LIBRO: Valerio Albisetti - Ho stima di me - Paoline 2013
"Ognuno di noi ha un proprio viaggio personale percorso, quello che io chiamo "il viaggio", all'interno del quale è assolutamente protagonista, se possiede il coraggio di guardarsi dentro, prendendosi la responsabilità del bene e del male che vi trova.
Ciò non è possibile se rimaniamo chiusi nel nostro io per i motivi più diversi:
- per paura
- per ricerca di potere
- per ricerca di successo
- per rivestire ruoli prestabiliti
- per seguire regole meramente formali
- per evitare la sofferenza.
La via da seguire attraverso il corpo, la psiche, lo spirito. Adopera più l'immaginazione che la creatività, che la logica e la razionalità.
Non pretende di capire sempre, di controllare tutto, ma onora il mistero.
Chi segue questa via intuisce di appartenere a qualcosa di più grande, che supera la sua individualità.
Quando comincia il percorso?
La ricerca vera del motivo profondo per cui siamo venuti su questa terra, in genere comincia quando:
si sente che si sta per morire psicologicamente,
si è stanchi della vita che si conduce,
si sente di stare per perdere ciò per cui si è lottato tanto, si perdono persone care,
si viene lasciati da persone che amiamo,
ci si accorge di aver sbagliato tutto,
si comprende che la vita che si conduce non ha senso.
Il percorso ha inizio dentro la storia della propria vita, dove si impara a vedere il bianco e il nero, il buono e il cattivo, il male e il bene.
Poi può sempre essere per un abbandono, per un rifiuto, per una delusione, per un insuccesso, per una malattia, si deve cadere.
Il nostro viaggio continuerà o si fermerà secondo il modo in cui viviamo la caduta. Se ci identificheremo con essa ci fermeremo.
Se al contrario, la vivremo come un'occasione per capire meglio chi siamo, e che apparteniamo a qualcosa di più grande, allora andremo avanti nel viaggio.
La caduta dunque è necessaria.
Per apprendere.
Per sentirsi sempre umili.
Insegna a non rimanere dentro i problemi, le paure, ma ad attraversarle.
Per me, questa società occidentale sta morendo perché evita la casucce, né insegna a cadere.
Mi piacerebbe, infatti, che ad un certo punto dell'esistenza si potesse cambiare nome.
Mi piace pensare che il nome corrisponda all'essenza della persona.
Cambiare nome significa allora assumere una nuova identità.
Bisogna andare oltre le ferite ricevute, smascherare le nostra parti false, ambigue, nevrotiche, uscire dagli schemi mentali assunti per difesa, per paura, per orgoglio, allargare mente, pulire il cuore, riprendere la dignità di creature divine.
Non dobbiamo temere un'esistenza piena.
Solo vivendo, affrontando ciò che ci capita come viaggiatori dello spirito, la nostra esistenza diverrà fonte di godimento, di ammirazione, di senso..."
Nessun commento:
Posta un commento