rivolto a una coppia di anziani dando successo ai loro vani tentativi di avere un figlio. L'annuncio a Zaccaria serve appunto a far comprendere che lui, e solo lui, dà un futuro e salva. Ora invece si rivolge a una "vergine", a una che ha rinunciato ad ogni sterile tentativo. E si dona a lei come suo figlio, per far comprender che il futuro e la salvezza dell0uomo viene solo da lui ed è lui stesso. Il compimento supera ogni attesa!
La verginità di Maria pone infatti la domanda circa la partenti.
Paternità significa origine e natura, significa identità: chi è veramente il figlio donato a Maria? Paternità e parola vanno insieme: il Padre dà il nome e dice la parola che fa crescere il figlio come persona libera. La questione della paternità di Gesù si apre con l'accoglienza della parola ( v. 38), è dichiarata dalla sua obbedienza al Padre ( 2, 49) e trova risposta alla fine del suo cammino di giusto che sulla croce si consegna al Padre ( 23, 46).
La verginità di Maria indica innanzitutto che ciò che nasce da lei è puro dono. IL futuro, in lei offerto a tutto il mondo, è grazia e dono di Dio, + anzi Dio stesso come grazia e dono. La verginità indica inoltre la condizione alla quale Dio può donarsi. La capacità dell'uomo di concepire l'umanamente inconcepibile non è quella delle coppie sterili dell'AT, dove è dato successo ad un'azione umana senza successo. Tale capacità è capacità è la verginità, la rinuncia ad agire. In Maria infatti non vi è alcuna azione umana. Dio solo agisce. Dall'altra parte trova solo obbedienza e accoglienza , senza alcuna azione di disturbo. La verginità indica quindi l'attitudine più alta dell'uomo: la passività e la povertà totale di chi rinuncia all'agire proprio per lasciare il posto a quello di Dio. E' la fede. Questo vuoto assoluto è l'unica capacità in grado di contenere l'Assoluto. Soli il nulla può concepire totalmente colui che è tutto. Per questo è nulla.
Maria realizza il mistero della fede: accettare Dio com'è. E' figura di ogni uomo e di tutta la chiesa che, nella fede, concepisce l'inconcepibile: Dio stesso. Maria, vergine, madre, è "termine fisso d'eterno consiglio", proprio per la sua verginità che la rende capace di generare Dio. Questo è per ciascuno di noi e per tutta la storia umana, il punto d'arrivo: è la fede pure che attira in noi il Salvatore. Frutto di una storia di "impotenza" sperimentata, fino alla rinuncia ad essere capaci, la fede rompe i limiti di ogni incapacità umana per renderci calci di Dio.
"promessa sposa a un uomo di nome Giuseppe della casa di Davide". La genealogia, così preziosa in Israele, tramanda di padre in figlio la promessa di Dio. Attraverso le generazioni i padri vivono nell'attesa dei figli e i figlio dell'attesa dei padri. Alla casa di Davide, che aveva costruito una casa al Signore - che è poi Maria - il Signore aveva promesso una casa definitiva in cui abitare. Ma non è l'uomo che costruisce la dimora a Dio, bensì Dio che si fa casa a colui che gli dona la casa ( cf 2 Sam 7). C'è corrispondenza tra figlio e casa, tra casa e casato. Il nome dello sposo è "Giuseppe", che significa "possa Dio aggiungere". Attraverso Maria Dio aggiunge a lui se stesso come figlio. "Maria" infatti, il nome della sposa, significa: " altezza, sommità, eccellenza". Per la sua bassezza e la sua umiltà abissale essa sarà madre del Figlio dell'Altissimo, in cui ogni uomo troverà casa.
Nessun commento:
Posta un commento