2023, 26 agosto - Gran Sasso (Aq) - Croce della vetta occidentale (2912 mt). |
Agosto 1998- Agosto 2023.
Venticinque anni fa, poco dopo essere arrivati a questa croce, fummo colti da un terribile temporale. Non capivamo infatti perché, prima della pioggia, i capelli lunghi di Cristiano, quelli sciolti dal codino, si alzavano verso il cielo e, ingenuamente, ne ridevamo insieme. Solo giorni dopo abbiamo capito: erano le cariche elettrostatiche presenti nell'aria che alzavano i capelli verso l'alto. Quel giorno avevamo fatto degli errori nella valutazione del tempo di ascesa, del meteo, delle nostre capacità, del sentiero scelto. A venti anni può accadere.
Una guida alpina, prima di lasciare rapidamente la vetta, ci gridò di andare via subito, ma noi dovevamo aspettare gli ultimi che ancora non erano arrivati in vetta. Fortunatamente, poco dopo, arrivarono. Bisognava andare via di corsa. Noi iniziammo a scendere, ma, improvvisamente, arrivarono la nebbia, il vento forte, il freddo, la grandine, prima piccola e poi con chicchi grandi come noci che picchiavano in testa. Era quasi impossibile capire dove andare e praticamente, già questo lì, in vetta, è un pericolo assoluto. Fortunatamente, dalla cima fino ad un ghiaione sottostante, riuscimmo a seguire l'unica persona che provvidenzialmente ci capitò davanti e che conosceva la strada perché i segnali del CAI, che normalmente indicano il sentiero, non si vedevano più. Poi, giunti poco più in basso, su questo ghiaione che si chiama la Conca degli Invalidi, fu la volta dei fulmini con i loro boati vicini a noi e le loro scariche di elettricità. Avevamo la percezione che i fulmini cadessero a pochi metri da noi. Avevamo i piedi fino alle caviglie in un fiume di acqua e fanghiglia e l'elettricità dei fulmini ci arrivava in tutto il corpo. Alcuni massi spinti dall'acqua cadevano da sopra e dovevamo evitarli. Se, per mantenere l'equilibrio, ci appoggiavamo alle rocce, la forza dell'elettricità che sentivamo sul corpo era ancora più forte e a me, personalmente, due volte, mi ha spostato di quattro cinque metri. Eravamo nove persone. Nessuno di noi era esperto, se non di passeggiate più tranquille, in montagna si, ma non sulle vette a 3.000 mt.
Quella volta abbiamo scolpito nella memoria le prime fondamentali regole: in montagna non si improvvisa. Ci si prepara, e bene, seguendo precise regole da cui non si può derogare.
Il Gran Sasso, poi, sembra una montagna tranquilla, ma non lo è e molti, come noi, lo sottovalutano perché è facilmente raggiungibile anche da chi, d'estate, dal mare fa una passeggiata in montagna senza l'adeguata preparazione, con condizioni meteo non adatte o senza l'adeguata attrezzatura. Questo può essere un grave errore.
Se non si è esperti, si può chiedere a guide alpine o a gente del posto che va in montagna da anni e che ne conosce i pericoli.
Scrivo queste righe sperando che possa servire a qualcuno per non sottovalutare, come noi allora, i rischi della montagna.
Posso dire che ad oggi, per me, sono stati 25 anni di vita donati in più, anni di cui posso essere grato per tutti i regali ricevuti di cui ho presente il lungo e ricco elenco.
Sarebbe bello e utile, parlo per me, ricordare ogni giorno che già la vita per se stessa è un miracolo. Il fatto che respiriamo, che pensiamo, che camminiamo, che possiamo andare in bagno, lavarci.
Già solo questo è un gran regalo.
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