venerdì 29 luglio 2022

2022, 29 luglio - Diario -



2008, 2 luglio - Gerusalemme

14 anni fa. Insieme ad altri, accompagnati da un giovane Fabio Pieroni, ci affacciavamo al termine di una settimana di viaggio davanti a Gerusalemme.
Penso a quel giorno e mi viene voglia di fare notte per permettere ad altre persone di vivere la stessa esperienza.
Poi il tempo passerà, gli anni pure.
Però quel viaggio porterà frutto?
Ognuno raccoglierà qualcosa?
La speranza è che si sarà vissuto qualcosa di importante e di indimenticabile.
Con Carmine Misterpixel,

Se vuoi e ti fa piacere, lasciami un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverai il tuo indirizzo email ti potrò anche rispondere. Se vuoi farlo privatamente puoi anche inviarlo alla mia email: andreapiola@yahoo.it

2022, 29 luglio - Diario



2008, 2 luglio - Gerusalemme - Monte della Ascensione.

14 anni fa.
Guardare questa foto mi aiuta a capire una cosa.
Quando nella vita ho ricevuto una cosa, qualcosa che non avevo, ne sono stato grato alla vita e a chi me l'ha data.
Soprattutto se questa cosa è stata fonte di felicità, di gioia, di crescita.
Per me, oggi, se mi metto dalla parte di chi ha una cosa e potrebbe darla a chi non ce l'ha, ammetto che non è facile capire quanto sia importante e a volte fondamentale che gli altri la ricevano da altri o da me stesso. .
Come se quando sono dalla parte di chi possiede qualcosa che altri non hanno pensassi che quasi non c'è differenza tra donarla loro e non donarla.
Poi penso che se chi mi ha donato una cosa avesse seguito come giusto lo stesso ragionamento, io non non avrei ricevuto un fico secco.
Quindi mi rendo conto che devo fare uno sforzo e superare l'inganno della mia mente.
Uno sforzo per capire che ho qualcosa che potrebbe fare felici altri e rendermi disponibile a farglielo arrivare utilizzando tempo, forza, energia per fare in modo che gli altri ricevano a loro volta quello che io stesso ho ricevuto.
Naturalmente questo lo faccio perché mi piace. Perché mi fa bene.
Fare questo mi sembra che apra ad una dimensione nuova.
Una dimensione in cui si può essere felici.
In cui non si fanno le cose per forza, ma le cose che piacciono, quelle che vengono bene perché si fanno con lo spirito di chi fa una cosa interessante, appassionante, per cui non sta a contare le ore di lavoro, a lesinare le forze, ma lo si fa con slancio, perché quello che si fa interessa, piace, e ha un fine bello: sperare di fare arrivare una ondata di bene ad altre persone. E così facendo far arrivare una vagonata di piacere anche alla propria vita.
Avete mai provato quello che cerco di descrivere?
Forse per molti se parlassi arabo sarei più chiaro.
Mi rimetto a studiare...

Se vuoi e ti fa piacere, lasciami un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverai il tuo indirizzo email ti potrò anche rispondere. Se vuoi farlo privatamente puoi anche inviarlo alla mia email: andreapiola@yahoo.it

giovedì 28 luglio 2022

28/07/2022 - Lettura del giorno - La meta di tutti gli sforzi è la vita eterna

Dalle «Catechesi» di san Cirillo di Gerusalemme,
vescovo

(Catech. 18, 26-29; PG 33, 1047-1050)


La Chiesa, sposa di Cristo


.... Rimanendo dentro questa santa Chiesa cattolica e formati dai suoi precetti e dalle sue leggi di salvezza, noi possederemo il regno dei cieli, con l’eredità della vita eterna, per ottenere la quale dal Signore siamo disposti a sopportare ogni cosa. La nostra meta infatti non è una cosa da poco, perché noi tendiamo alla vita eterna. Per questo nella professione di fede ci viene insegnato a credere, oltre che «nella risurrezione della carne» cioè dei morti, anche «nella vita eterna», che deve essere la meta di tutti gli sforzi del cristiano.


Non mi ritrovo molto in questo discorsi di "sforzo", però questo ultimo pezzo della lettura dell'Ufficio di oggi mi ricorda una cosa importante: la meta di tutti gli sforzi deve essere la vita eterna.
Noi ereditiamo dal Gesù la vita eterna.
La ereditiamo come un figlio eredita una proprietà dal padre.
Noi ereditiamo la vita eterna. Il fatto di poter sopravvivere alla morte e continuare a vivere eternamente insieme ad i nostri cari.
Questa è la mia speranza, che non è una certezza, ma una speranza fondata sulla fede.
Per questa vita eterna siamo disposti a sopportare ogni cosa dice. 
Riportare anche tutte le cose che vivo nel mio quotidiano alla vita eterna. 
Una incomprensione con una persona. Sono stato corretto? Ho agito bene? Se ho sbagliato, dove ho sbagliato? Posso correggermi?
Poi il resto però va inquadrato in un orizzonte più grande, di più ampio respiro. Questa cosa come si inserisce nel mio percorso di vita, tenuto fermo che la cosa importante nella vita è che la meta di tutto è la vita eterna?

Se vuoi e ti fa piacere, lasciami un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverai il tuo indirizzo email ti potrò anche rispondere. Se vuoi farlo privatamente puoi anche inviarlo alla mia email: andreapiola@yahoo.it

lunedì 25 luglio 2022

Diario - 25 luglio 2022 - Bancarella di libri usati


I testi che negli anni ho selezionato per conoscere meglio la Terra Santa

Su questa bancarella (ho il Covid non posso uscire fuori devo inventarmi passeggiate immaginarie)... che ammetto mostra una vaga somiglianza con il mio letto, ho trovato, e ancora ne sono stupito, esattamente tutti i testi su cui ho approfondito la mia conoscenza biblica e spirituale riguardante la Terra Santa, l'ebraismo, l'islam, un pò di geopolitica e di storia.

Grazie Valentina che nel 2012 trasferendoti a Milano mi hai regalato il letto ad una piazza e mezza. Mi ero appena trasferito nella mia casa. Come vedi è stato utilissimo al libraio di stazione Termini.

Sto continuando a preparare il pellegrinaggio e a scrivere l'elaborato sulla storia dello Stato di Israele per il quale qualcuno mi ha scritto. Sto andando avanti bene e capendo sempre un pochino meglio. Quando è finito lo condivido con chi lo ha chiesto (1 persona pagata da me per chiedermelo).

Cercasi amici reali per passeggiate immaginarie.

(Covid: tosse un pò diminuita grazie a cortisone, antibiotico, aerosol, Levotuss, e grazie a Giovannina Lepera)

Se vuoi e ti fa piacere, lasciami un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverai il tuo indirizzo email ti potrò anche rispondere. Se vuoi farlo privatamente puoi anche inviarlo alla mia email: andreapiola@yahoo.it

Frase - Francesco Rossi De Gasperis

 "Il Signore ci ha mandato a predicare, non a pubblicare"

di Miche Ledrus Cit. Francesco Rossi De Gasperis, La roccia che ci ha generato, 1994, aDP Roma, Pag.6



Se vuoi e ti fa piacere, lasciami un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverai il tuo indirizzo email ti potrò anche rispondere. Se vuoi farlo privatamente puoi anche inviarlo alla mia email: andreapiola@yahoo.it

25/07/2022 - Mariuccio Paolo Piola - Corinzi 4,1-16 - Su mio padre e sui miei maestri

"Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il vangelo" (1Cor 4,15)

Una riflessione scaturita da questa frase dell'Ufficio delle letture di oggi che non ha potuto che ricondurmi a mio padre.
La condivido con voi. Ho messo i soliti titoletti rossi per orientarsi visto che è un pò lunghetta.

La domanda a cui rispondere- 
Mi ha colpito questa frase di San Paolo ai Corinzi.
Naturalmente mi fa tornare in mente tutte le persone che hanno contribuito alla mia nascita e crescita umana e quindi spirituale. 
Chi sono stati i miei pedagoghi e il mio padre nella fede?
Questa domanda mi da modo di mettere a tema delle riflessioni che ho nella testa da tempo.
Il mio caso personale credo, per quello che vedo intorno a me nell'esperienza di amici e conoscenti, sia particolare da questo punto di vista.
Infatti mio padre, Mariuccio Paolo Piola è stato la persona attraverso cui Dio ha voluto chiamarmi alla vita biologica. Fino a qui tutto statisticamente normale. La peculiarità, nel mio caso, è rappresentata dal fatto che sempre mio padre è stata anche la persona attraverso cui Dio mi ha voluto chiamare alla vita spirituale e che ha continuato ad essere il mio maestro fino al giorno della sua morte. Ora lo farà dal cielo. Mio padre era un uomo di fede e su questa ha basato le fondamenta della sua vita e ha insegnato a fare questo con l'esempio a tantissime persone, fra le quali ci sono anche io. 

Ritengo infatti che mio padre, nell'infanzia, mi ha iniziato alla vita spirituale e alla fede nel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e in Gesù e nello Spirito Santo. Lui, connaturalmente alla sua predisposizione alla vita spirituale e alla trasmissione della stessa, mi ha naturalmente formato in modo all'inizio per me inconsapevole. Come un piccolo di leone che segue la leonessa, ho potuto vivere accanto a mio padre ed imparare da lui che ha vissuto alla luce della volontà di Dio per tutti i quarantaquattro anni  della sua vita e di questo sono stato testimone.

Questo lo ha reso per me un maestro, anzi oggi, posso dire che sia stato il mio padre spirituale e, fra i miei maestri, il mio maestro più importante e come gli altri pochi maestri credibile e autorevole. 

Gli altri pedagoghi e maestri-
Questo lo dico non senza pesare molto bene le mie parole. 
Papà mi ha formato nell'infanzia e fino all'adolescenza è stato il mio unico punto di riferimento. 
La mia vita successivamente è continuata nel confronto con altre persone che hanno rappresentato per me dei punti di riferimento a cui guardare, dai quali imparare a navigare nella vita, nella professione, nella fede, nelle relazioni.
Essi mi hanno accompagnato per delle fasi di vita. Sempre però ho mantenuto un dialogo con papà. 

Giovanni Stirati
Penso al Prof. Giovanni Stirati (nato nel 1938 e morto nel 2023), a cui ho guardato con ammirazione come modello di uomo, di catechista, di medico, di professore universitario, di insegnante a partire dal 1992. E soprattutto, poi, intorno agli anni 2002 fino al 2009. E nei numerosi contatti avuti con lui fino al 2012 o comunque fino a quando la sua malattia lo ha permesso. Varie volte e con diversi pretesti, mi sono arrampicato fino alla sua stanzetta all'ultimo piano della seconda clinica medica all'Università La Sapienza di Roma. Tante volte gli ho proposto di accompagnarlo dal lavoro a casa per potermi confrontare con lui. Abbiamo condiviso, dopo la sua andata in pensione, la preparazione di tutto il materiale del suo corso di Bioetica, in ore di lavoro fianco a fianco. In lui, da piccolo, ho visto la persona che avrei voluto diventare. E questo mi ha dato una bussola per orientarmi negli anni delle medie e del liceo. Poi, più avanti negli anni, ho scelto di adattare meglio al mio modo personale di essere, le decisioni prese nell'adolescenza, per non imitare e per passare all'interiorizzazione di tutto quello che ho potuto imparare da lui. Ho sempre confermato la stima e l'affetto per lui che ritengo uno dei miei più importanti maestri di una fase di vita verso il quale ho nel cuore la devozione e la gratitudine dell'allievo e del discepolo ormai adulto.
Per circa venticinque anni  Giovanni e mio papà hanno collaborato l'uno a fianco all'altro come responsabili della prima e della seconda comunità Neocatecumenale della parrocchia di Santa Francesca Cabrini di Roma, fra le prime comunità a Roma e nel mondo, con reciproca stima e rispetto rimaste negli anni anche quando papà  dal 1992 non ha più presenziato e partecipato attivamente alla vita del Cammino Neocatecumenale, nelle chiare e complementari differenze e nelle strutturali e sostanziali similitudini. Nel 2019, dopo ventisette anni di percorsi fatti in solitaria, vedere papà andare, ogni lunedì, durante una fase della malattia di Giovanni, semplicemente a trovarlo a casa per tenergli la mano e per pregare insieme facendogli sentire la sua vicinanza, la sua presenza e il suo affetto, senza poter comunicare con le parole, me li ha fatti vedere come due guerrieri che, con stile diverso, hanno combattuto insieme tante battaglie aiutandosi lealmente, anche con i loro limiti che da figlio e da allievo penso di avere avuto il privilegio di poter conoscere. Due uomini che si sono considerati sempre secondi. 

Francesco Piloni-
Penso a padre Francesco Piloni, francescano minore, nato nel 1968, padre spirituale che mi ha permesso di fare dei passi in autonomia quando ho voluto iniziare a cercare di percorrere in autonomia dalla mia famiglia il cammino della vita, aiutato dalla sua supervisione. Allora, parliamo del 2002-2011, lo consideravo un fratello maggiore a cui chiedere le cose quando il padre è momentaneamente in viaggio. Per tanti anni, per parlargli, sono partito da casa a Roma e con il treno mi sono recato a Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Allora il servizio che padre Francesco mi ha reso mi ha aiutato tanto.

Emidio Alessandrini-
Penso a padre Emidio Alessandrini, francescano minore, (nato nel 1966 e morto nel 2021) che mi ha sempre illuminato, nel 2002 e poi nel 2017-2019, con le sue sintesi e i suoi colpi di insight e l'applicazione concreta della sapienza biblica e umana frutto di tantissimi approfondimenti ed esperienza di conoscenza di se stesso e degli altri. Un fratello maggiore. Un pedagogo.

Fabio Rosini-
Penso a don Fabio Rosini, prete della diocesi di Roma, nato nel 1961, per il quale ho svolto per anni il compito di sbobinatore personale, ruolo per il quale poi ho imparato, in Ungheria, durante il mio periodo Erasmus, anche a scrivere senza avere bisogno di guardare la tastiera. In lui ho sempre ritrovato la freschezza catechetica che avevo da sempre respirato a casa, in famiglia, da mio papà. Don Fabio, in un pomeriggio trascorso insieme nel 2012, mi ha detto che aveva sentito predicare papà e si ricordava delle sue catechesi.
L'ho sentito parlare per la prima volta nel 1998 nella parrocchia di Santa Angela Merici a Roma. Avevo 20 anni.  Poi, nel 2003, nella basilica di San Marco Evangelista a Roma dove ho iniziato il servizio di sbobinatore. 

Colgo l'occasione per dire che predicare, non è una cosa riservata a preti. Predicare è utilizzato qui come sinonimo di parlare di Gesù, di quello che ha fatto, detto, del significato che i suoi gesti e suoi insegnamenti hanno avuto allora e hanno oggi nelle nostre vite. Io credo che sia una delle cose più belle che si possano fare e soprattutto che sia un dono poterlo fare bene. 
Sentire da qualcuno parlare di Gesù, da qualcuno che lo fa bene, è qualcosa che cambia la vita di chi ascolta. Il mio altro pedagogo e maestro Francesco Rossi De Gasperis chiama questo servizio la diaconia della Parola.
Predicare bene non è qualcosa che si può ottenere con esercizio. E qualcosa che si ottiene solo seguendo Gesù, perché in sostanza si tratta di parlare di lui. Come si può parlare bene di qualcuno se non lo si frequenta?

Fabio Pieroni-
Penso a don Fabio Pieroni, prete della diocesi di Roma, che ho frequentato in un primo periodo dal 2005 al 2012 e poi, in seguito, dal 2015 e la nostra amicizia continua ad oggi. 
Anche in lui ho ritrovato, nel suo modo di predicare e di vivere la fede, qualcosa che in mio padre era presente strutturalmente.
La sensazione che la Parola fosse qualcosa di liberante, di efficace, di vivo, di vitale. Qualcosa capace di portare essenzialmente vita. Non legami, legacci, sensi di colpa, sensi di chiuso di stantio, di pesante.
A lui debbo la possibilità di vivere il suo ambiente parrocchiale, la frequenza della messa della domenica. Alcuni viaggi di formazione molto importanti: in Israele nel 2007, in Egitto Giordania Israele 2008, in Grecia 2009, in Spagna nel 2010. Sono legato a lui dall'affetto di un rapporto di affetto e di intima e profonda amicizia che è maturata grazie ad alcune fasi burrascose, pause di maturazione, cambiamenti e riavvicinamenti.
Anche lui è stato un pedagogo per me. Da lui ho imparato molte cose e la vicinanza con lui mi ha insegnato tanto e soprattutto fatto prendere contatto con una parte di me che non era venuta fuori prima. 
Anche don Fabio aveva conosciuto papà, negli anni 70-80, e lo aveva sentito commentare un salmo. don Fabio ha sempre ricordato che papà stava commentando il salmo 91 il versetto 11: "Tu mi doni la forza di un bufalo, mi cospargi di olio splendente". 

Per don Fabio Pieroni, don Fabio Rosini, per padre Francesco Piloni, devo dire che il rapporto che ho avuto con loro si è evoluto. Non è stato privo di allontanamenti, di revisione critica, di distacco completo e, in alcuni casi, di alcuni momenti di forte incomprensione. Questo tipo di andamento, per me, ha fatto parte del percorso di crescita, del diventare da figlio a fratello. Oggi queste persone le considero come fratelli maggiori, non padri, e sono loro profondamente grato.
In tempi e modi diversi, mi hanno accompagnato in fase decisive della mia vita. In alcune circostanze mi sono sentito ferito è vero, ma non mortalmente sebbene il dolore è arrivato, in altri momenti la loro azione mi ha seriamente salvato la vita. Mi hanno permesso di fare qualcosa di grande. Oggi li considero persone con le quali ho condiviso e continuo a condividere una parte del mio viaggio esistenziale, ma sapendo camminare ciascuno sulle proprie gambe dietro l'unico maestro. 

Francesco Rossi De Gasperis-
Penso a padre Francesco Rossi De Gasperis, padre gesuita, biblista, dell'Istituto Biblico, (nato nel 1926 e morto santamente a 26 febbraio 2024 a 97 anni e 76 anni di professione religiosa) e conosciuto da me nel 2008. La frequentazione con lui per me è stata fondamentale. Un uomo libero. Un uomo vivo. Un uomo di esperienza. Un uomo biblico. Da un certo punto di vista forse il più simile al mio papà. Anche se hanno delle storie molto diverse. Papà aveva molta stima per padre Francesco. Riflettendoci ora, papà mi ha accompagnato varie volte alla Gregoriana, dove papà si laureato in Teologia e ha continuato gli studi dopo la Laura, per ascoltare padre Francesco Rossi De Gasperis che mensilmente commentava la seconda lettera di Pietro. 
Papà è anche voluto andare personalmente alla presentazione di un libro di Padre Francesco avvenuta circa due tre anni fa. Se papà si spostava per ascoltare era certo che l'oratore fosse una persona di qualità assoluta. Papà non si muoveva per meno.
Ho sentito pronunciare da padre Francesco Rossi De Gasperis nella aule gremite dell'Università Gregoriana cose che in alcuni anni pensavo fossero impronunciabili se non da papà nella cucina di casa sua. Questo mi ha fatto capire quale è la portata liberante della Parola. 

Altre figure luminose: Andrea Lonardo, padre Giovanni Marini-
Altre persone che ho potuto frequentare di meno, ma verso i quali ho un debito di riconoscenza sono don Andrea Lonardo, prete della diocesi di Roma, che mi ha fatto vedere un altro modo di brillare della stessa luce. Padre Giovanni Marini, francescano minore, inventore del SOG insieme ad Emidio, che, una volta, ho raggiunto  in una masseria in Puglia in modo rocambolesco partendo da Assisi e  parlando con lui in un ovile. Era vestito da pastore in quell'occasione. Peccato non averlo fotografato.  

Silvestro Paluzzi e Nicolò Meldolesi-
Ci sono poi due figure importanti che devo menzionare: Silvestro e Niccolò, in ordine di apparizione nella mia vita. Il dott. Silvestro Paluzzi, psicologo psicoterapeuta e il dott. Nicolò Giulio Meldolesi, medico psichiatra psicoterapeuta. 
Ad oggi considero queste due persone gli strumenti attraverso cui ho potuto fare un percorso privilegiato di crescita interiore e che mi hanno aperto ad un mondo che io amo e a cui vorrei fare accedere altri che ne  hanno bisogno. La maturazione umana è un terreno che predispone alla vita spirituale.

Valerio Albisetti-
Vi è poi una figura importante che ho potuto conoscere tramite i libri che ha pubblicato. Questi libri sono stati importanti, a volte decisivi per me. Si tratta dello psicologo psicoterapeuta il dott. Valerio Albisetti. I suoi libri mi hanno accompagnato a partire dal 1998 quando, con una delusione affettiva e con la morte del mio più caro amico, la vita mi ha posto davanti al limite. 

Torniamo a mio padre, nella mia vita il primo dei numero due-
Torno a papà. Da padre saggio, ha lasciato che io iniziassi il mio cammino con lui e che lo proseguissi con lui, ma anche da solo o accompagnato da altri pedagoghi che io sceglievo. Questo non lo ha scalfito nell'orgoglio, o nella sua identità.
No. Ho ripensato spesso e mi sono chiesto se nelle fasi in cui mi sono allontanato un pò da lui per misurare se avevo le forze sufficienti per camminare da solo, questo è avvenuto dal 2003 al 2010, lui ne avesse sofferto. Credo proprio di no, ha continuato sempre a starmi vicino e io gli spiegavo che preferivo affrontare le sfide da solo, ma dopo le prove condividevo sempre con lui il piacere del superamento della sfida o il dispiacere della apparente momentanea sconfitta. 
Papà mi ha sempre permesso ampie possibilità di manovra sia in direzione centripeda che centrifuga rispetto a lui.
Anzi incoraggiava questi movimenti, mai ostacolando i ritorni e sempre incoraggiando le partenze. 
Un concetto che lui esplicitava in latino citando San Paolo: "Multa sperimentare, bona tenere". 
Mio padre mi raccontava che, da piccolo, amava imparare guardando lavorare in officina l'amato nonno geniale meccanico che si era sposato in seconde nozze. Pur di frequentarlo, sfidava il divieto di sua madre, forse oggi non immediatamente comprensibile, di andarlo a trovare. Papà conosceva bene il valore del frequentare gente che sa fare bene il proprio mestiere, di gente in gamba, che punta alla verità delle cose e che ti fa crescere rilanciando sempre più in alto, sempre oltre.
Questa d'altronde è stata la molla che lo ha spinto a lasciare la Torino del 1967 per venire a Roma dove sperava di potersi confrontare con un ambiente più internazionale e più frizzante dal punto di vista culturale perché rinnovato dal fermento portato dallo storico evento del Concilio Vaticano II. E così è stato. 

Ho continuato sempre a dialogare con lui. Il rapporto non si è mai interrotto. Il suo essere padre nella vita e nella fede è continuato sempre. 
Padre e maestro di vita. Vita intesa sia come vita concreta che spirituale. Per gli uomini biblici, come papà, le cose non sono separate, non esiste soluzione di continuità. Sono due aspetti della stessa realtà.
Mio papà ha continuato a vivere tutto quello che mi ha insegnato fino al momento in cui ha chiuso gli occhi per l'ultima volta sulla terra. La sua fede lo ha guidato fino al momento del grande passaggio come un stella luminosa seguendo la quale non si può sbagliare la rotta della vita e si arriva al porto sicuro anche nella notte più oscura, anche nella tempesta più ostile. 
Dopo la sua morte, in un momento preciso, mi è stata data la grazia di percepirlo vivo, vitale, felice e all'opera vicino a Gesù, insieme a lui. Il dono enorme, totalmente immeritato, non dovuto e non necessario, ma forse frutto della particolare misericordia del Signore verso la mia fragilità dopo averlo accompagnato come medico nel momento più difficile e forse frutto della stessa intercessione di papà, di percepirlo felice e all'opera insieme a lui nel mondo che ci aspetta, in attesa di un nuovo incontro. Percepirlo, insieme a Gesù, contento di me, del mio assetto di fronte alla vita, fiduciosi entrambi nei frutti del loro insegnamento nella mia vita. Ho ricevuto da Gesù e da papà la conferma di essere pronto ad affrontare questo ulteriore tratto di strada in attesa del prossimo incontro.  

Tutto questo oggi rende mio padre Mariuccio Paolo ai miei occhi il testimone più credibile dell'insegnamento che mi ha trasmesso prima con l'esempio e poi con le parole, ogni giorno della vita. 

Negli ultimi giorni, in un momento di colloquio affettuoso vero a cuore aperto, come ne abbiamo avuti sempre sin da quando ero piccolo, salutandoci e sapendo entrambi che il tempo che gli restava non era tanto, gli ho rivolto fra le tante altre parole che per fortuna ho registrato e che un giorno trascriverò,  anche questa frase cercando inutilmente di tenere a bada la commozione: "Papà, ora mi dovrò ricordare tutto quello che mi hai insegnato". Lui con semplicità, andando al centro del discorso, mi ha risposto: "André è semplice, è il vangelo. E' tutto lì". 

Un esperto alpinista della vita-
Mia zia Flavia in una telefonata, prima che papà morisse mi rivolgeva questa considerazione: "Andrea hai avuto un grande maestro che ti ha insegnato come vivere e che adesso ti sta insegnando come morire".
Oggi che papà è morto posso dire, senza timore di essere smentito dai fatti, che la frase di mia zia è stata vera. 
Come medico ho visto tante persone morire. Tante persone sono morte mentre me ne prendevo cura. Ho avuto per i ventiquattro anni in cui ho lavorato in ospedale, un contatto quotidiano con la morte. E ho familiarità con questo momento della vita. Dal punto di vista medico conosco l'argomento. Anche se viverlo con un padre è tutta un'altra storia. Tutto diverso. 
Papà, da bravo torinese amante delle montagne, ha affrontato con il suo meraviglioso piglio montanaro anche l'ultimo crinale, forse il più complicato della sua vita, prima di raggiungere la vetta più ambita. Una vetta non segnata sulle cartine, non visibile se non con gli occhi della fede e della speranza, dono del Signore. 
Questo passaggio mi ricorda molto quanto ha vissuto Walter Bonatti, il più grande alpinista degli anni 50 nella sua scalata solitaria sul pilastro sud-ovest del Petit Dru nel 1956 sul massiccio del Monte Bianco, quando ormai era persa ogni speranza di sopravvivenza davanti ad una parete insormontabile, dopo 5 giorni di arrampicata su verticalità assolute. Per non sprecare l'unica remota possibilità di salvezza si è dovuto lasciare nel vuoto avendo come unico aleatorio appiglio una corda sospesa sopra un precipizio di seicento metri e assicurata da un fortuito artistico incastro tra il gomitolo di nodi fatti per disperazione ad una estremità della corda lanciata con un pendolo in una fessura di rocce. Bonatti non sapeva se il tutto avrebbe sostenuto la forza del peso del corpo aggravata dal lancio e cosa avrebbe trovato qualora fosse riuscito a risalire la corda con la sola forza della braccia.

In punto di morte ho visto papà fidarsi e seguire, ancora una volta, il suo solo maestro. Lo ha seguito sin da piccolo senza mai lasciarlo e ha imparato da lui tutto ciò che serve nella vita: farsi secondo. Sul crinale  della passaggio tra vita e vita ha seguito il capocordata di sempre, l'amico provato in settantotto anni di avvincenti ed eroiche scalate. L'apritore di piste impossibili. Papà per l'ennesima volta si è fatto secondo del suo amato numero uno e si è fidato di lui.
Dal mio punto di osservazione, fino a dove ho potuto seguire la loro scalata ho visto che sono andati benissimo, poi hanno voltato dietro lo spigolo di roccia non accessibile al mio sguardo e allora con uno dolore profondo li ho dovuti lasciare; ciò che è accaduto dopo, nella parte oltre il crinale, non l'ho potuto vedere.
Però è accaduto qualcosa che non mi aspettavo e che mi ha fortificato nella speranza che non avevo quasi più. Poche settimane dopo la sua morte, in Terra Santa, in Israele, su un battello al centro del lago di Tiberiade, in un posto dove papà qualche settimana prima di morire in un modo strano mi aveva dato una sorta di appuntamento, ho avuto l'impressione che tutto sparisse intorno a me: il chiasso delle persone, la musica sul battello al centro del lago.  Li ho rivisti, come usciti dal cono d'ombra in cui erano entrati prima di superare l'ultimo crinale,  e ho ricevuto l'impagabile dono di percepirli realmente vivi e vitali. Papà era al fianco del suo amico e capocordata, come sempre in sua compagnia, entrambi pronti per nuove avventurose missioni.

Papà è stato padre nella mia vita e nella vita di tante persone. 
E' stato ed è il mio maestro, il più importante.
Lui mi ha insegnato come vivere e come morire. Come un uomo che vive da numero due, non da numero uno,  che sa di avere un Padre, il numero uno, che provvede sempre, in ogni momento della vita e anche e soprattutto in punto di morte quando sembra che la strada sia finita e che non ci sia modo di arrivare in vetta.
Questa è la sua particolarità e la sua ricchezza ed è anche la mia.
Questa è la ricchezza della nostra famiglia che è condivisa con tutte le persone che lo hanno conosciuto. 
Questa è la roccia che ci ha generato.  

2021, 12 giugno - Cadini del Brenton (Belluno) - Papà e mamma sono venuti a trovarmi nel periodo in cui lavoravo lì. Sono stati giorni meravigliosi sulle montagne, sospesi tra la terra e il cielo. Papà diceva di se stesso di essere come un albero con la testa in giù, un albero che aveva le radici in cielo.


Ciao papà, ci vedremo come mi hai spiegato quando tornerai insieme a Gesù per un nuovo incontro. Io intanto procedo come mi hai detto di fare e con lo stile che mi hai insegnato. 

Se vuoi e ti fa piacere, lasciami un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverai il tuo indirizzo email ti potrò anche rispondere. Se vuoi farlo privatamente puoi anche inviarlo alla mia email: andreapiola@yahoo.it

giovedì 21 luglio 2022

11/08/2012 - Mariuccio Paolo Piola - Estate a Roma

Papà con Francesco a casa di Sara e Marco. Papà ha sempre avuto una certa propensione per incoraggiare le cose un minimo pericolose

Papà con Francesco a casa di Sara e Marco. Mi accompagna fuori mentre vado alla macchina


Parte della restante truppa si riposa a casa dei nonni, in sala. Il divano è il punto di arrivo dell'aria del condizionatore per cui serve un lenzuolo per coprirsi. Irene è fuori dal campo dell'aria fredda, sulla sedia sdraio. 

domenica 17 luglio 2022

Un pellegrino che comincia da Gerusalemme - Servire Dio nella Chiesa

 Il problema per noi nasce quando ci mostriamo tanto sensibili a quanto si dici di bene o di male su di noi, quando ci sentiamo criticati. E' una fragilità psicologica con cui occorre fare i conti: appena ci si critica, ci sentiamo insicuri. Le critiche e i giudizi sfavorevoli possono essere delle occasioni buone per esaminarci, e debbono esserlo, perché spesso ci vengono dette cose molto opportune. Si tratta, però, di discernere e di dire: "Al servizio di chi sto io?", perché non si tratta di "servire la Chiesa". Noi siamo nella Chiesa per servire il Signore! La chiesa è serva degli uomini, così come il Figlio di Dio si è fatto servo per servire, non per essere servito.  Dobbiamo servire Dio nella Chiesa, non fuori o contro la Chiesa. Proprio questo sembra il dono di Ignazio.

Fonte:  Francesco Rossi De Gasperis, Un pellegrino che "comincia da Gerusalemme", Esercizi spirituali sull'Autobiografia di Ignazio di Loyola con riferimenti al Cammino dell'uomo di Martin Buber,  Figlie di San Paolo, 2015 Milano, Pagina 209


Se volete e vi fa piacere, lasciatemi un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverete il vostro indirizzo email vi potrò anche rispondere. 

Diario - 15 luglio 2022 - Matrimonio di Luca e Valentina

Luca e Valentina all'uscita della cerimonia svoltasi nella Chiesa di Nostra Signora di Valme a Roma

Come nelle migliori tradizioni: ieri ho girato ore di video al matrimonio di Luca e Valentina e mi rendo conto stamattina che forse non ci siamo fatti nemmeno una foto insieme. Vedere Luca con il cuore traboccante di gioia è stato commovente. Al tavolo con gli sposi ho conosciuto una coppia di ragazzi speciali la cui storia di fidanzati mi ha lasciato pieno di stupore e meraviglia perché pazzesca, ricca di incredibili colpi di scena straordinariamente luminosi. Si capisce quanto Qualcuno ha voluto farli incontrare una prima volta in un fidanzamento che non ha funzionato. Poi dopo dieci anni si sono rincontrati una seconda volta completamente trasformati dopo un percorso di conversione e trasformazione di vita che ognuno ha fatto per conto suo all'insaputa dell'altro in anni in cui non si sono frequentati. Si sposeranno durante il viaggio di nozze di Luca e Valentina che faranno loro da testimoni a Nazareth nella chiesa di San Giuseppe che conosco benissimo e dove c'è un affresco che mi ha lasciato senza parole nel mio ultimo viaggio. Ad ascoltarli viene da fidarsi nella Provvidenza che opera per il bene di ciascuno di noi. Una storia da brividi profondamente intrisa di umanità.

Se volete e vi fa piacere, lasciatemi un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverete il vostro indirizzo email vi potrò anche rispondere. 

sabato 16 luglio 2022

Francesco Rossi De Gasperis - 15/07/2022 - Prima intervista

Ieri 15 luglio 2022 la registrazione della mia prima intervista a padre Francesco Rossi de Gasperis. Dal 1944 al 1968 circa, le scelte, le considerazioni, le sintesi maturate... la vita in Giappone, la delusione, la scoperta di un certo modo privo di sostanza di vivere la fede sebbene già nella Compagnia di Gesù, il rifiuto di ciò che appare e basta, l'apertura di una strada di scoperta della Bibbia nel 1968 alla Sapienza, negli stessi anni della contestazione, i primi viaggi in Terra Santa con gli studenti della Sapienza e dell'Istituto Biblico di Roma. I compagni di viaggio, l'aiuto di alcune persone. Ascoltare questi racconti è molto interessante... speriamo che Dio gli dia forza e lucidità per poter continuare a fare ancora il "cantastorie" di altre vicende della sua vita.

Padre Francesco Rossi De Gasperis durante l'intervista

Preghiamo perché senza stancare padre Francesco si possa continuare in questo progetto finché il Signore vuole e permette. 

Grazie per l'aiuto e i consigli tecnici Daniela Genta, Carmine Misterpixel, Giovanni Scifoni, Davide Vaccari

Se volete e vi fa piacere, lasciatemi un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverete il vostro indirizzo email vi potrò anche rispondere. 

Mariuccio Paolo Piola - 22 luglio 2012 - Una giornata nuvolosa a Martinsicuro

Oggi sono tre mesi dalla morte di mio padre. E' sempre con me e con noi in ogni momento. Mi sono ripromesso di non pubblicare troppe foto. Oggi pubblico, portate pazienza, questa foto che è esattamente di 10 anni fa, giorno più giorno meno, in Abruzzo dove papà e mamma a luglio stavano con i miei nipoti. 
Il titolo che ho dato alla cartella in cui tengo le foto, giornata nuvolosa a Martinsicuro, mi ha aiutato a ricordare che era nuvoloso e non siamo potuti andare al mare, per questo papà avrà voluto acquistare i giornali per poter leggerli nel giardino di casa. 
Una passeggiata insieme a Chiara e Sofia sul lungo mare. 

Sul lungomare

Leggendo il giornale vicino ai nipoti

Papà con Sara e Francesco in un momento di coccole

Mentre fuori ha incominciato a diliviare, dentro si gioca per passare il tempo, mentre papà e mamma sbucciano i fagiolini per il pranzo

Oggi ricordo papà con dei suoi tratti essenziali: la vitalità e l'operosità geniale. 

Lo ricordo portando avanti i progetti di questi giorni, l'intervista a padre Francesco che lui stimava moltissimo, oggi inventandomi videomaker (che non so fare) al matrimonio di Luca e Valentina come loro mi hanno chiesto dando il meglio, e festeggiando ieri il compleanno della nipotina a sinistra che nel frattempo è cresciuta, come le altre assorbendo le qualità di un nonno speciale. 

Se volete e vi fa piacere, lasciatemi un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverete il vostro indirizzo email vi potrò anche rispondere. 

giovedì 14 luglio 2022

Diario - 13 luglio 2022 - Andare a trovare persona con gamba rotta

Una persona a cui mi lega un rapporto di amicizia, anche se ci vediamo forse, se va bene, una volta l'anno, si è rotta una gamba. In questo periodo questa persona vive da sola. Aveva bisogno di alcuni farmaci, ma cammina a stento e non riesce a guidare per cui non è nella possibilità di andare in farmacia. Abita un pò lontano da tutti e io pur abitando lontano da lei sono forse il più vicino. Sono andato in farmacia, ho acquistato i farmaci e glieli ho portati. Mi ha offerto un tea e cioccolata. Siamo stati a parlare di amicizia, relazioni, scambiarci opinioni. Il tempo è passato rapido. Siamo stati entrambi bene. Ne parlo su Fb perché la vita concreta offre tante possibilità di fare cose che fanno stare bene e a volte me lo (forse ce lo) scordo.


Se volete e vi fa piacere, lasciatemi un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverete il vostro indirizzo email vi potrò anche rispondere. 

martedì 12 luglio 2022

Diario - 30/06/2022 - Stalla a Passo San Pellegrino

2022, 30 giugno - Passo San Pellegrino - Moena (TN)

Stalla presso Passo San Pellegrino, Moena (TN)

Ho imparato che:
- il cane dei pastori lecca il latte che in alcune mucche fluisce autonomamente in abbondanza dalle mammelle come da una fontanella. Il cane beve e lecca per terra, ma sta attento perché la mucca ogni tanto scalcia.
- che le deiezioni delle mucche (pipì e popò) cadono tra le grate per terra e poi raccolte servono per concimare i campi dove vengono disseminte.
- che per fare spostare le mucche i pastori storcono la coda delle mucche, come se fosse un joistik che fa spostare le mucche e danno dei piccoli colpi sulla caviglia che vogliono che la mucca sposti.
- che è poco igienico accarezzare il cane pastore delle mucche perché è sporco di cacca e pipì di mucca.
- che una stalla come questa è un posto meraviglioso, con un tetto in legno che io guarderei per ore.
- Che i tetti sono pieni di ragnatele.
- che i pastori sono rimasti stupiti del mio interesse per il loro lavoro
- che alcune mucche non hanno piacere che si applichi loro la macchina che automaticamente le munge

Se volete e vi fa piacere, lasciatemi un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverete il vostro indirizzo email vi potrò anche rispondere. 

venerdì 8 luglio 2022

Diario - 27 giugno 2022 - Guarda in cielo

2022, 27 giugno - Passo Rolle

Il cielo stellato nei dintorni di Passo Rolle

Ho avuto, lo ammetto, una botta di c.... fortuna. Nella vita serve. Ma ho avuto anche la caparbietà di insistere fino in fondo. Ho voluto a tutti i costi portare il treppiedi e ho camminato al buio per un bel pò con questo attrezzo anche un pò pesante che sembrava del tutto inutile. Invece alla fine è servito.
Ancora una volta è stato vero che è importante sempre credere alle proprie intuizioni.

Per quanto riguarda la parola sotto, ho visto tante persone in cui si è realizzata questa promessa. In un modo o nell'altro. Perché i modi e le vie sono tanti e diversi. Propri di ciascuno. E spero che questa parola si realizzi in tutte le persone che conosco e anche in me.

Genesi 15, 3-7
"Soggiunse Abram: «Ecco a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». Ed ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. E gli disse: «Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese».

Se volete e vi fa piacere, lasciatemi un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverete il vostro indirizzo email vi potrò anche rispondere. 

giovedì 7 luglio 2022

Diario - 5 luglio 2022 - E' partito il pomeriggio mistico...

 Mi rendo conto che ciclicamente mi trovo a vivere delle giornate di riconciliazione con la mia vita. Accadono quando la corda è stata tesa per giorni. Improvvisamente ci si accorge che tirare la corda più di quanto in realtà lo sia non è possibile.

Me ne rendo conto in vari modi. Ormai li conosco. 

Per cui inizio una specie di rito che vivo ormai da anni e che mi aiuta. E se ci rifletto bene mi aiuta tanto. La prima cosa che faccio è andare a San Giovanni in Laterano. Chi non è di Roma forse non sà che è la basilica per eccellenza a Roma. Ci si trova sempre un confessore dell'ordine dei francescani minori disposto a confessarti.

E così mi metto in fila, appoggiato ad una delle enormi colonne della basilica aspettando il mio turno, mentre il confessore, di solito vado da un padre che mi conosce, o sfoglia uno dei numerosi libri che porta con sé dentro il confessionale, o confessa la persona che mi ha preceduto.

Non mi piace farmi vedere dal padre francescano per fargli capire che aspetto che lui termini di confessare. Mi metto lì e aspetto. Anche se spesso la persona che si confessa è indotta a parlare di tutt'altro dallo stesso padre francescano. Lo so che fa così. Lo fa anche con me. E siccome mi fa tanto bene quando lo fa, permettendo che la confessione diventi una chiacchierata, sono contento che lo faccia anche con le altre persone che sono davanti a me nella fila del confessionale. 

Fila al confessionale dentro la Basilica di San Giovanni

Io aspetto fino a che padre...(lo chiamerò Giuseppe, ma non si chiama così), Giuseppe, mi chiama. Mi fa avvicinare. "Andrea, tu sei il medico? Come stai?" e così iniziamo a chiacchierare. Dopo un pochino mi fa: "Allora ti confessi?". Si. Mi faccio il segno della croce e provo a dire in sintesi, proprio due tre parole, quelli che ritengo siano i miei peccati. Padre Giuseppe, non mi fa finire..."No, ma vedi queste cose ce le ha anche il Papa, io e quindi anche te, non sono questi i peccati seri. I peccati seri sono quando uno è rancoroso, porta rancore, quando non fa il suo dovere, quando ruba... Se uno sta con il Signore certamente può sbagliare, ma il Signore guarda anche la disposizione di animo, se stai con lui, se imposti la tua vita in modo tale che stai con lui, poi per il resto questi sono cose così che capitano..."
La cosa bella di padre che chiamo Giuseppe è che è tranquillo, profondamente umano.
Ha sempre tra le mani un libricino dell'ufficio delle letture che alla fine della confessione ti porge perché tu lo apra al caso e lui tira fuori una parola che ti accompagni per la tua vita fino al prossimo incontro.
Il libricino che ti porge è pieno di segnalibri, di fogli che lui ha appiccicato tramite attaches, sottolineato con vari colori. 
Allora metto il dito e scelgo una pagina verso la fine.
Lui legge il titolo della pagina che ho aperto. 
Siccome è importante me la appunto sulle note del cellulare.
La volta precedente mi era capitata Colossesi 1, 23.
Padre Giuseppe una volta che avevo deciso la pagina, aveva aperto il libricino e l'aveva letta.
Diceva: 
..."purché restiate fondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunziato ad ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato ministro."

 Anche stavolta apre e mi capita 1 Corinzi 9, 26-27
"Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l'aria, anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato."

Le parole sono serie e hanno una relazione con quello che sto vivendo in questo periodo. Padre Giuseppe è rassicurante. Sento che sta dalla mia parte. Che lavora per me, per il mio bene. E' uno spettatore che assiste alla partita della mia vita e che tifa per me. Come non essere grato di questo incontro e di questo aiuto che ho appena ricevuto.
Mi sento bene. Mi sento molto meglio. Sento che si può ricominciare con forza e speranza.
Il tempo di fare qualche foto.
Mi fermo sui gradini esterni alla basilica e faccio una preghiera come mi ha chiesto padre Giuseppe. Una cosa semplice e rapida. Un pensiero.
Piano piano riprendo il cammino e arrivo a Via Tasso.
Il tempo di notare che qualcuno ha voluto che anche la cabina elettrica restituisse il volto di Gesù nello stile che spesso si usa per Che Guevara. 

Gesù a Via Tasso, che esce dalla cabina dell'elettricità
Una foto a Gesù elettricista a Via Tasso e chiamo Luigi. Il mio amico. Luigi Zucaro.
Non mi risponde. Dopo un pò mi arriva un messaggio: "Sto per iniziare la messa non posso rispondere". Sono le 18:55.
Mi ricordo che Luigi, il mio caro amico Luigi, che fra l'altro è prete, quindi che il mio amico don Luigi alle 19:00 inizia a celebrare la messa per l'anno dalla morte del papà. E' nella chiesa dei Santi Quattro Coronati, a un passo da dove sto io. Mi ero scordato di tutto questo.
Gli rispondo: "Tranquillo ci sentiamo dopo, sto venendo anche io".
E così mi incammino nel caldo di Roma e arrivo in dieci minuti ai Santi Quattro. 

L'entrata del monastero dei Santi Quattro

Da lontano, con la porta aperta della chiesa, vedo che sta già dietro all'altare.
Entro e mi siedo sull'ultima panca a sinistra. La mia preferita. 

La celebrazione della messa ai Santi Quattro. 

Sono contento di essere presente alla messa per il padre di Luigi. Mi ero scordato, ma poi il Signore riaggiusta le cose. Seguo la messa. Per il primo quarto d'ora sono madido di sudore. 
Alla fine della messa aspetto che Luigi esca. Intanto iniziano i Vespri. 
Alla fine Luigi e la mamma escono dal chiostro dove suor Fulvia li aveva invitati per salutarli.
Esco con loro e li saluto.
Luigi mi ringrazia perché sono andato. Saluto la mamma. Una signora di novantanni veramente ben portati con la classe di una professoressa delle medie e la fierezza di una pugliese a Roma. 
Rientro per finire i vespri.
Alla fine saluto suor Annalisa e suor Giuliana. Mi chiedono come sto. Suor Giuliana è la prima volta che mi incontra dopo la morte di papà.
Do loro i ricordini di papà. Li guardano attentamente con un sorriso dolce.
Suor Giuliana mi accompagna alla porta della chiesa che deve chiudere.
"Me lo ricordo bene il tuo papà dal 1986, perché da quando sono entrato lui veniva spesso qui. Veniva a portare le classi di ragazzi (papà insegnava religione nel liceo Newton che è poco distante dai Santi Quattro). Era molto attento e premuroso con i ragazzi e si vedeva che voleva generarli alla fede. Ci teneva tantissimo. Era un uomo retto. Mi ricordo che nel 2008 tu (rivolgendosi a me) eri in Israele con Pieroni e noi avvisammo Pieroni che era morta suo Annamaria. Tu lo dicesti a tuo padre e tuo padre venne qui per la messa dicendo che era stato avvisato da te. Era molto legato a suon Annamaria e spesso si incontravano nel parlatorio per colloqui e scambi. Nel 1990 ci fece pregare tanto perché ci spiegava che andava in Israele a prendere la veste bianca. E poi più recentemente, nel 2000 veniva a chiedere di pregare per i figli di tua sorella, per i nipoti, quando tua sorella aspettava. Me lo ricordo con tanto amore e con tanta dolcezza. Salutaci tua mamma e tua sorella". 
Ho parlato un pò con suor Giuliana. 
Le ho raccontato alcune cose di papà. E di come dopo il 1990, quando poi insieme a mamma non andarono più in comunità papà ricordasse sempre di aver vissuto quel periodo ispirandosi ad Abramo. Al padre nella fede di tutti noi. All'uomo che visitato a Mamre da tre angeli credette, seppur ridendo, alle loro parole. Papà mi ricordava nel mese prima di morire che aveva sentito, una volta terminata la frequentazione del Cammino Neocatecumenale, che Dio lo stava chiamando a fare come Abramo: uscire dalla sua terra e andare nel luogo che Dio gli avrebbe indicato. E che questa parola era stata al suo fianco in tutti i momenti più critici di quella fase della sua vita. 

E così, con il cuore colmo di gratitudine per tutte le cose belle vissute, me ne torno a casa. 
Questi pomeriggi da "delirante mistico" hanno un grande potere terapeutico. 

Se volete e vi fa piacere, lasciatemi un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverete il vostro indirizzo email vi potrò anche rispondere. 

Diario - 07/07/2022 -

 Dei mesi e dei giorni e delle ore che vanno dal 12 novembre 2021 al 16 aprile 2022 e dei giorni successivi, quelli del funerale, vorrei scrivere più approfonditamente. Sono i giorni che vanno dal primo sintomo della malattia di mio padre e che comprendono i due interventi cardiochirurgici in urgenza, i due ictus, i due ricoveri, l'inizio della chemioterapia, il tentativo delle visite al San Camillo e la decisione di non partire per Aviano e arrivano fino ai giorni in cui abbiamo portato papà a casa certi della impossibilità di guarire e prendendoci cura di lui. Poi c'è l'ultima settimana, e gli ultimi giorni e le ultime ore. Poi i giorni successivi. Il funerale. E alcuni eventi che abbiamo vissuto, dopo la morte. Per fortuna eventi luminosi che ci hanno confermato nella speranza che papà è vivo e che lavora per noi e per gli altri insieme al Signore. Che vive un'altra vita, diversa da quella che abbiamo vissuto insieme. 

Mentre vivevo quei giorni preziosi e unici, come ho imparato a fare da anni, ho registrato il diario degli eventi, sia medici, sia il diario personale e in questo caso familiare. Ho fatto video. Sono stato accanto a papà come meglio ho potuto in qualità di figlio e di medico. Ho condiviso con mia madre Francesca e mia sorella Sara e la sua famiglia questi giorni particolari.

Al momento, a quasi tre mesi dalla morte di papà, tornare ai giorni che hanno preceduto la morte mi provoca dolore. Non riesco. Mi intristisco troppo. E non riesco a scriverne. Ho capito che per il momento è bene tenermi lontano dal ricordo di alcune cose viste e vissute. Sono tutte cose registrate nella mia memoria. Immagini fotografate, riprese dal telefonico che avevo appositamente acquistato per avere la sicurezza di poter registrare le cose che ritenevo importanti. E' così è stato. Come spinto dalla paura di perdere una frase, un commento, un immagine ho cercato di registrare tutto. Oltre che di vivere con papà ogni momento. 

Non riesco a scrivere e a pensare troppo agli ultimi giorni. Al tempo stesso non vorrei che si perdesse memoria di quel tempo. Non vorrei che io stesso dimenticassi cosa è accaduto. Si ho scritto un diario, ma bisognerebbe tornarci subito a vedere di riaggiustare le cose, scrivere in bella qualcosa appuntato di fretta, magari somministrando farmaci, stando attenti a tutto quello di cui papà in quel momento aveva bisogno. 

Cerco di spiegare il paradosso che vivo. Da una parte ho bisogno di prendere una distanza emotiva da quegli eventi. Questa distanza mi permette di ritornare a quei giorni per ricordarli, per poterli scrivere e registrare. Ma al tempo stesso la distanza emotiva di cui ho bisogno da una parte, dall'altra ho l'impressione che faciliti il dimenticare.

Sono convinto che in quei mesi preziosi sia contenuto il segreto della vita, il racconto del senso nascosto delle cose. Che vi sia molta sapienza da apprendere e anche sofferenza da elaborare per estrarne senso, vita, discernimento. 

Aspetto che arrivi questa distanza, desideroso di scrivere cosa è avvenuto in quei giorni, perché non se ne perda la memoria e il racconto. Desideroso di elaborare il dolore e il lutto per trarne saggezza.

Se volete e vi fa piacere, lasciatemi un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedete sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverete il vostro indirizzo email vi potrò anche rispondere. 

Cronache 22 - Davide saluta e incoraggia suo figlio Salomone

Cronache 22

"Ora, figlio mio, il Signore sia con te perché tu riesca a costruire un tempio al Signore tuo Dio, come ti ha promesso. Ebbene, il Signore ti conceda senno e intelligenza, ti costituisca re di Israele per osservare la legge del Signore tuo Dio. Certo riuscirai, se cercherai di praticare gli statuti e i decreti che il Signore ha prescritti a Mosè per Israele. Sii forte, coraggio; non temere e non abbatterti. Ecco, anche in mezzo alle angosce, ho preparato per il tempio centomila talenti d’oro, un milione di talenti d’argento, bronzo e ferro in quantità incalcolabile. Inoltre ho preparato legname e pietre; tu ve ne aggiungerai ancora. Ti assisteranno molti operai, scalpellini e lavoratori della pietra e del legno e tecnici di ogni sorta per qualsiasi lavoro. L’oro, l’argento, il bronzo e il ferro non si calcolano; su, mettiti al lavoro e il Signore ti assista». Davide comandò a tutti i capi d’Israele di aiutare Salomone suo figlio. Disse: «Il Signore vostro Dio non è forse con voi e non vi ha concesso tranquillità all’intorno? Difatti ha già messo nelle mie mani gli abitanti della regione; il paese si è assoggettato davanti al Signore e davanti al suo popolo. Ora perciò dedicatevi con tutto il cuore e con tutta l’anima alla ricerca del Signore vostro Dio. Su, costruite il santuario del Signore vostro Dio, per introdurre l’arca dell’alleanza del Signore e gli oggetti consacrati a Dio nel tempio che sarà eretto al nome del Signore»".

Capire bene cosa ha detto questo testo
Davide, ormai re di Israele, alla fine della sua vita, prossimo alla morte, saluta Salomone e gli affida il compito di costruire il tempio al Signore. 
Gli augura che il Signore sia con lui affinché riesca nella sua missione.
Chiede al Signore senno ed intelligenza per il figlio Salomone.
Davide afferma che il buon risultato dell'impresa sarà raggiunto se Salomone seguirà e praticherà quello che il Signore ha prescritto a Mosé per il popolo di Israele. Cioè se seguirà la via che il Dio ha indicato al popolo che si è scelto. 
Servirà essere forti. Servirà avere coraggio.
Servirà non temere. Servirà non abbattersi. 
E Davide invita il figlio ad avere questo assetto esistenziale. 
Davide, nonostante la sua vita difficile, ha comunque lavorato perché Salomone avesse di che costruire il tempio. Gli ha fornito i materiali, talenti di oro e di argento, ferro e bronzo. Legname e pietre. 
Ha preparato una squadra di operai, scalpellini, lavoratori della pietra e del legno, tecnici di ogni sorta per qualsiasi lavoro.
Salomone potrà contare su tutta questa eredità di beni e sulla capacità di tutte queste persone che sono al suo servizio per costruire il tempio. 
Davide invita Salomone a mettersi al lavoro e chiede per lui che il Signore l'assista. 
Inoltre si rivolge a tutti i capi di Israele perché aiutino Salomone.
Dice loro che Dio ha loro concesso tranquillità nei rapporti con i nemici, quindi un periodo di pace, e per questo ora possono dedicarsi alla ricerca del Signore. 

Cosa è la costruzione del tempio?
Per me è una vita cristiana. Una vita buona. Una vita in cui si indica a se stessi e agli altri la meta: vivere nella luce. Vivere come ci ha insegnato Gesù. Essere figli della luce e del giorno. Essere il sale della terra e la luce del mondo. Vivere come i santi. Liberi dai legami con questo mondo. Essere contenti. Gioire del dono della vita. E arrivare alla fine della vita avendo vissuto da pellegrini.
Aver fatto fruttare i talenti che il Signore ci ha dato per lui, per gli altri, per noi.
Essere stati uomini del nuovo testamento.
Avere vissuto la vita alla luce della Resurrezione del Signore. 
Essere stati uomini delle beatitudini.
Diventare se stessi, quello per cui siamo stati creati, aver realizzato pienamente il nostro potenziale. 



Tratto da Ufficio delle Letture: 07/07/2022. Per fonte clicca qui

Se volete lasciatemi un commento sotto il post. Spesso è un aiuto ricevere un feedback. 
Se scriverete il vostro indirizzo email vi potrò anche rispondere. 

domenica 3 luglio 2022

Francesco Rossi De Gasperis - 24 giugno 2022 - Una visita

2022, 24 giugno - Diario

Prima di allontanarmi da Roma, sono andato a trovare Francesco Rossi De Gasperis. Fra i miei maestri viventi, sicuramente il più longevo. E' un ragazzo di quasi 96 anni (è nato il 6 ottobre del 1926). L'ho aiutato a sistemare la rubrica del telefono che non funzionava e ho proposto di telefonare a qualcuno dei suoi, che sono diventati in parte anche miei, amici più stretti. All'inizio non li voleva disturbare e questo mi ha fatto pensare, quasi ferito.
Poi si è convinto. 
Padre Francesco sentendo i suoi amici si è ri-acceso ed è stato molto contento.
Anche per me è una grande gioia otre che un onore essere un suo frequentatore. 
Da quando lo frequento, circa dieci anni, hanno pubblicato cinque o sei libri di cui è autore.
Questi libri sono il frutto di una vita di studio, preghiera, insegnamento, condivisione, intuizioni. 
Parla il francese, lo spagnolo, il tedesco, l'inglese, l'ebraico correntemente e capisce qualcosa di arabo. Conosce molti degli ideogrammi giapponesi perché ha vissuto molti anni in Giappone. Poi è rientrato in Italia perché lì non riusciva più a prendere sonno.
A questo punto della sua vita è stato scelto ed inviato a Gerusalemme dove ha vissuto quaranta anni facendo la spola con Roma ogni sei mesi.
Conosce tutta la Terra Santa che ha percorso più volte a piedi, alla scuola di Jaques Fontaine (clicca qui per un articolo su Jaques Fontaine), un domenicano che si è inventato la Bible sul le terrain (Clicca qui per il sito di BST: ovvero Bibble sur terrain). Ha imparato da lui e ha iniziato a portare tante persone per un mese in Terra Santa a piedi, spesso in tenda. Facendo vivere alle persone un'esperienza pazzesca di conoscenza della Bibbia nei posti dove le cose scritte sono avvenute. 
Inutile dire che legge il vangelo in latino e greco. 
Ma tutto questo di per sé non conterebbe.
Il fatto è che è un uomo eccezionale.
Un uomo biblico. Un uomo saggio. 
Conosco persone più giovani anagraficamente che però sono vecchie dentro. 
Lui per me è giovane.
Ha sofferto la solitudine per il Covid non potendo ricevere più le cinque sei visite al giorno che riceveva prima. E' rimasto isolato per due anni. Con difficoltà ad udire e a vedere. 
Forse per un anno non ha ricevuto visite esterne. 
E' sopravvissuto pure a questo.
Mi ha aiutato tantissimo. E con me tante altre persone che gli sono riconoscenti.
Abbiamo parlato del pellegrinaggio in Israele che farò insieme a don Luigi Zucaro. Per la seconda volta portiamo insieme lui come prete io come accompagnatore un gruppo di dipendenti dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Abbiamo citato il suo libro: "Un pellegrino che "comincia da Gerusalemme"" Figlie di San Paolo, 2015, Cinisello Balsamo, Milano.
"Perché comincia da Gerusalemme?" gli ho chiesto.
"Un pellegrinaggio è una memoria di un evento che è storico. E la storia comincia dove ha cominciato Dio. Non può cominciare cominciare che da Gerusalemme" mi ha risposto. 
"Uno potrebbe dire da Betlemme?" ho chiesto.
"Ma sai da Gerusalemme non vuol dire solo dalla città storica, ma proprio da Israele. Gerusalemme è Israele in fondo. Quindi comprende anche Betlemme certamente. Comprende anche Nazaret diciamo"
"Comprende anche il lago di Tiberiade!"
con un gesto onnicomprensivo padre Francesco ha aggiunto "Insomma tutta la Terra Santa!"
Dopo sono seguiti trenta secondi di silenzio. 
Quando arrivano questi momenti io li conto e cerco di stare zitto perché di solito finiti questi padre Francesco aggiunge sempre una delle sue sintesi che ti inchiodano. 
Infatti ha aggiunto: "Perché il nostro Dio ha scelto di agire nella storia e allora bisogna andare a vedere da dove ha cominciato. Infatti noi diciamo: credo in Dio Padre Onnipotente e in Gesù Cristo, suo figlio. Ci aggiungiamo la storia"
Io: "l'incarnazione. E anche prima di Gesù Cristo il fatto che Dio ha scelto Israele?".
Lui: "Abramo!"
Io: "E sant Ignazio aveva intuito questo prima di spostarsi a Gerusalemme?"
Padre Francesco annuisce. E' stanco. E' estate e nella sua stanza, nonostante il condizionatore acceso, fa molto caldo. Guarda in basso, pensa e tace.
Cerco di stare in silenzio anche io. 
 
Io con Francesco Rossi De Gasperis

Se vuoi e ti fa piacere, lascia un commento sotto il post. Basta cliccare sulla scritta Posta un commento che vedi sotto. 
Per me è un aiuto e uno stimolo ricevere un commento di ritorno. 
Se scriverai il tuo indirizzo email ti potrò anche rispondere. Se vuoi lasciare un commento privatamente puoi scrivere alla mia email: andreapiola@yahoo.it

IL CAMMINO DELL'UOMO

IL CAMMINO DELL'UOMO
Marcia francescana 25 luglio - 4 agosto 2003